L'analisi

Capital Group: nessun problema per i mercati anche senza alcun taglio dei tassi Fed

Per gli investitori disposti ad adottare una prospettiva di lungo termine potrebbe essere un momento eccellente per investire sia in titoli azionari che in quelli obbligazionari orientati al credito

di Leo Campagna 6 Giugno 2024 17:05

financialounge -  Capital Group Darrell Spence Federal Reserve mercati politica monetaria
Quest’anno con ogni probabilità, nonostante la BCE abbia deciso di ridurre di 25 punti base i tassi, non ci dovrebbe essere alcun taglio dei tassi da parte della Federal Reserve statunitense. Ne è convinto Darrell Spence, Economista di Capital Group, secondo il quale, tuttavia, i mercati non ne dovrebbero risentire. “L'assenza di un taglio dei tassi quest'anno potrebbe essere giustificata da un'economia statunitense in salute e ricordarci che la storia suggerisce che potrebbe essere un momento eccellente per investire sia in titoli azionari che in quelli obbligazionari orientati al credito per gli investitori disposti ad adottare una prospettiva di lungo termine” spiega il manager.

TRE BUONI MOTIVI PER NON TAGLIARE I TASSI FED


Secondo Spence ci sono tre buoni motivi per mantenere al livello attuale il tasso dei fondi federali per tutto il 2024: l'economia statunitense è in grado di gestire la situazione, i progressi sull'inflazione sono in stallo e lo statu quo va bene ai mercati finanziari. “Nonostante il forte aumento del tasso dei Fed funds l'economia statunitense continua a crescere a un ritmo sostenuto. Il Fondo monetario internazionale (FMI) ha rivisto al rialzo le previsioni di crescita economica degli Stati Uniti al 2,7% su base annua, rispetto allo 0,8% per l'Europa e allo 0,9% per il Giappone” riferisce il manager di Capital Group. Una dinamica sostenuta dalla continua spesa dei consumatori americani, dal solido mercato del lavoro e dalle aziende che investono in catene di approvvigionamento di nuova diversificazione nell'era post-pandemia.

INFLAZIONE PERSISTENTE


Per quanto riguarda invece l’inflazione, è vero che è scesa rispetto ai massimi raggiunti a giugno 2022, ma resta nettamente al di sopra dell'obiettivo del 2% fissato dalla Fed. “Ritengo che ci vorrà più tempo di quanto si aspettassero i funzionari della Fed. Gran parte del recente calo del carovita è stato registrato nell’ambito dei beni di consumo, al ritmo più rapido in quasi 20 anni. Non credo che questo sia sostenibile, soprattutto perché il dollaro statunitense non si sta più rafforzando come osservato lo scorso anno” sottolinea Spence.

AI MERCATI FINANZIARI VA BENE LO STATUS QUO


Guardando agli ultimi 30 anni, azioni e obbligazioni hanno generalmente registrato buoni risultati nei periodi successivi alle campagne di aumento dei tassi da parte della Fed. Infatti, dal 1994, entrambe le classi di attivi erano notevolmente aumentate un anno dopo la fine di un ciclo di inasprimento della Fed, ad eccezione dei titoli statunitensi compresi tra maggio 2000 e maggio 2002, un periodo contrassegnato dalla bolla delle dot-com.

RENDIMENTI OBBLIGAZIONARI SUI LIVELLI PIÙ ELEVATI DEGLI ULTIMI 15 ANNI


“I mercati azionari statunitensi e internazionali hanno raggiunto più volte livelli record nel primo trimestre del 2024 dimostrando come, nel loro complesso, non siano eccessivamente preoccupati che la fase rialzista iniziata nel 2023 possa essere arrestata da un aumento dei tassi d'interesse” argomenta il manager. Nel reddito fisso, le variazioni delle aspettative sui tassi hanno frenato gli investimenti obbligazionari più sensibili ai tassi d'interesse, ma nei segmenti  guidati dall'andamento del credito il trend è stato favorevole, alla luce di utili e crescita economica che hanno sorpreso al rialzo. Il tutto senza dimenticare che gli investitori obbligazionari beneficiano di rendimenti sui livelli più elevati degli ultimi 15 anni.

TREND GUIDATO DAGLI UTILI SOCIETARI E DALLA CRESCITA ECONOMICA


“Come osservato nel 2022, i mercati possono reagire violentemente all'inizio di una campagna di aumento dei tassi con crolli di prezzo sia per le azioni che per le obbligazioni. Tuttavia, una volta raggiunto un nuovo livello di stabilità, a condizione che si trovi entro un range ragionevole, la loro traiettoria di crescita a lungo termine tende spesso a riprendersi, risultando più influenzata dagli utili societari e dalla crescita economica che dalla politica monetaria” conclude l’Economista di Capital Group.

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