L'analisi

I deficit pubblici possono avere un costo a lungo termine, ecco la mappa globale

Gli esperti di AllianceBernstein fanno il punto sulla situazione dei conti pubblici nelle varie economie, dagli USA ai Paesi Emergenti passando per l’Europa, dove unaa disciplina fiscale flessibile è la “nuova normalità”

di Virgilio Chelli 23 Maggio 2024 18:30

financialounge -  AllianceBernstein debito pubblico economia Eric Winograd
Negli ultimi tempi la politica monetaria ha monopolizzato l’attenzione, ma anche gli sviluppi della politica fiscale hanno effetti di vasta portata sulla crescita di lungo periodo e sui fondamentali delle economie mondiali, con molte regioni sono ancora gravate da problemi di deficit e debito. Il tema è analizzato da AllianceBernstein in un blog firmato da Eric Winograd, Director, Developed Market Economic Research, Sandra Rhouma, European Economist Fixed Income, e Adriaan du Toit, Director Emerging Market Economic Research, Senior Economist Africa, che fanno il punto sulla situazione per le diverse economie dei disavanzi di bilancio prolungati nel tempo, che possono avere un costo, partendo dagli USA per poi passare all’Europa e ai Paesi Emergenti.

QUESTA VOLTA IL CICLO DEGLI USA E’ DIVERSO


L'economia USA ha superato ogni aspettativa grazie alla spinta inusuale della politica fiscale, che di solito interviene nelle fasi sfavorevoli, stimolando la domanda, mentre dopo la fase recessiva le entrate fiscali aumentano e il sostegno si interrompe, riducendo i disavanzi. Ma questa volta il ciclo USA è stato diverso: l'invecchiamento ha fatto aumentare le prestazioni previdenziali e assistenziali, c’è stata una forte spesa per infrastrutture e altre priorità dell'era pandemica, mentre gli sgravi fiscali hanno limitato le entrate. Di qui un deficit pubblico al 6% del PIL, che sembra destinato a restare a quel livello per il prossimo decennio, più ampio di quanto ci si aspetterebbe in assenza di guerra o recessione.

IL COSTO DEL DEFICIT E’ L’AUMENTO DEL DEBITO


Ma il deficit non è necessariamente un fattore di sostegno alla crescita, perché ampi disavanzi hanno anche un costo rappresentato dall'aumento del debito, il cui rapporto con il PIL è oggi superiore al 100% e destinato ad aumentare nei prossimi anni in assenza di un cambiamento sostanziale in politica fiscale. Gli esperti di AllianceBernstein non pensano che possa causare una crisi nell'immediato, ma notano che l'aumento del debito insieme a quello dei tassi ne farà salire il costo per rimborsarlo, sottraendo risorse a investimenti più produttivi e limitando la flessibilità fiscale nella prossima fase di debolezza economica.

LA NUOVA NORMALITA’ EUROPEA DELLA DISCIPLINA FLESSIBILE


Una disciplina fiscale flessibile è invece la "nuova normalità" in Europa, che ha consentito di arginare la contrazione economica causata da una serie di shock, spingendo il disavanzo in media del 5,3% dal 2020 al 2022. Dietro il dato si celano notevoli discrepanze: Italia e Francia presentano ancora ampi deficit, mentre Spagna e Germania hanno posizioni molto più sostenibili. Il rapporto debito/PIL complessivo dell'Eurozona, in calo prima della pandemia, è salito all'88% e secondo AllianceBernstein rimarrà verosimilmente elevato. Nel 2023 l'impulso fiscale è diventato negativo e tale dovrebbe rimanere nel 2024, con la graduale eliminazione degli aiuti legati all'energia, mentre il Patto di Stabilità è stato riattivato.

IL PATTO DI STABILITA’ IN EUROZONA


Anche il nuovo Patto ha l’obiettivo del consolidamento fiscale, con la Commissione UE che prevede di ridurre il deficit al 2,8% del PIL nel 2025 mentre una tendenza analoga potrebbe registrarsi nel Regno Unito, dove l'impulso fiscale diventerà negativo e rimarrà tale per diversi anni. Dal punto di vista degli esperti di AllianceBernstein, il quadro generale europeo sembra improntato alla nuova normalità della disciplina fiscale flessibile. Nelle Economie Emergenti si registrano invece progressi eterogenei. Il debito pubblico complessivo, Cina esclusa, dovrebbe stabilizzarsi poco sotto il 60% del PIL, 7 punti sopra il livello pre-Covid.

UN QUADRO DIFFERENZIATO NELLE ECONOMIE EMERGENTI


Africa, Asia e Europa hanno stentato a rimettere ordine nei conti pubblici dopo la pandemia, mentre America Latina e Medio Oriente hanno ricostituito senza grosse difficoltà solide posizioni fiscali. Nel primo caso i miglioramenti riflettono una politica fiscale prudente e una crescita sostenuta, dovuta in parte all'eccezionalità USA, mentre nel secondo sono arrivati grazie soprattutto all'aumento dei prezzi del petrolio. Le economie più integrate con il ciclo USA o che generano entrate significative dal petrolio hanno avuto maggior successo mentre forti legami con Europa e Cina non sono stati di grande aiuto.

RIDURRE I COSTI DI FINANZIAMENTO A MEDIO TERMINE


Per contribuire ad allentare le pressioni sui conti pubblici, sottolineano in conclusione gli esperti di AllianceBernstein, è importante che i default degli emittenti sovrani siano risolti in tempi rapidi, mentre anche il sostegno finanziario e i segnali politici provenienti di recente dalle agenzie multilaterali possono essere d'aiuto. Inoltre, il ricorso a fattori dipendenti dallo Stato per la ristrutturazione del debito e il ritorno sui mercati delle economie di frontiera potrebbero ridurre i costi di finanziamento a medio termine se gli obiettivi fossero raggiunti.

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