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Medio Oriente, S&P vede rischi in aumento con la possibile escalation
Le conseguenze per economie, materie prime e rating degli emittenti sovrani alla luce di un possibile allargamento della guerra, che per ora rimane fuori dallo scenario base
di Redazione 16 Aprile 2024 12:39
Il focus dei mercati finanziari è concentrato su quanto sta accadendo in Medio Oriente dopo l’attacco iraniano contro Israele. S&P Global Ratings ha analizzato le possibili ripercussioni sul giudizio dei debiti sovrani dei Paesi della zona, oltre alle possibili conseguenze per le economie e le materie prime.
La tesi centrale dello scenario di base di S&P rimane sostanzialmente invariata, comprese le previsioni macroeconomiche di base di S&P per le principali economie. Tuttavia, le prospettive dell’agenzia di rating dipenderanno dalla natura e dall'entità della risposta israeliana nei prossimi giorni. Secondo la recente analisi di S&P, gli intensi sforzi diplomatici e la natura limitata (e ampiamente prevista) delle operazioni dell'Iran "impediranno alla crisi immediata di degenerare in un conflitto regionale su larga scala”. Un conflitto su larga scala tra Stati sarebbe economicamente, socialmente e politicamente destabilizzante per l'intera regione e i suoi mercati finanziari, fanno sapere gli analisti dell’agenzia.
Secondo S&P, la traiettoria a medio termine rimane densa di rischi, viste le enormi sfide da affrontare per trovare un percorso di de-escalation. Quindi gli esperti continueranno a monitorare i prezzi dell'energia, le interruzioni della catena di approvvigionamento, la volatilità dei mercati finanziari, e la ripresa delle pressioni inflazionistiche, “tutti elementi che potrebbero peggiorare se il conflitto dovesse raggiungere un punto di svolta”. Come si legge nella nota, S&P potrebbe adottare azioni di rating negative nel caso in cui la guerra dovesse evolvere con implicazioni macroeconomiche sempre più negative sul commercio, sui flussi finanziari e sul turismo, in aggiunta ai danni alle popolazioni colpite.
I rating sugli emittenti sovrani mediorientali tengono già conto di un certo livello di volatilità geopolitica regionale. Un conflitto prolungato e più ampio potrebbe portare a un aumento del prezzo del petrolio, ma al contempo per i Paesi produttori aumenterebbero anche le difficoltà per le esportazioni a causa dell’instabilità geopolitica. “Ciò potrebbe aumentare il loro fabbisogno di spesa e influire negativamente sui deflussi di capitale, sui costi di finanziamento e sulla crescita economica”, fanno sapere gli esperti di S&P. In caso di conflitto prolungato i rating di S&P sulla maggior parte dei sovrani regionali potrebbero essere messi sotto pressione, ma nel breve termine, S&P si attende che i rating di Abu Dhabi, Kuwait, Qatar e Arabia Saudita siano probabilmente supportati dai loro ampi stock di asset governativi esterni investibili.
Per quanto riguarda gli altri Paesi, S&P ricorda come l’Oman possa essere meno colpito da un’eventuale chiusura della rotta di esportazione. “Riteniamo che il Bahrein sia più vulnerabile ai deflussi, dato l'elevato fabbisogno di finanziamento esterno del suo settore bancario. Un'ulteriore escalation potrebbe compromettere la stabilità sociale e la sicurezza di Iraq, Libano, Giordania ed Egitto, soprattutto in caso di attacchi di rappresaglia in questi Paesi. Tuttavia, i bassi livelli di rating di questi paesi sovrani incorporano già un alto grado di rischio politico e le sfide radicate che questi Paesi devono affrontare", fanno sapere da S&P. Per quanto riguarda Israele, S&P rileva che l'attacco diretto dell'Iran "costituisce un'ulteriore escalation di rischi geopolitici già elevati”. S&P ritiene che il persistere del rischio di un conflitto regionale più ampio possa avere un impatto ancora più marcato sull'economia, sul bilancio e sulla sicurezza di Israele, rispetto alle attuali proiezioni di base.
LO SCENARIO BASE
La tesi centrale dello scenario di base di S&P rimane sostanzialmente invariata, comprese le previsioni macroeconomiche di base di S&P per le principali economie. Tuttavia, le prospettive dell’agenzia di rating dipenderanno dalla natura e dall'entità della risposta israeliana nei prossimi giorni. Secondo la recente analisi di S&P, gli intensi sforzi diplomatici e la natura limitata (e ampiamente prevista) delle operazioni dell'Iran "impediranno alla crisi immediata di degenerare in un conflitto regionale su larga scala”. Un conflitto su larga scala tra Stati sarebbe economicamente, socialmente e politicamente destabilizzante per l'intera regione e i suoi mercati finanziari, fanno sapere gli analisti dell’agenzia.
RISCHI ANCORA ELEVATI
Secondo S&P, la traiettoria a medio termine rimane densa di rischi, viste le enormi sfide da affrontare per trovare un percorso di de-escalation. Quindi gli esperti continueranno a monitorare i prezzi dell'energia, le interruzioni della catena di approvvigionamento, la volatilità dei mercati finanziari, e la ripresa delle pressioni inflazionistiche, “tutti elementi che potrebbero peggiorare se il conflitto dovesse raggiungere un punto di svolta”. Come si legge nella nota, S&P potrebbe adottare azioni di rating negative nel caso in cui la guerra dovesse evolvere con implicazioni macroeconomiche sempre più negative sul commercio, sui flussi finanziari e sul turismo, in aggiunta ai danni alle popolazioni colpite.
CONSEGUENZE SUI RATING SOVRANI
I rating sugli emittenti sovrani mediorientali tengono già conto di un certo livello di volatilità geopolitica regionale. Un conflitto prolungato e più ampio potrebbe portare a un aumento del prezzo del petrolio, ma al contempo per i Paesi produttori aumenterebbero anche le difficoltà per le esportazioni a causa dell’instabilità geopolitica. “Ciò potrebbe aumentare il loro fabbisogno di spesa e influire negativamente sui deflussi di capitale, sui costi di finanziamento e sulla crescita economica”, fanno sapere gli esperti di S&P. In caso di conflitto prolungato i rating di S&P sulla maggior parte dei sovrani regionali potrebbero essere messi sotto pressione, ma nel breve termine, S&P si attende che i rating di Abu Dhabi, Kuwait, Qatar e Arabia Saudita siano probabilmente supportati dai loro ampi stock di asset governativi esterni investibili.
A RISCHIO LA STABILITÀ SOCIALE
Per quanto riguarda gli altri Paesi, S&P ricorda come l’Oman possa essere meno colpito da un’eventuale chiusura della rotta di esportazione. “Riteniamo che il Bahrein sia più vulnerabile ai deflussi, dato l'elevato fabbisogno di finanziamento esterno del suo settore bancario. Un'ulteriore escalation potrebbe compromettere la stabilità sociale e la sicurezza di Iraq, Libano, Giordania ed Egitto, soprattutto in caso di attacchi di rappresaglia in questi Paesi. Tuttavia, i bassi livelli di rating di questi paesi sovrani incorporano già un alto grado di rischio politico e le sfide radicate che questi Paesi devono affrontare", fanno sapere da S&P. Per quanto riguarda Israele, S&P rileva che l'attacco diretto dell'Iran "costituisce un'ulteriore escalation di rischi geopolitici già elevati”. S&P ritiene che il persistere del rischio di un conflitto regionale più ampio possa avere un impatto ancora più marcato sull'economia, sul bilancio e sulla sicurezza di Israele, rispetto alle attuali proiezioni di base.
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