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La Financière de l’Échiquier: la Bce guardi avanti e non nello specchietto retrovisore

Secondo Clement Inbona, Fund Manager della società, la Banca Europea deve affidarsi ai modelli previsionali e non ai dati del passato per reagire tempestivamente alla disinflazione

di Redazione 12 Marzo 2024 18:10
financialounge -  banche centrali Clément Inbona La Financière de l'Echiquier mercati

La prima volta in cui Christine Lagarde pronunciò l’espressione “data dependent” risale al 3 febbraio 2022. A due anni di distanza, nella conferenza stampa del 7 marzo in cui ha descritto l’approccio adottato dalla BCE per condurre la sua politica monetaria, la presidente della Banca Centrale Europea è tornata a ripeterla altre cinque volte. Secondo Clement Inbona, Fund Manager di La Financière de l’Échiquier, questa coincidenza ha un’eco sinistra.

LA METAFORA DELLO SPECCHIETTO


“La BCE, in altri termini, non si affida a modelli previsionali per anticipare la traiettoria economica dell'Eurozona – spiega Inbona – ma basa il suo approccio sui dati, per definizione osservati, e quindi retrospettivi e non prospettici. È come se un automobilista guidasse concentrandosi sullo specchietto retrovisore e non sul parabrezza, una pratica in teoria pericolosa...”

IL PRECEDENTE


Per giustificare la scelta di questa metafora, il Fund Manager di La Financière de l’Échiquier torna all’inizio del 2022. “Dopo un periodo di letargo durato quasi 25 anni, nell’Eurozona l'inflazione superava all’epoca il 5%. La sua versione meno volatile, la cosiddetta inflazione core, andava oltre il 2,5%, un livello mai raggiunto da quando era stata creata l'unione monetaria” ricorda Inbona. “Se ne sono individuate le cause: tensioni nelle catene di approvvigionamento dovute al Covid, rialzi dei prezzi delle materie prime legati al conflitto in Ucraina e greedflation delle aziende in un contesto di offerta limitata a fronte di una ripresa della domanda post-Covid”.

AFFIDARSI AI DATI CON L’INFLAZIONE NON HA FUNZIONATO


Ai tempi la maggior parte degli economisti, compresi quelli della BCE, ipotizzò che l'impennata dell’inflazione si sarebbe rivelata temporanea e limitata. Non andò così: l'inflazione nell'Eurozona avrebbe continuato la sua cavalcata fino a superare l'11% alla fine del 2022. Secondo Inbona, la ragione di questo errore di valutazione va individuata nel metodo. “Mentre imperversava la tempesta, la BCE decise di rinunciare al suo approccio tradizionale: anziché affidarsi ai suoi modelli previsionali e dare visibilità per mezzo della sua forward guidance, scelse un approccio basato sui dati.”

LO SCENARIO È CAMBIATO…


“Oggi, però, la situazione è ben diversa” prosegue Inbona. “Dopo un aumento cumulativo del 4,5% dei tassi di riferimento, la stretta monetaria ha permesso di compiere una svolta disinflazionistica. Pari al 2,6%, l'inflazione non è più molto lontana dall'obiettivo della BCE, ma nell'ultima riunione del Consiglio direttivo non si è parlato di un eventuale taglio dei tassi. Eppure, le previsioni della BCE riferiscono di un'inflazione al 2,3% nel 2024, perfettamente corretta poi verso l'obiettivo del 2,0% nel 2025, in netto calo rispetto alle stime dello scorso dicembre.”

… MA L’ERRORE RISCHIA DI RIPETERSI


Anche se la situazione è quasi all’opposto rispetto a due anni fa, Inbona ritiene che la Banca Centrale stia commettendo lo stesso errore. “La BCE, che ci aveva messo troppo per reagire di fronte all'impennata dell'inflazione, accetta ora il rischio di intervenire troppo tardi di fronte alla disinflazione. Un azzardo, visto che la trasmissione delle sue ultime decisioni ha richiesto più tempo del previsto. Per evitare un errore di politica monetaria, la BCE dovrebbe forse sostituire lo specchietto retrovisore con un binocolo?”
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