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Ritorno all’azionario, con filosofia

Da sempre, su Sunday View, raccontiamo i fatti dell’economia rileggendoli attraverso i grandi pensatori della storia della filosofia. Ma quando è la filosofia stessa a muovere i mercati?

di Lorenzo Cleopazzo 10 Marzo 2024 09:30
financialounge -  economia sunday view

Sappiamo tutti come funziona in quei casi in cui “non succede, ma se succede...”, o come quei momenti che “lo sapevo che andava a finire così”. Un po’ come quando dimentichi l’ombrello a casa e inizia a piovere, ma se lo porti, rimane chiuso perché non serve.

Succede a tutti di giocare d’anticipo, di programmare qualcosa apposta per schivare l’opzione peggiore, salvo poi ritrovarsi invischiati in una situazione simile proprio a quella che si voleva evitare. Le partenze intelligenti? Ci si ritrova tutti nel traffico. Lavare la macchina? Viene a piovere. La dieta? Gli amici ti invitano alla grigliata.

Forse ci si aspettava qualcosa, forse no, fatto sta che si rimane delusi. O quantomeno con il sorriso amareggiato di chi è stato battuto ancora una volta dal destino, anche se mai vinto del tutto. Del resto avevamo previsto che avremmo trovato degli ostacoli, anche se in cuor nostro non lo speravamo.

È un po’ come quei casi in cui nel mondo imperversano mille difficoltà, ma i mercati tirano dritti per la loro strada, con le Banche Centrali e gli investitori che fanno il loro gioco. Qual è il nostro? Provare a raccontarvi tutto questo.

Via con il Sunday View!

ASPETTATIVE


Parole. In questi ultimi periodi se ne sono spese tante, ma mai troppe. Perché ogni uscita delle Banche Centrali, Bce o Fed che siano, è sempre studiata. O quantomeno dovrebbe esserlo. Perché certi appuntamenti sono da trattenere il fiato, fino a quando Lagarde o Powell non si pronunciano sul taglio – o meno – dei tassi. Appunto, i tassi, croce e delizia dei mercati del 2023 e di questi primi mesi del 2024, con le Borse che hanno ritrovato un grande entusiasmo, trainato proprio dalle aspettative sulle politiche monetarie delle Banche Centrali. Ecco, siamo arrivati al punto della questione: le aspettative.

L’anno scorso è cominciato con il pensiero diffuso di una ripresa organica del settore economico, anche se le crisi delle banche a marzo ‘23 hanno dato il via a un certo su e giù. A conti fatti, però, i rendimenti sono stati sostanzialmente positivi, sia per gli investimenti in Europa che negli Stati Uniti, e il motivo, di nuovo, è da ricercarsi nelle aspettative dei mercati. La cosa non è scontata dato che, con tutte le tensioni che riempiono il mondo, gli investimenti avrebbero dovuto risentirne almeno in parte. Ecco perché tutti gli analisti sui loro taccuini hanno evidenziato una frase in particolare: “Nonostante tutto”. Già, perché nonostante il mondo geopolitico sia vessato da più di un conflitto, la finanza sta conoscendo un periodo fortunato e positivo; perché nonostante l’inflazione sia stata, e sia tuttora, un tema, le prospettive di possibili effetti futuri delle scelte di Bce e Fed muovono gli investimenti in positivo. Perché nonostante si rimanga sempre in attesa delle parole di Lagarde e Powell, in fondo, si è anche un pochino più sereni.

Nella seconda parte del 2024, si prevede un forte ritorno sull’azionario, con un bell’ottimismo veicolato proprio dalle mosse delle Banche Centrali. La maggiore propensione al rischio degli investitori vedrà un bel po’ di movimento in Borsa, perché, ormai, le aspettative sono rosee.

PRENDERLA CON FILOSOFIA


Facciamo una specifica: previsioni e aspettative non sono propriamente sinonimi. O quantomeno non lo sono in senso stretto. Sì perché le prime sono forse più razionali, date da una serie di calcoli che ci aspettiamo essere – un minimo – corretti; mentre le seconde sono per lo più un sentimento, una speranza che le cose vadano come prevediamo. Avete notato qualche assonanza? È del tutto normale. In un diagramma d’insiemi, questi concetti sarebbero due cerchi diversi, che però si toccano e si uniscono in un punto centrale che li accomuna entrambi. Qual è questo punto? L’attesa. Previsioni e aspettative implicano uno spazio vuoto in cui pensiamo che qualcosa sarà, ma in questo momento non è ancora. Ma è corretto definire “vuoto” questo lasso di tempo? No, non proprio. Un tempo d’attesa, colmato di aspettative, non può essere vuoto: se anche ciò che ci attendiamo e che prevediamo non è ancora avvenuto, nel momento in cui lo stiamo pensando, lo pensiamo – appunto – come non-ancora-avvenuto. Ma questo comporta due conclusioni: la prima, è che questo concetto è pensabile, e quindi esiste quantomeno come pensiero; la seconda, è che se anche in questo momento non esiste concretamente, esisterà nel futuro.

Cerchiamo di spiegare meglio: è come immaginarsi l’alba durante la notte, o sognare l’aperitivo con gli amici durante il lavoro in ufficio. Non sono ancora concretamente di fronte a noi, ma nella nostra testa hanno già preso forma come concetto, come idea, e quindi come attesa attiva. E attenzione: non stiamo dicendo che “L'attesa del piacere è essa stessa il piacere” come scrisse Lessing. Non è questo il punto.

IL PUNTO


Quando immaginiamo albe e aperitivi prima che avvengano, ci facciamo un’idea chiara di ciò che dovrebbe succedere, giusto? Facciamo delle previsioni e ci creiamo delle aspettative sul sole che sorge e sullo spritz che ordineremo. E quando decidiamo di investire? Ecco, più o meno è la stessa cosa. Decidiamo dove e quanto, ma poi? Quei soldi sono ancora nostri? Tecnicamente no, ma ci aspettiamo che tornino indietro con qualche amico in più, per così dire.

L’aspettativa è un concetto che manda al bar gli empiristi, quelli che o fai esperienza di qualcosa, o non puoi conoscerla. Per dirla come questi filosofi, noi facciamo esperienza – e quindi conosciamo – solo questo senso di attesa, mentre di ciò che sarà ci facciamo solo un’idea. Ma basta un’idea per muovere i mercati? Eccome, e d’altro canto è tutto qui: comprare perché ci aspettiamo che certi titoli crescano, vendere perché ci aspettiamo che altri crollino. Crearsi delle aspettative, vivere il non-ancora con l’intraprendenza e l’ottimismo che questo 2024 sembra offrire: questo è ciò che ci si augura. In barba a tutto quanto.

BONUS TRACK


Anche perché negli ultimi anni abbiamo affrontato cose che non ci saremmo di certo aspettati: una pandemia, guerre vicine all’occidente, banche americane che falliscono... Ormai è difficile pensare di essere presi alla sprovvista. Speriamo.
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