L'analisi

Il dominio globale nei chip protegge Taiwan dalle tensioni geopolitiche

Morgan Stanley Investment Management, in un commento di Samson Hung, sottolinea la calma sul fronte Cina dopo le recenti elezioni. L’industria dei chip alimentata dall’Intelligenza Artificiale è il nuovo petrolio dell’economia

di Virgilio Chelli 29 Febbraio 2024 07:55

financialounge -  economia Morgan Stanley Investment Management Samson Hung taiwan
Il dominio globale nei semiconduttori, di cui detiene oltre il 90% del potenziale manifatturiero globale di fascia alta, fa di Taiwan un protagonista della rivoluzione digitale e in particolare dell’Intelligenza Artificiale, fornendo un potente scudo protettivo dalle tensioni geopolitiche, anche dopo le recenti elezioni che hanno visto la vittoria del Partito Democratico Progressista, con effetti trascurabili sul sulla performance di mercato dell’isola, rimasto allineato al settore tecnologico globale. La Cina ha sminuito la vittoria degli indipendentisti, ma si è limitata a proseguire con la retorica verbale della riunificazione.

CENTRALITA’ ASSOLUTA NELL’INDUSTRIA GLOBALE DEI CHIP


Lo sottolinea Morgan Stanley Investment Management in un commento a cura di Samson Hung, Vice President, Emerging Markets Equity, dal titolo “Taiwan’s Silicon Shield”, lo “scudo di silicio” che protegge Taiwan dalle tensioni geopolitiche, soprattutto quelle tra USA e Cina, che stanno alimentando una guerra dei chip, che alla fine non fanno che evidenziare la centralità di Taiwan, dove i chip rappresentano il 40% delle esportazioni e influenzano fortemente il mercato finanziario locale dove l’Information Technology rappresenta il 73% dell’indice MSCI Taiwan. Proprio come il petrolio ha alimentato l’economia globale, nota Hung, i semiconduttori stanno alimentando la nuova economia digitale anche se non soprattutto nella nuova frontiera del’IA.

DESIDERIO DI DIVERSIFICARE GEOGRAFICAMENTE LA BASE PRODUTTIVA


A partire dal 2024, le proiezioni puntano a un aumento del valore del settore a 1.000 miliardi di dollari al 2030, con la domanda legata all’IA in progresso del 30-35% annuo fino al 2027. Le esportazioni di Taiwan di circuiti integrati e diodi si sono moltiplicate da 1,2 miliardi di dollari nel 1989 a 184 miliardi nel 2022, ben oltre la crescita totale dell’export. China Plus One, una delle strategie adottate dalle imprese per diversificare dalla Cina, si è evoluta nella Taiwan Plus One, riflettendo il desiderio di Taiwan di diversificare la propria base manifatturiera. L’industria dei chip è cresciuta con la globalizzazione sviluppando una sofisticata catena di forniture. Con l’aumento delle tensioni con la Cina, la Taiwan Semiconductor Manufacturing Company ha iniziato a spostare le fonderie in USA, Giappone e Germania.

LE INIZIATIVE DI NUOVE PRODUZIONI INCONTRANO RITARDI


Rilocalizzare la catena di fornitura globale di semiconduttori è complesso, e va oltre lo spostamento delle fonderie. In questa direzione vanno iniziative recenti della stessa TSMC per la realizzazione di produzioni in Arizona, ma come quelle in Giappone e Germania hanno incontrato ritardi e incertezze legate ai sussidi governativi. Le sfide vanno oltre la costruzione di nuove fonderie anche perché il complesso e interconnesso ecosistema, soprattutto in Asia, non può essere facilmente replicato ovunque, sottolinea Hung.

UN DOMINIO CHE SI ESTENDE BEN OLTRE LE FONDERIE


La dominanza di Taiwan si estende anche al packaging e al testing, Advanced Semiconductor Engineering, principale operatore del settore con oltre il 30% del mercato globale nel 2023, ne è un esempio. La performance economica di Taiwan spicca nell’ambito dell’indice MSCI Emergenti con un PIL pro capite di 33.000 dollari, il che fa dell’isola un’economia stabile e a reddito elevato, fonte di poche preoccupazioni a parte la sua dipendenza dalla Cina, che rappresenta comunque il 21% del suo PIL.

FONDAMENTALI ECONOMICI E FINANZIARI MOLTO SOLIDI


Infine, mette in rilievo l’esperto di Morgan Stanley IM, nonostante rappresenti solo il 2% del PIL dei Paesi Emergenti con la sua economia da 750 miliardi di dollari, Taiwan vanta un impressionante quota del 16% dell’indice MSCI Emergenti, collocandosi al terzo posto dietro i giganti Cina e India. L’economia di Taiwan ha esibito crescita stabile, in media del 3% in termini di PIL reale nell’ultimo decennio, appena sotto la media del 4,5% degli Emergenti. E ha anche tenuto bassa l’inflazione, con una media a 20 anni dell’1,1% e un tasso corrente al 2,5%. Il tutto corredato da disciplina di bilancio, con un deficit pubblico molto contenuto, sotto il 2%, e un rapporto debito/PIL al 30%.

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