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Politica monetaria

UBS AM: la sfida delle banche centrali all’inflazione va ai supplementari

Jonathan Gregory, Head of UK Fixed Income di UBS AM, analizza le implicazioni per l’obbligazionario con Fed e Bce che esitano a tagliare. La partita potrebbe entrare nella sua fase più interessante

di Virgilio Chelli 28 Febbraio 2024 14:34
financialounge -  BCE FED inflazione Jonathan Gregory ubs asset management

Pur essendo vicini ai rispettivi obiettivi di inflazione, i banchieri centrali di Usa ed Europa sembrano esitare a tagliare i tassi, e i mercati obbligazionari devono fare i conti una realtà che vede le autorità monetarie che sembrano prendere tempo rispetto a un percorso che sembrava già deciso. L'euforico senso di vittoria sull'inflazione che ha entusiasmato i mercati obbligazionari a fine 2023, con ottimi ritorni è svanito nelle prime settimane del 2024. Oggi i rendimenti obbligazionari globali sono circa 30 punti base sopra fine dicembre, dopo l'allontanamento delle banche centrali dall'idea che i tagli siano imminenti, come gli investitori, con l'aggiunta di "tempi supplementari" alla partita.

IL MERCATO STAVA ANTICIPANDO TROPPI TAGLI


Jonathan Gregory, Head of UK Fixed Income di UBS Asset Management, analizza i diversi fattori alla base di questo fenomeno e le implicazioni generali per i mercati obbligazionari, dopo che la stessa UBS AM a gennaio aveva rilevato che i prezzi di mercato stavano anticipando i tempi di riduzione dei tassi già scontata per USA e Eurozona entro l'estate 2024. La recente debolezza dei mercati obbligazionari riflette un sano ripiegamento di queste aspettative, che ora implicano che Fed e Bce taglieranno due volte ciascuna entro fine di luglio, di 0,25% a ogni mossa, rispetto ai quasi quattro tagli scontati poche settimane fa.

PRICING ATTUALE PIÙ RAGIONEVOLE


Secondo l’esperto di UBS AM il pricing attuale sembra molto più ragionevole, ma adesso l'anomalia sembra riguardare il fatto che il mercato si aspetti le stesse mosse, e nello stesso arco di tempo, sia dalla Fed che dalla Bce. Ciò potrebbe rispecchiare una narrazione molto simile delle banche centrali sul tempo supplementare necessario a essere certi che l'inflazione stia davvero tornando verso l'obiettivo, ma i dati dipingono un quadro contrastante tra le due regioni.

L’ECONOMIA EUROPEA RENDE IL MERCATO INTERESSANTE


È positivo che i prezzi e il sentiment degli investitori siano più ragionevoli ed equilibrati rispetto all'inizio di gennaio, secondo UBS AM, che prevede, se i rendimenti obbligazionari continueranno a salire dai livelli attuali, di aggiungere duration nelle sue strategie globali, aumentando l’esposizione ai governativi, con la debolezza dell'economia dell'Eurozona che inizia a far apparire interessante questo mercato.

LA PARTITA CONTRO L’INFLAZIONE NON È ANCORA AL FISCHIO FINALE


Se l'economia Usa rimane forte, ma l'inflazione più bassa consente effettivamente alla Fed di allentare la pressione, allora avrà senso il possesso di un numero relativamente basso di obbligazioni a lunga scadenza, i cosiddetti "curve-steepener". Ma, conclude l’analisi di Jonathan Gregory, “l'inflazione non è ancora arrivata al fischio finale, anzi potrebbe entrare ora nella sua fase più interessante”.
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