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Il dato

Inflazione Usa in calo a gennaio, ma meno rispetto alle previsioni

Il carovita è cresciuto del 3,1% su base annuale, meno del +3,4% registrato a dicembre, ma oltre le attese degli analisti, che vedevano un aumento del 2,9%: l’impatto sulle Borse

di Antonio Cardarelli 13 Febbraio 2024 15:13
financialounge -  Amundi inflazione mercati

È un dato in chiaroscuro quello sull’inflazione americana del mese di gennaio. Il carovita è sceso rispetto a dicembre, almeno su base annuale, ma meno rispetto alle previsioni degli analisti. Le Borse europee hanno reagito con un peggioramento (così come i future sugli indici Usa) perché un’inflazione ancora persistente allontana l’atteso taglio dei tassi da parte delle banche centrali.

I NUMERI DI GENNAIO


Ma vediamo i dati nel dettaglio. Secondo quanto comunicato dal dipartimento del Lavoro, a gennaio 2024 i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,3% su base mensile contro attese di una crescita dello 0,2%. Su base annuale la crescita è stata del 3,1% contro previsioni che vedevano un aumento del 2,9%. Si tratta, tuttavia, di un dato in calo rispetto al +3,4% del mese di dicembre.

IL DATO CORE


Il dato "core", ovvero quello depurato dalla componente dei prezzi dei beni alimentari ed energetici, è cresciuto dello 0,4% su base mensile, poco di più rispetto alle attese di un aumento dello 0,3%. Rispetto a un anno prima, il dato "core" ha registrato un rialzo del 3,9% (come a dicembre) contro attese per un rallentamento al 3,7%. I prezzi energetici sono scesi dello 0,9% rispetto al mese precedente, quelli dei generi alimentari sono aumentati dello 0,4%. Rispetto a un anno prima, l'energetico resta in calo del 4,6%, il settore dei generi alimentari è in rialzo del 2,6%. Dopo l'uscita del dato sull'inflazione i prezzi dei titoli del Tesoro Usa si sono mossi al ribasso, mentre i rendimenti sono cresciuti.

AMUNDI: COMPITO DIFFICILE PER LE BANCHE CENTRALI


Le Borse hanno reagito negativamente al dato pubblicato dal dipartimento del Lavoro. Il timore è che la Federal Reserve possa rimandare ulteriormente l’atteso taglio dei tassi di interesse. A cascata anche la Banca centrale europea potrebbe rimandare l’allentamento monetario, nonostante un’economia che appare meno solida rispetto a quella americana. Inoltre, come sottolineano gli esperti di Amundi Vincent Mortier, Group Chief Investment Officer, e Matteo Germano, Deputy Group Chief Investment Officer, c’è da tenere in considerazione anche l’incognita Mar Rosso che “potrebbe avere un impatto sulla velocità a cui sta scendendo l’inflazione, soprattutto in Europa”. “Il lavoro delle banche centrali si sta quindi complicando perché il loro obiettivo è quello di mantenere una politica restrittiva per la giusta durata”, commentano Mortier e Germano.
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