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Primo chip nel cervello: comincia il cyber-umanesimo di Musk

Con la sua Neuralink, l’eccentrico imprenditore ha annunciato il primo impianto in un essere umano. Quali sono i suoi obiettivi? Quali i risvolti immediati e quali quelli a lungo termine?

di Lorenzo Cleopazzo 4 Febbraio 2024 09:30
financialounge -  economia Elon Musk Neuralink sunday view

Come descrivere quel colore? Vien da pensare che ci sia una parola esatta per definirlo, ché abbiamo una parola per tutto, non può non esserci per questo. Eppure non ci viene in mente nulla. L’unica cosa possibile è cercare di descriverlo, e allora sotto ad aggiungere le gradazioni che vediamo: un po’ di viola, un accenno di blu, grigio qb e giusto una puntina di verde. Probabilmente neanche il Signor Pantone riuscirebbe a capire di che parliamo.

Non si può certo definire come “color telescopio elettronico”, eppure è la tonalità che appare spesso nelle immagini colte da questi mirabolanti marchingegni. E a cercare su internet delle immagini delle cellule nervose, ci appaiono proprio con questo colore: forme allungate e sottili, tonde e gibbose, con le quali una sagoma rettangolare e spigolosa cozzerebbe clamorosamente. Qualcosa che apparirebbe subito artificiale. Qualcosa come un chip.

Nel Sunday View di questa settimana prendiamo spunto dall’esperimento di Neuralink e ne analizziamo i risvolti filosofici presenti e futuri.

Scaldate i neuroni: si parte!

CYBER UMANESIMO


Prima i test sugli animali, ora la connessione mente-computer: quel mattacchione di Elon Musk ha combinato un’altra marachella delle sue. Il Gianburrasca dalle mille società ha stupito di nuovo il mondo annunciando il primo impianto cerebrale installato in un cervello umano, capace di connettere i nostri sistemi nervosi con gli algoritmi delle macchine. Stando alle sue parole, l’intervento è andato bene e il paziente ha subito mostrato degli effetti positivi, anche se logicamente bisognerà attendere del tempo per poter valutare l’effettiva riuscita della connessione con un computer.

Ma quali sono i veri obbiettivi di Musk?

Con la sua Neuralink, l’inventore vuole realizzare un’interfaccia che capti gli impulsi elettrici dei neuroni e li converta in comandi per le macchine. Questa prima sperimentazione, in particolare, vuole dimostrare che il chip può raccogliere e incanalare le informazioni della corteccia premotoria – ovvero quella sezione del cervello che muove braccia e mani del paziente – convertendoli poi in informazioni algoritmiche. La società di Musk, dunque, si pone due differenti obiettivi espliciti: in primis mettere la tecnologia al servizio di chi è affetto da paralisi motorie; e poi espandere le attività del cervello umano verso i sistemi informatici, permettendo così di accedere alle informazioni presenti sul nostro computer senza neanche un click. In altre parole – anzi, con le sue parole –: "Andare oltre le capacità di un normale corpo umano".

Non certo un’affermazione da niente questa, ripetuta da Musk in molti modi a ogni occasione. Il mantra di Neuralink porta con sé diversi risvolti umanamente interessanti, ed è incredibilmente confortante pensare che per rispondere a un’affermazione del XXI secolo, la filosofia ci permetta di far ricorso a un pensatore del XX.

NON ANCORA


Zygmunt Bauman è un autore che ha attraversato le epoche, e che merita di continuare a farlo in quelle successive. Il suo pensiero è una linea trasversale tra economia, sociologia e filosofia, capace di rileggere la società postmoderna – come la chiama lui – alla luce di una metafora molto semplice quanto efficace: l’acqua. I valori del nostro tempo, racconta Bauman, sono estremamente liquidi: prendono la forma del contenitore in cui vengono versati. E, in questo momento, nella società dei consumi, il contenitore in cui siamo immersi ha la forma di un enorme smartphone ultimo modello. Questo suo pensiero, però, non è completamente critico nei riguardi di noi poveri “homo consumens” di oggi. Nel suo Le sfide dell’etica, infatti, il filosofo polacco scrive che l’uomo "non-è-ancora", ovvero che la sua natura è tutta potenziale: talmente ganza e tosta da essere sempre e comunque sulla via della realizzazione di sé stessa, ma talmente alta e bella da non riuscire a concretizzarsi. Almeno per ora.

Ora prendiamo quest’affermazione e rileggiamola alla luce del virgolettato di Musk. Improvvisamente, “andare oltre le capacità di un normale corpo umano” non è più solo uno slogan dei suoi, ma una frase che ha anche una fortissima valenza filosofica. Quelli bravi direbbero “ontologica”, perché è proprio nell’essenza della natura umana – secondo Bauman – il fatto di tendere sempre al superamento di sé stessa.

CYBER-UMANESIMO


Qui non stiamo parlando di un superomismo alla Nietzsche, di un singolo individuo illuminato che si eleva dalla marmaglia di creduloni alla faccia di chi non ci crede. La natura umana di cui parla Bauman, e che Musk vuole spingere oltre i suoi limiti, è qualcosa che appartiene a tutti. Ma ora potrebbe sorgere una domanda: potenziare la mente grazie a un computer, varrebbe come arricchimento della natura umana? In altre parole, usare qualcosa di artificiale per espandere qualcosa di naturale non sarebbe come barare? La risposta, come in molti altri casi, sta nella domanda: se parliamo di qualcosa di “artificiale”, stiamo dicendo che noi stessi abbiamo usato le nostre capacità per creare qualcosa che può spingere le nostre capacità ancora più in là. Quindi no, collegare la mente al computer non sarebbe come barare. O quantomeno non lo è nel nuovo cyber-umanesimo che Musk vuole creare – anche – con la sua Neuralink. Un futuro di interconnessione tra uomo e macchina, tra elementi che “non-sono-ancora”, come diceva Bauman, che potrebbero essere di più. Entrambi abbiamo in comune questa tendenza verso il miglioramento. O forse, essendo questa una nostra caratteristica specifica, la rileggiamo anche nelle macchine che creiamo?

E anche se Neuralink non è la prima società a realizzare impianti cerebrali, rimane comunque un’apripista sotto molti aspetti, non ultimi l’utilizzo di nuove tecnologie e l’approccio al problema. Certo è difficile pensare che ai piani alti abbiano un megaposter di Bauman appeso nella sala riunioni, o che i team building siano fatti sfogliando i suoi libri. Perché anche se noi ci possiamo rileggere dei parallelismi, vien da sé che l’intento principale di Musk e Neuralink sia trovare la quadra con questi benedetti chip per poterli mettere in commercio. Del resto non si campa con le belle frasi, ma con prodotti funzionanti. Meglio ancora se sono dirompenti per il futuro dell’umanità.

BONUS TRACK


Il messaggio che ci lascia Bauman è che non è tanto ciò che siamo, quanto ciò che potremmo essere. Potrebbe essere una frase romantica, no? Poi però pensiamo a Musk che la interpreta con dei chip nel cervello e muore un po’ la poesia. Speriamo solo che a San Valentino si limiti a regalare dei cioccolatini.
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