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La previsione

Inflazione, per Ethenea sarà difficile raggiungere l'obiettivo del 2% nel 2024

Per il portfolio manager Michael Blümke negli Stati Uniti il problema è legato alle tensioni geopolitiche e alle misure fiscali. In Europa a incidere sarà la crescita che continua a rallentare

di Davide Lentini 25 Gennaio 2024 10:37
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Sebbene nella seconda metà del 2023 l'inflazione sia scesa rapidamente sia in Usa che in Ue, è decisamente troppo presto per puntare su una disinflazione senza intoppi verso l'obiettivo del 2% fissato dalle banche centrali. È quanto sostiene Michael Blümke, portfolio manager di Ethenea Independent Investors, secondo il quale, nonostante non vi siano più shock di approvvigionamento legati alla pandemia, a impedire che l’obiettivo venga centrato saranno la pressione inflazionistica generata dalle tensioni geopolitiche, dal protezionismo e dalle misure fiscali in corso.

INFLAZIONE DI FONDO ANCORA ALTA


In più, per Blümke è evidente che non vi siano segnali di un'imminente recessione, anche se i dati più recenti dagli Stati Uniti indicano una crescita più debole e un calo dell'inflazione per via della politica monetaria restrittiva della Fed. L'inflazione complessiva è infatti scesa al 3,1%, grazie al calo dei prezzi dell'energia, ma l'inflazione di fondo è rimasta al 4%, a causa della continua pressione sui prezzi nei settori dei servizi e degli affitti.

MERCATO DEL LAVORO TROPPO SOLIDO


“Il rallentamento dell'inflazione è uno sviluppo positivo - spiega l’analista di Ethenea - ma riteniamo improbabile un rapido ritorno all'obiettivo del 2%, alla luce della solidità del mercato del lavoro, della resistenza dei consumatori e della politica fiscale espansiva dovuta all'anno elettorale”.

EVITARE LA RECESSIONE


A dicembre, la Fed ha lasciato invariata la sua politica monetaria, ma annunciato di aver iniziato a discutere di tagli. Per Ethenea sulla decisione incideranno le prossime elezioni presidenziali. “Di fronte a questa scadenza - sottolinea Blümke - sospettiamo che, nel valutare se combattere l'inflazione o evitare una recessione, i banchieri centrali abbiano scelto la seconda opzione. Con le attuali proiezioni di crescita e i tre tagli dei tassi previsti, a fronte dei sei attesi dal mercato nel 2024, l'inflazione non raggiungerà sicuramente il 2%”.

IN EUROPA ECONOMIA STAGNANTE


Simile, ma diversa, la situazione in Europa: la crescita dell'Eurozona è infatti rimasta deludente nel quarto trimestre 2023, nonostante un leggero miglioramento a novembre. A dicembre, l'attività economica del settore privato si è contratta per il settimo mese consecutivo, facendo aumentare il rischio di una recessione tecnica nella seconda metà dell'anno. La debolezza della domanda globale si ripercuote sull'intera Eurozona e la produzione industriale è scesa ai minimi dal 2020. Più che un crollo economico, i dati segnalano un ristagno dell'economia.

PREZZO DEI SERVIZI ANCORA ALTI


Per Ethenea la crescita in Europa continuerà a rallentare e rimarrà debole anche nella prima metà del 2024. A novembre, la pressione sui prezzi è scesa al 2,4% su base annua, ma nel settore dei servizi è rimasta elevata, al 4%. L'inflazione di fondo è passata dal 4,2% al 3,6% su base annua. “Dato che questo valore è ancora nettamente superiore all'obiettivo e che gli indici PMI continuano a segnalare un aumento della pressione sui costi e della crescita dei salari nell'intera Eurozona - commenta l'economista - il processo di disinflazione può dirsi tutt'altro che concluso”.

IN UE STRADA ANCORA DIFFICILE


Come sappiamo il ciclo di rialzo dei tassi della Bce è terminato, ma la Presidente Lagarde ha sottolineato che, a differenza della Fed, la Bce non è ancora pronta a discutere di tagli dei tassi. Anche in questo caso, il mercato è molto più ottimista riguardo ai futuri tagli, scontandone fino a sei. “Per le autorità europee la posta in gioco è alta – spiega ancora Michael Blümke, portfolio manager di Ethenea - Abbassare i tassi troppo presto in un contesto di inflazione persistente e stimoli fiscali costanti sarebbe un errore, mentre mantenere la politica restrittiva troppo a lungo potrebbe causare una recessione economica ancora più grave. Di fatto, la fase finale del percorso verso l'obiettivo del 2% d'inflazione sarà la più complessa e potrebbe richiedere ulteriori sofferenze economiche”.
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