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Occupazione e politiche restrittive

AllianzGI: ''Col mercato del lavoro in calo negli Usa, taglio dei tassi più vicino''

Secondo Greg Meier, Senior Economist, Global Economics and Strategy, l'attuale situazione occupazionale e una consistente disinflazione dei salari e dei beni di consumo potrebbero consentire alla Fed di allentare la politica restrittiva. In Europa giovedì attese novità dalla Bce

di Redazione 21 Gennaio 2024 12:00
financialounge -  AllianzGI banche centrali Greg Meier mercati taglio dei tassi

Dopo la pandemia del 2020 appare sempre più difficile riuscire a interpretare i dati macroeconomici e fare previsioni. Basti pensare ai report quasi quotidiani che talvolta prospettano una recessione imminente e in altri casi presentano invece il “soft landing” come lo scenario più credibile. Come fa notare Greg Meier, Senior Economist, Global Economics and Strategy, nell’outlook settimanale di AllianzGI, nella storia moderna degli Stati Uniti non ci sono precedenti o parametri di misura per una recessione pandemica. La crisi di Covid è responsabile dell’unico episodio di chiusura totale dell’economia nelle statistiche trimestrali statali che partono dal 1947.

DIFFICILE LEGGERE IL MERCATO DEL LAVORO USA


Non esistono precedenti neppure per la mole di “risparmi in eccesso”, vale a dire le migliaia di miliardi di dollari accantonati durante la pandemia perché non c’era modo di spenderli e perché il governo erogava assegni alle famiglie per far fronte all’emergenza. Ma soprattutto non era mai successo che milioni di lavoratori andassero in pensione con tanti anni di anticipo rispetto al previsto. Ecco perché non è semplice capire proprio quello che sta succedendo sul mercato del lavoro statunitense. “Il rallentamento delle assunzioni che si registra in questo momento - spiega Meir - è facilmente ascrivibile alla minore necessità di manodopera delle aziende. Se così fosse, si prospetterebbe un calo della spesa al consumo e forse anche una recessione nel 2024”.

TANTE POSIZIONI APERTE


''Ma questo ragionamento - aggiunge l’analista di AllianzGI - non tiene conto dei cambiamenti avvenuti nella forza lavoro statunitense per effetto del Covid. È vero che la media a 3 mesi delle assunzioni è diminuita da oltre 400mila unità a metà 2022 a sole 165mila unità. Tuttavia, si registra ancora un numero elevato di posizioni lavorative aperte, le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione sono modeste, i consumatori sostengono che è ancora facile trovare lavoro e le società faticano tuttora a coprire le posizioni vacanti''.

L'OCCUPAZIONE CONDIZIONA LA FED


In più le assunzioni pare siano diminuite in parte perché non ci sono abbastanza lavoratori per soddisfare la domanda. “Pertanto - conclude Meier - se il mercato del lavoro continuerà a distendersi gradualmente nel 2024, una consistente disinflazione dei salari e dei beni di consumo potrebbe consentire alla Fed di tagliare i tassi di interesse. Un contesto non necessariamente negativo per la crescita Usa, che ha implicazioni sulle valute globali e sulle politiche delle banche centrali di Europa e Asia”.

ATTESA PER I NUOVI DATI USA


Lunedì, intanto, ci sarà un aggiornamento sull’indice Usa degli indicatori anticipatori dell’economia. “Anche se il consensus si attende il 21° mese consecutivo di contrazione (una serie mai vista in assenza di recessione), ultimamente questo dato appare piuttosto irrilevante”, commenta Greg Meier, Senior Economist, Global Economics and Strategy di AllianzGI.

GIOVEDI' IL PIL DEL 4° TRIMESTRE


Inoltre, secondo i “nowcasts” della Fed, lo scorso trimestre probabilmente gli Usa sono cresciuti del 2,3% circa e il trend sembra tenere anche nel primo trimestre 2024. Per giovedì è prevista la prima pubblicazione ufficiale del governo relativa al Pil del quarto trimestre 2023. Venerdì invece arriveranno i dati sul reddito personale, sulla spesa e sull’inflazione statunitense a dicembre. L’inflazione core annualizzata a 6 mesi dovrebbe attestarsi ancora al target del 2% della Fed.

DISINFLAZIONE IPOTESI CONCRETA


''Le notizie in uscita la prossima settimana riguarderanno le decisioni delle grandi Banche centrali e i dati economici - spiega ancora l’analista di AllianzGI - I sostenitori dell’attuale contesto di crescita disinflazionistica potrebbero veder corroborate le proprie teorie''.

I DATI GIAPPONESI


Oltre ai dati statunitensi, in Asia si attende per martedì la decisione della Banca del Giappone. Alla riunione di dicembre la BoJ ha dichiarato di volersi attenere “pazientemente” alla linea ultra accomodante, segnalando una moderata ripresa della crescita ma anche un rallentamento dell’inflazione core. Mercoledì invece arriveranno i dati sugli scambi commerciali giapponesi di dicembre e gli indici dei responsabili degli acquisti, i PMI, dei settori manifatturiero e dei servizi.

GIOVEDI' LE DECISIONI DELLA BCE


In Europa, invece, giovedì la scena sarà dominata dalle novità della Bce. “Dopo l’ultima sessione dell’autorità monetaria, la presidente Lagarde aveva dichiarato che i funzionari non avevano preso in considerazione un eventuale taglio dei tassi, sottolineando che ‘non è il momento di abbassare la guardia’. Tuttavia - conclude Greg Meier, Senior Economist, Global Economics and Strategy di AllianzGI - dai dati pubblicati di recente dalla Bce risulta che l’inflazione core annualizzata a 3 mesi diminuisce rapidamente avvicinandosi al target del 2%. Altri dati relativi all’Europa riguardano i PMI manifatturiero e dei servizi dell’area euro e l’indice delle attese delle imprese tedesche Ifo".

 

 
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