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Sunday View

Internet e spazio: dallo scontro sui satelliti, al ruolo delle Big Tech

I vari Paesi vogliono limitare alcuni nuovi attori della space economy, mentre queste chiedono più libertà di manovra. Uno scenario ancora defilato, ma che definirà una fetta importante del nostro futuro

di Lorenzo Cleopazzo 14 Gennaio 2024 09:30
financialounge -  big tech Space Economy sunday view

Scegliete quale preferite: un’immensa superficie blu scuro che si espande orizzontalmente, oppure degli enormi blocchi grigi che si innalzano verso l’alto. In mezzo, noi.

Sentirsi piccoli è fin troppo facile. Basta pensare di trovarsi nel bel mezzo dell’oceano o al cospetto di mastodontici edifici, per sperimentare quanto le proporzioni fisiche si ripercuotano nel pensiero. Figurarsi poi se dovessimo iniziare a calcolare le dimensioni di una singola persona rispetto alla Terra, e poi quelle del nostro pianeta rispetto al Sole, e poi quelle del nostro Sistema Solare rispetto alla galassia a cui appartiene, e così via all’infinito. O quasi, perché 46 miliardi di anni luce osservabili sono una bella cifra, ma è comunque quantificabile.

Senza scomodare salti intergalattici alla Star Wars, rimanendo sulle orbite del nostro pianeta ci sono già degli incroci tutti particolari, e non si parla di epici duelli con le spade laser, ma di scontri giuridici e politici a colpi di norme e contro-norme.

In questo episodio di Sunday View parliamo di una discussione che sta passando sottotraccia, ma che deciderà gli equilibri di quaggiù e le prospettive future di lassù.

Siete pronti al decollo?

STAR WARS


Due giganti come Elon Musk e Jeff Bezos stanno già facendo sul serio da un po’, con l’intenzione comune di lanciare sempre più satelliti a bassa orbita per garantire la connessione digitale in ogni angolo del Globo e oltre. Il primo, con la sua SpaceX, è già a quota 5mila satelliti, mentre Bezos è chiamato a rincorrere con il progetto Kuiper. I grandi nomi americani non sono gli unici attori in gioco, dato che sono della partita anche realtà molto più longeve, come le europee Ses ed Eutelsat. E come se non bastasse, c’è sempre da fare i conti con la rediviva Cina, che con la sua China Aerospace Science and Industry vuole mandare in orbita 300 satelliti entro il 2030.

A tutto questo rispondono i rappresentanti di molti Paesi, preoccupati dal possibile sconquasso che si potrebbe creare nel settore. I primi segnali si sono avuti lo scorso novembre, durante l’Itu World Radiocommunication Conference 2023 – la conferenza quadriennale gestita dall’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni, affiliata all’Onu –. Musk e altri ‘sbarbatelli’ del settore avrebbero chiesto di alleggerire le regole sulla gestione dello spazio satellitare, causando la reazione di molti paesi tra cui Brasile, Indonesia, Giappone e altri.

Per quanto possa sembrare strano, lo spazio per fissare un satellite in orbita e lo spettro radio di cui usufruirebbe, non sono illimitati. Un’eccessiva presenza rischierebbe di otturare servizi imprescindibili per il nostro pianeta come le previsioni meteorologiche, le telecomunicazioni, la navigazione, la gestione ambientale e le svariate declinazioni della sicurezza nazionale. Qui c’è molto in gioco: troppo o troppo poco sono due estremi che i regolatori della Space economy non possono permettersi. Meglio rimanere in un range più armonico, come direbbe qualcuno.

KÓSMOS


Il concetto di ‘spazio’ è terribilmente versatile. Noi oggi lo possiamo utilizzare in diversi modi, non ultimo per definire la porzione di superficie occupata da un oggetto o il luogo dove orbitano i corpi celesti. Per questa seconda voce, invece, gli antichi greci usavano una parola molto più evocativa e fuori da ogni doppia interpretazione: kósmos, lo stato ordinato di un insieme. Questo contrario di ‘caos’ poteva essere usato in molti modi, ma chi lo attribuì con maggiore forza alla dimensione celeste, fu Pitagora.

La scuola dei pitagorici poneva il numero alla base di tutto: principio dell’esistenza, linguaggio della natura e – appunto – misura dell’ordine. Tutto era traducibile in calcoli matematici, e quest’armonia era la cosa più bella e pura che potesse essere colta. Una delle sue applicazioni migliori? Proprio lassù, nel cielo degli astri. Per loro i corpi celesti avevano tutte le carte in regola per essere ammirati: erano fatti di etere, un mitologico quinto elemento – dopo acqua, aria, fuoco, terra – eterno ed incorruttibile, e in più il loro movimento nel cielo era esprimibile matematicamente. In questo ordine cosmologico si creava una vera e propria musica, un’armonia celeste nelle proporzioni che si rifletteva in un’armonia di suoni. Per Pitagora e la sua ciurma, l’uomo non poteva ascoltarla con l’orecchio, ma poteva coglierla con l’anima. Un’eufonia di calcoli e rapporti precisi e ben fissati, un po’ come quelli che servono oggi per lanciare un satellite. O per decidere quando ce ne sono troppi in orbita.

UN PICCOLO PASSO PER L’UOMO...


Va detto che Pitagora era un personaggio: non si è neanche certi che sia esistito! Dalle fonti si dice che si presentasse agli altri con una tunica bianca che lo ricopriva dalla somma della testa alla pianta dei piedi, e poi alcuni dei suoi discepoli più stretti lo avrebbero addirittura visto levitare. Dicevamo: era un po’ un personaggio. E la storia della musica celeste non è neanche la cosa più stramba che abbia lasciato ai suoi. Tralasciando divieti come quello di mangiare le fave o affilare i coltelli – perché sì, tra i pitagorici c’era anche questo –, il nostro “levitatore” di bianco vestito diceva che lo spazio è limitato. Per gli antichi pensatori greci era normale, dato che il concetto di infinito era da evitare a tutti i costi, ma per noi uomini del nostro secolo potrebbe non essere così. L’Universo è potenzialmente infinito, eppure gente come Musk e Bezos stanno imparando quanto possa essere limitato attorno al nostro pianeta.

Loro faticano a incastrare i loro satelliti tra regole e regolatori, mentre questi mettono le norme della space economy sotto la lente d’ingrandimento. In tutto il mondo si stanno valutando sempre più soluzioni per trovare una quadra e regolare le attività, con diversi esempi d’applicazione anche a livello nazionale – come quella che si sta discutendo in Italia – e prospettive internazionali. Certo si vuole limitare lo strapotere di alcuni per evitare un disagio di molti – o quantomeno così si dice –, però ciò che conta ora è che lo spazio è ormai a tutti gli effetti una nuova frontiera dell’economia globale. E visto quanto c’è in ballo, forse la guerra dei satelliti dovrebbe prendere spunto dall’armonia e dall’ordine che avevano in mente i pitagorici

BONUS TRACK


In futuro internet non mancherà di certo, sia sulla Terra che nello spazio. E visto che si parla già di viaggi e vacanze sulla Luna, bisogna sperare che non si usi il 5G per ordinare un delivery fin lassù.
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