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Politica monetaria

Ethenea spiega perché la Bce sarà la prima a tagliare i tassi nel 2024

La crescita sostenuta dei salari e gli incentivi fiscali suggerirebbero un proseguimento con la politica restrittiva ma secondo Michael Blümke (Ethenea) la BCE taglierà i tassi per non penalizzare l'economia

di Leo Campagna 22 Dicembre 2023 12:36
financialounge -  banche centrali BCE Ethenea Michael Blümke

Il ciclo di rialzo dei tassi della Bce sembra essere giunto al termine alla luce del calo dell’inflazione. Tuttavia, la crescita sostenuta dei salari e gli incentivi fiscali suggerirebbero un proseguimento con la politica restrittiva. Michael Blümke, Portfolio manager di Ethenea, ritiene invece che la BCE taglierà i tassi prima della Federal Reserve statunitense, per non penalizzare l'economia. D’altra parte, gli ultimi dati segnalano una sostanziale stagnazione dell’eurozona, con una crescita debole per il quarto trimestre 2023 mentre gli indicatori anticipatori Pmi (Purchasing Managers' Index) rimangono in territorio negativo per il sesto mese consecutivo.

CONTINUANO A SCENDERE LE VENDITE AL DETTAGLIO


Osservando invece il mercato del lavoro si nota un rallentamento significativo della crescita dell'occupazione: vengono infatti creati sempre meno posti di lavoro e il tasso di disoccupazione è salito al 6,5%. Inoltre, è vero che emergono i primi segnali di miglioramento nel settore manifatturiero mentre la fiducia dei consumatori si stia stabilizzando (sebbene su un livello molto basso) tuttavia continuano a scendere le vendite al dettaglio.

UN CONTESTO SFIDANTE PER LA BCE


Questo clima poco favorevole alla crescita e, peraltro, senza una tendenza chiara dell’economia, crea un contesto sfidante per la BCE. Un taglio dei tassi d'interesse troppo presto potrebbe essere controproducente, in un contesto di inflazione persistente e stimoli fiscali costanti. Una politica restrittiva troppo a lungo potrebbe aggravare la recessione. Secondo Blümke la banca centrale europea propenderà per non penalizzare l'economia e quindi potrebbe essere la prima a tagliare i tassi nel 2024.

IMPROBABILE UNA RECESSIONE USA NEL PROSSIMO FUTURO


Cosa aspettarsi invece negli Stati Uniti? L’economia USA, cresciuta di quasi il 5% annualizzato nel terzo trimestre, sta perdendo slancio e negli ultimi tre mesi dell'anno dovrebbe registrare una crescita del Pil del 2%. “Riteniamo improbabile una recessione nel prossimo futuro, visto l'imminente anno di elezioni che dovrebbe garantire una politica fiscale espansiva, nonostante il disavanzo di bilancio record” fa sapere il manager di Ethenea.

DATI INCORAGGIANTI SUI CONSUMI USA


In secondo luogo, aggiunge Blümke, mentre i dati sui consumi americani sono incoraggianti, il mercato del lavoro è sostanzialmente solido. E’ vero, ammette il manager,che  il tasso di disoccupazione è salito al 3,9% e le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione sono in lieve aumento ma restano numerose le offerte di lavoro mentre il numero totale di licenziamenti è ancora lontano dai livelli indicanti una recessione.

LA FED DOVREBBE RESTARE IN ATTESA


“Per quanto riguarda l'inflazione, che ha continuato a scendere, ma le aspettative sui prezzi al consumo restano elevate. Motivo per cui la Fed dovrebbe preferire restare in attesa per qualche mese prima di intervenire, analizzando con estrema cura i rischi di un'inflazione elevata e prolungata, rispetto a quelli di una stretta monetaria eccessiva” spiega Blümke.

LA SITUAZIONE IN CINA


Il Portfolio manager di Ethenea conclude la sua analisi approfondendo la situazione in Cina, dove la ripresa economica prosegue a un ritmo moderato nel quarto trimestre. Le autorità di Pechino sono impegnate nel fornire incentivi monetari e fiscali mirati per contrastare gli effetti della crisi del settore immobiliare, e le prospettive di crescita risultano in graduale miglioramento. Inoltre, la ripresa trainata dai consumi inizia a influire positivamente sulla produzione industriale.

PECHINO NON SARA’ PIU’ LA LOCOMOTIVA DELLA RIPRESA GLOBALE


“Tuttavia, gli investimenti hanno accusato un calo dell’11,3% rispetto al 2022 a causa dell'impatto negativo del settore immobiliare. A novembre le aspettative sull'attività economica futura erano deboli e segnalavano un ristagno nei prossimi trimestri con peraltro un concreto rischio di deflazione. Un contesto nel quale la politica monetaria deve rimanere espansiva per favorire una ripresa autosufficiente”, spiega Blümke convinto che la Cina non sarà più la locomotiva della ripresa globale, come avvenuto durante le ultime crisi.
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