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Investimenti sostenibili

Rapporto Create Research - Amundi: i piani pensionistici credono negli investimenti Esg

Nonostante una battuta d'arresto nel 2022, l'interesse per i prodotti Esg resta sostenuto e si prevedono opportunità grazie all'evoluzione dei mercati dei capitali. L'azionariato rappresenta l'asset class più utilizzato nelle strategie Net Zero

di Redazione 14 Dicembre 2023 16:24
financialounge -  Amundi create research investimenti Esg mercati piani pensionistici Vincent Mortier

Il brutale mercato orso dello scorso anno ha colpito un'ampia gamma di strategie d'investimento, compreso gli Esg. Una battuta d’arresto temporanea e non una tendenza irreversibile. Secondo un nuovo rapporto pubblicato da Create Research e da Amundi, infatti, gli investimenti Esg continuano a essere considerati per la creazione di valore nel lungo periodo, nell'era del riscaldamento globale e della disuguaglianza sociale.

FORTE INTERESSE DEI PIANI PENSIONISTICI


L’indagine si basa sulle risposte di 158 piani pensionistici a livello globale, che gestiscono un patrimonio di 1.910 miliardi di euro. L'obiettivo era quello di fare luce sull’evoluzione dell'investimento Esg dopo gli eventi eccezionali del 2022. E da quanto emerge, l'interesse per questo tipo di investimenti da parte dei piani pensionistici rimane forte nonostante il declino del mercato dell’anno scorso. Il 2022 è stato infatti caratterizzato da un aumento dell'inflazione globale e dall'invasione russa dell'Ucraina che ha scosso i mercati dei capitali. Gli investimenti Esg hanno risentito della conseguente discesa dei mercati, e ciò ha ricordato agli investitori che non sono immuni dalle tendenze del mercato.

PREOCCUPAZIONI PER LE POLITICHE USA


Dal report emerge che il 63% degli intervistati ha sperimentato le conseguenze di scommesse settoriali intempestive, poiché le azioni del settore dell’energia hanno preso il sopravvento sugli obiettivi di decarbonizzazione, mentre il 53% si è detto preoccupato per l’atteggiamento politico avverso all’Esg negli Stati Uniti, il più grande mercato di fondi al mondo. Tuttavia, il consensus sindica che, come strategia, l'Esg sarà caratterizzata da battute d'arresto periodiche dovute a una dinamica più ampia che ha poco a che fare con gli investimenti Esg in sé.

PREVISTO UN AUMENTO DELLE QUOTE ESG IN 3 ANNI


La maggior parte degli intervistati (79%) ritiene che i fattori Esg non danneggeranno la performance nel lungo periodo. Di conseguenza, l'interesse rimane alto e gli investimenti Esg continueranno ad essere ben radicati nel panorama previdenziale. Nei prossimi tre anni, il 53% degli intervistati prevede un aumento della quota di investimenti Esg nei propri portafogli a gestione attiva e il 49% in quelli a gestione passiva.

"INTERESSE INCORAGGIANTE"


"Nonostante il colpo inferto nel 2022 alle strategie Esg - commenta Vincent Mortier, Group Chief Investment Officer di Amundi - è incoraggiante vedere un tale ottimismo da parte degli investitori istituzionali. L'indagine di quest'anno rivela un quadro positivo e un forte interesse dei piani pensionistici per l'Esg, e non dovremmo sottovalutare il potere di questo gruppo nello spostare l'ago della bilancia quando si tratta di avere un impatto".

COME CENTRARE IL DUPLICE OBIETTIVO DEGLI ESG


Dal report emerge anche la richiesta affinché l’Esg non sia considerato solo finanza filantropica. Un intervistato ha affermato: "Vogliamo avere prove chiare sul fatto che i nostri investimenti Esg ottengano risultati positivi sia dal punto di vista finanziario che a livello sociale". Gli investimenti Esg hanno infatti un duplice obiettivo: generare ricchezza, ma fare anche la differenza per la società in generale. “Per far sì che i loro portafogli raggiungano questa duplice finalità - spiegano da Amundi - i nostri intervistati hanno evidenziato due tipologie di obiettivi. La prima riguarda elementi di base dell'investimento: minimizzare i rischi legati ai fattori Esg (57%), aumentare i rendimenti dalle opportunità correlate (53%), cercare di ottenere benefici in due direzioni, attraverso rendimenti sia sociali e ambientali sia finanziari (51%) e ridurre la volatilità del portafoglio (34%). In particolare, solo il 14% è disposto a raggiungere gli obiettivi Esg a scapito dei rendimenti del portafoglio. La seconda riguarda questioni secondarie, come affrontare i trade-off tra i pilastri E, S e G (49%) e ridurre i rischi operativi e reputazionali (34%)”.

I FATTORI DI SPINTA


Sono diversi i fattori che spingono i piani pensionistici verso gli investimenti Esg, inclusa la mutevole natura del mercato dei capitali e l’azione politica per il clima. I mercati dei capitali si stanno evolvendo e gli utili non sono più l'unico obiettivo. Le aziende devono infatti promuovere gli interessi degli azionisti, dei dipendenti, dei clienti e delle comunità. I mezzi principali utilizzati dai piani pensionistici per migliorare gli interessi degli stakeholder sono la stewardship e il proxy voting (68%), l'investimento in società best-in-class con punteggi Esg elevati o in via di miglioramento (56%), l'integrazione dei fattori Esg nel processo di investimento (52%), l'esclusione di società con rating Esg scadenti (41%) e l'impact investing (35%). L’azione politica per il clima è un altro potente fattore di spinta. Attualmente, un piano pensionistico su due ha una strategia Net Zero e uno su quattro riferisce di "lavori in corso".

PREFERENZA PER L'AZIONARIO


Per quanto riguarda l’asset class più adeguata per raggiungere l'obiettivo climatico Net Zero entro il 2050, il 50% degli intervistati preferisce l’azionario. “Questo perché le azioni consentono di esercitare stewardship e proxy voting con maggiore efficacia - spiegano da Amundi – inoltre offrono una pronta liquidità e possono facilmente puntare a modelli di business esclusivamente Esg come le energie rinnovabili, nonché a settori in cui le emissioni di carbonio sono difficili da abbattere, come il cemento e l'acciaio”. Le obbligazioni rappresentano la seconda preferenza (41%), “poiché un numero sempre maggiore di piani pensionistici entra nella fase di liquidazione a causa dell'invecchiamento demografico, le obbligazioni verdi, sociali e legate alla sostenibilità sono diventate interessanti”. Gli asset alternativi sono al terzo posto (38%). In ordine di importanza, l'accento è posto su infrastrutture verdi, edilizia verde, private equity e private debt.
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