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L'intervista

Obbligazioni dei mercati emergenti, abrdn indica prospettive e opportunità

Brett Diment (abrdn) rivela la preferenza per l’America Latina, visti gli interessanti tassi reali, e per l’India, un Paese in rapida crescita che da anni sovraperforma, e come cogliere le occasioni nei mercati di frontiera

di Leo Campagna 20 Novembre 2023 14:28
financialounge -  abrdn brett diment debito mercati emergenti mercati emergenti

La crescita dei mercati emergenti dovrebbe rallentare meno velocemente di quella dei mercati sviluppati mentre la politica monetaria dei Paesi in via di sviluppo è, nel complesso, pronta a sostenere l’economia. Abbiamo chiesto a Brett Diment, Head of Global Emerging Market Debt di abrdn, se questo favorisca l’investimento sul debito dei mercati emergenti.

“Rimaniamo ottimisti sui mercati emergenti con molti casi di ripresa, tra cui ristrutturazioni nei bond sovrani africani, politiche favorevoli al mercato in Nigeria e un ritorno a una certa forma di ortodossia economica in Turchia. I rendimenti attuali sembrano interessanti, ma siamo cauti nei confronti dei Paesi con programmi di rimborso impegnativi mentre, dal punto di vista regionale, preferiamo l’America Latina visti gli interessanti tassi reali”, ha esordito l'esperto di abrdn.

A questo proposito, qual è la vostra view in particolare sul debito dei mercati emergenti in valuta locale?


Siamo ottimisti alla luce del fatto che i tassi di inflazione headline in tutti i Paesi emergenti sono diminuiti con i prezzi delle materie prime (in particolare alimentari ed energetiche) con possibili sorprese al ribasso sul carovita con potenziale per tagli dei tassi di interesse. Paesi come Perù, Cile, Brasile e Ungheria hanno già ridotto i tassi. È chiaro che sarà fondamentale essere selettivi, data la significativa variazione del ciclo di inflazione e di politiche tra i vari Paesi dei mercati emergenti.

Guardando alle obbligazioni societarie dei mercati emergenti, ritenete che possano costituire una valida fonte di reddito e diversificazione?


Sì, nonostante la recente volatilità e un outlook globale incerto, i fondamentali del credito emerging markets rimangono solidi, con i livelli di indebitamento bassi e il rischio di default concentrato su determinati settori del mercato. Le aziende dei mercati emergenti offrono ancora un buon valore rispetto agli Stati Uniti se si considera lo spread rispetto ai titoli di Stato, specialmente per i rating BBB e BB. Inoltre il finanziamento netto (la differenza tra nuove emissioni e titoli in scadenza) rimarrà negativo anche perché le aziende si rivolgono a fonti alternative come i mercati obbligazionari locali per ottenere liquidità.

Per quali ragioni nell’ambito delle obbligazioni dei mercati di frontiera, dove i rendimenti sono piuttosto elevati con una duration inferiore, preferite adottare un approccio d’investimento svincolato dai benchmark (unconstrained)?


Investire in un fondo dedicato alle economie di frontiera può offrire una gamma di opportunità di diversificazione tra 40-45 Paesi, con rendimenti ancora più elevati dei Paesi emergenti. L’approccio svincolato da un benchmark ci consente di ricercare le opportunità di investimento più interessanti sia tra i bond sovrani che quelli societari, il che può contribuire a massimizzare il potenziale di rendimento e a minimizzare il rischio.

Infine, perché definite l’investimento in obbligazioni indiane “un diversificatore necessario” di portafoglio?


La solida posizione fiscale dell’India e il costante recupero della crescita contribuiscono in parte alla sua bassa correlazione con altri mercati. La volatilità della rupia, che si attesta vicino al minimo degli ultimi 18 anni (3,4%), è molto più bassa rispetto alla volatilità delle valute estere dei Paesi dei mercati G10 e di quelli emergenti, grazie ad una rigorosa regia della Reserve Bank of India (RBI) che ha accumulato riserve di cambio per circa 600 miliardi di dollari, tra le più alte al mondo. Dal picco del 2022 l’inflazione è diminuita costantemente, il che ha permesso alla banca centrale indiana di mantenere i tassi fermi da febbraio. Riteniamo che l’inflazione toccherà il 4,5% l’anno prossimo, grazie a forti effetti di base. Ciò dovrebbe consentire alla Banca Centrale di ridurre il suo tasso di interesse di un range fino all’1% nel 2024. A favore dei bond indiani gioca anche la recente decisione di JP Morgan di includerli nel suo indice di mercati emergenti di riferimento (GBI-EM, a partire da giugno 2024). Un’accessibilità crescente significa una diversificazione potenziata e un’esposizione a un mercato obbligazionario relativamente stabile, ad alto rendimento e ampio di un Paese in rapida crescita che da anni sovraperforma costantemente.
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