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Cos’è l’euro digitale, la moneta 2.0 per difendere la Bce

Quando, come e perché: tutte le risposte sull’euro digitale, la new era della nostra valuta che piace a Bruxelles ma meno alle banche

di Lorenzo Cleopazzo 22 Ottobre 2023 09:30
financialounge -  Euro digitale mercati sunday view

Bip, bip, bip. Un suono cadenzato, meccanico, eppure famigliare. Bip, bip. Lo avete sentito migliaia di volte, qualche decina solo in quel momento. Bip. La fila scorre, avete già messo la spesa sul nastro. Bip, bip, bip. Quel suono, che prima apparteneva ad altri, ora è tutto vostro. Bip, bip. Iniziate a imbustare, di fretta per non bloccare la coda, ma senza voler apparire trafelati. La cassiera vi guarda, se è in buona sorride, e vi dice il totale. Voi tirate fuori il contante, rigorosamente in cifra tonda, per pagare un conto che è rigorosamente in decimali dispari. Arriva quel momento, quella scena da cinema neorealista in cui vi chiedono: "Non è che avrebbe un euro, così gliene do dieci di resto?". Mentre cerchiamo di riportare alla mente le nozioni basilari della matematica, il nostro volto assume un bouquet di espressioni da attori navigati, e le nostre mani fanno finta di cercare nelle tasche quella moneta che, in fondo, sappiamo di non avere. Risultato? Nessun Oscar per l’interpretazione, ma tasche piene di monetine.

Ci vorrebbe un metodo più comodo e semplice per pagare. Questo qualcosa c’è già – più o meno –, ma quando sarà attivo? Sostituirà completamente la moneta? Ma è come pagare con la carta?

Nel Sunday View di questa domenica rispondiamo a tutte le domande sull’euro digitale, e vediamo come questo progetto non è così futuristico come può sembrare.

IL FUTURO PRESENTE


“Una forma digitale di contante, emessa dalla banca centrale e accessibile a chiunque nell’area dell’euro”. Questa la definizione data dalla Bce. Un’idea avveniristica che ha già cominciato a prendere forma nella mente della politica europea, che sceglierà come e quando metterla in circolazione in alternativa – non in sostituzione – a quella tradizionale. Le modalità di utilizzo non si discostano da quelle di un pagamento digitale tramite smartphone, già ampiamente in uso. Ma allora cosa cambia? Cambia che a differenza della propria carta di credito o debito, non si pagherà nessuna commissione, evitando di essere guardati male se chiedete il POS al barista per pagare un caffè. Va anche detto che una prospettiva simile non piace molto alle banche e alle società di carte di credito/debito, anche se il nostro continente è molto più compatto sul progetto rispetto agli americani – fa strano essere più avanti di loro, vero? –, con la Fed che deve vedersela col gotha di Wall Street.

Ma perché un euro digitale? Perché si vuole difendere la nostra moneta dall’incedere di criptovalute e affini, con le Big Tech che già fanno le prove generali per una rete di pagamenti dedicati ai propri clienti. E a pensarci bene sembrano tutte belle illusioni, di quelle uscite da Ritorno al Futuro come le auto che volano o le sneakers che si allacciano da sole. Ma a pensarci bene bene bene, il futuro dei pagamenti è molto più attuale di quanto non crediamo.

UN BATTITO DI MANI


“Il futuro è adesso”, “il presente è già passato” e altre frasi da filosofia spiccia che però contengono una grande verità: il tempo è relativo. Einstein? No, Luciano De Crescenzo.

In moltissimi lo conosceranno: autore di libri e di film, mai scontato, mai noioso nelle sue spiegazioni. Sempre molto incisivo. Un po’ come quando disse che il tempo non esiste. Noi abbiamo scritto poco fa che “è relativo”, ma dire che una costante come il tempo dipenda da altri fattori – privandola, quindi della sua indipendenza – è come annullarla. Significa renderla un elemento come tanti, passibile di differenti interpretazioni, che in fondo è quanto diceva il filosofo italiano quando affermava che il tempo lo si può vivere anche orizzontalmente, dilatandolo e restringendolo a seconda delle esperienze che viviamo e dal come le osserviamo. Ecco che allora un battito di mani è già passato nel momento in cui avviene, il presente non può esistere nel suo senso tradizionale, ché è un insieme di attimi già avvenuti e altri non ancora compiuti. Nel momento in cui state leggendo questo articolo, i vostri occhi stanno creando il passato e il futuro assieme, restringendo lo spazio – temporale – che ci separa dal lancio dell’Euro digitale.

BRONZINI


In un certo senso questa fase embrionale della moneta 2.0 è come il battito di mani di De Crescenzo, come leggere delle automobili per un uomo dell’800 o per uno del 2000. Ė pensare che qualcosa che a noi sembra futuristico, un domani sarà di uso comune. Perché ormai il mondo è così: nasce, cresce e si digitalizza in un batter di mani. La domanda sul “quando” legata alla nostra valuta 2.0 è relativa, come il concetto a cui si riferisce. Potremmo rispondere dicendo che la prima fase d’implementazione comincerà nel novembre 2023, dopo i primi due anni di studi, ma sarebbe sbagliato accontentarsi dopo quanto abbiamo scritto. Anziché pensare il tempo in modo tradizionale, facciamolo con una prospettiva trasversale come suggeriva De Crescenzo: non focalizziamoci su com’era prima e su come sarà poi, perché la verità è che tutto questo è già molto reale. L’euro digitale promette di difendere la nostra economia dall’incedere del progresso combattendolo con un altro progresso, meravigliosamente famigliare. Allora ci sentiremo – se non ci sentissimo già – più sicuri e comodi, proprio come i nostri pantaloni senza le tasche piene di monetine. E al diavolo i bronzini.

BONUS TRACK


La Bce e le Banche nazionali si muovono nella direzione giusta: l’euro digitale ci aiuterà anche nelle piccole cose. Il prossimo passo saranno i carrelli della spesa col POS.
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