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Lo scontro

Nuova stretta degli Usa all'export in Cina di chip per l'intelligenza artificiale

L'amministrazione Biden prende ulteriori misure per evitare che la tecnologia Usa potenzi l'apparato militare cinese

di Stefano Silvestri 18 Ottobre 2023 11:17
financialounge -  chip cina

Mentre in Ucraina e in Israele infuria una guerra tradizionale e ben visibile, da qualche anno tra Stati Uniti e Cina è in corso un altro tipo di battaglia, commerciale e sottotraccia. Quella cioè per il predominio tecnologico, le cui ripercussioni nell’epoca delle intelligenze artificiali possono essere catastrofiche. Per i perdenti, ovviamente.

LO SMARTPHONE DELLA DISCORDIA


È dall’amministrazione Trump in poi che le misure commerciali verso la Cina si sono via via fatte più stringenti in ambito tecnologico. Ad esempio, escludendo Huawei da Android e dai servizi di Google, fatta eccezione per quelli open source. Poi minacciando di bandire TikTok dagli app store statunitensi. Infine, vietando alle aziende americane Nvidia e AMD di vendere ai cinesi chip avanzati per l’IA.

Si tratta di misure, queste ultime, particolarmente care all’amministrazione Biden, che però non paiono aver offerto i risultati sperati. Sia perché i chip “depotenziati” che i cinesi hanno potuto comprare in questi anni erano comunque superiori a quelli prodotti internamente; sia perché, nonostante tutto, lo scorso settembre Huawei ha messo sul mercato gli smartphone Mate 60 e 60 Pro. Nonostante i materiali “arretrati” a disposizione della cinese SMIC, entrambi vantano una tecnologia a 7nm e connettività 5G, con risultati prossimi ai top di gamma.

NUOVO GIRO DI VITE


Probabilmente in risposta al fatto che sta recuperando lo svantaggio imposto, l'amministrazione Biden ha ideato nuove misure volte a rallentare lo sviluppo tecnologico cinese. In vigore tra 30 giorni, esse ampliano le limitazioni riguardanti una serie di microchip e i relativi macchinari di produzione a molti paesi, tra cui Iran e Russia.

Sono poi state aggiunte alla lista nera delle società cinesi con cui è vietato collaborare quali Moore Threads e Biren, specializzate nella progettazione di chip. Non solo: come indicato da Gina Raimondo, capo del Dipartimento di Commercio Usa, durante una conferenza stampa, tali normative avranno ora un aggiornamento "annuale".

Il fine principale è limitare l'accesso cinese ai “semiconduttori di punta con potenziale impatto nel settore dell'intelligenza artificiale e dell'informatica, strategici per l'ambito militare cinese”. Raimondo ha sottolineato che non c'è l'intenzione di danneggiare economicamente la Cina, confermando che le acquisizioni cinesi di semiconduttori provenienti dagli Stati Uniti proseguiranno per un valore di diversi miliardi di dollari.

Di diverso avviso il governo cinese, che ha espresso un “deciso disaccordo” nei confronti delle nuove direttive, evidenziando come queste “misure unilaterali, dettate da un'agenda politica, vadano contro i fondamenti dell'economia di mercato e possano compromettere l'equilibrio dell'ordine commerciale internazionale”.

L’ALLARGAMENTO DELLE CONTROMISURE


Scrivevamo poco fa di Iran e Russia, ma sono anche altri i Paesi a essere caduti sotto la scure dell’amministrazione Biden. Le recenti disposizioni, infatti, restringono l'esportazione di microchip avanzati a oltre 40 nazioni che potrebbero successivamente reindirizzarli in Cina. Secondo quanto riportato da Reuters, non sarà consentito spedire chip a filiali di imprese globali se la loro casa madre è localizzata in Cina, Macao o in altre nazioni sottoposte a restrizioni.

La gestione Biden, in nome della sicurezza nazionale, ha poi esteso a 21 nazioni all’infuori dalla Cina le restrizioni per quanto riguarda le attrezzature necessarie alla fabbricazione di chip, includendo sistemi di litografia ultravioletta profonda (DUV). Si tratta di una tecnologia di produzione dei chip che, pur essendo meno sofisticata rispetto alla tecnica ultravioletta estrema (EUV), può comunque portare a risultati pressoché uguali, sebbene a un costo superiore.

LE REAZIONI DEI PRODUTTORI


Malgrado le nuove restrizioni, l'americana Nvidia ha annunciato la sua intenzione di aderire alle nuove regole, sostenendo di non prevedere ripercussioni rilevanti per le sue performance nel breve periodo. Il valore delle azioni Nvidia è comunque calato del 3,7%, mentre quelle di AMD e Intel hanno indicato decrementi rispettivamente dello 0,6% e dell'1%. I titoli della concorrente Lam Research non hanno mostrato variazioni, mentre quelli di Applied Materials hanno segnato una crescita dello 0,6%; KLA infine ha registrato una flessione dell'1,3%.

Wolfe Research, in una comunicazione ai suoi clienti, ha espresso l'opinione che ulteriori limitazioni alle attrezzature per semiconduttori non produrranno risultati di lungo periodo rilevanti. L'Associazione dell'Industria dei Semiconduttori ha invece mostrato preoccupazione circa le possibili ripercussioni di queste nuove direttive. E ha sollecitato l'amministrazione Biden a collaborare coi partner internazionali, affermando che “misure unilaterali troppo severe potrebbero compromettere l'ambiente industriale dei semiconduttori negli USA, senza necessariamente rafforzare la sicurezza interna”.
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