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L'analisi

La Financière de l'Échiquier: 'La guerra contro l'inflazione non è ancora vinta'

Nonostante molti economisti sostengano che la partita sia ormai chiusa, Clément Inbona, gestore di LFDE, mette in guardia: "Quella contro l'inflazione è una battaglia lunga, di logoramento, che si svolge a lungo termine"

di Davide Lentini 17 Ottobre 2023 12:57
financialounge -  Clément Inbona Inflazione Usa La Financière de l'Echiquier mercati

Dopo l’ultima decisione della Fed di non alzare ulteriormente i tassi di interesse, gli analisti si sono interrogati sulla possibilità che quello fosse il segnale che la guerra all’inflazione fosse finita e si fosse arrivati al vertice dei rialzi. Addirittura Paul Krugman, premio Nobel per l’economia del 2008, dopo la pubblicazione dei dati sull’inflazione statunitense di settembre, ha lanciato un tweet su X che ha fatto molto discutere: “La guerra contro l'inflazione è finita. Abbiamo vinto, a un costo molto basso”, ha scritto. Ma “il suo cantar vittoria potrebbe sembrare prematuro”, commenta Clément Inbona, gestore di La Financière de l'Échiquier. E spiega perché.

COME E' STATA MISURATA L'INFLAZIONE USA


“Il tweet di Krugman era corredato da un grafico con una misura dell'inflazione calcolata su un perimetro ristretto, lontano dal paniere medio di una famiglia americana - osserva Inbona - Escludendo i prodotti alimentari, l'energia, gli alloggi e i veicoli di seconda mano, il paniere di beni e servizi riduce di quasi 2/3 il perimetro della misura tradizionale dell'inflazione al consumo. Per giunta, il periodo di osservazione di 6 mesi annualizzato fa sì che il risultato sia ancora più lusinghiero, portando la misura del rialzo dei prezzi ad appena l'1,9%. In altri termini sono inclusi i soli fattori che contribuiscono alla misura complessiva dell'inflazione, che stanno attualmente rallentando più rapidamente. A settembre, infatti, gli alloggi, l'energia e i prodotti alimentari sono stati i principali responsabili dell'aumento dei prezzi durante l'ultimo mese e l'ultimo anno”. Si può avere quindi “una misura dell'inflazione senza tener conto dell'aumento dei prezzi?”, si chiede il gestore di LFDE.

"PER ORA LA FED NON PARLA DI TAGLI DEI TASSI"


L'inflazione totale e la sua misura meno volatile, che esclude l'energia e l’alimentazione, stanno sì arretrando da diversi mesi ormai, “ma la battaglia è tutt’altro che vinta”, osserva ancora Clément Inbona. In effetti siamo ancora ben al di sopra dell'obiettivo del 2% fissato dalla Fed. “Del resto - aggiunge il gestore di La Financière de l'Échiquier – i membri della Fed che di recente hanno comunicato parecchio, si sono ben guardati dal prevedere dei tagli dei tassi nei prossimi mesi o trimestri, segno che l'analisi di Paul Krugman è tutt'altro che condivisa da coloro che vigilano sui tassi d’interesse”.

L'ECONOMIA STATUNITENSE RESISTE


Diverso è il giudizio di Inbona per la seconda frase del tweet ‘Abbiamo vinto, a un costo molto basso’:  quest'affermazione "sembra più realistica - dice - La Fed ha appena attuato la stretta monetaria più veloce degli ultimi 40 anni, con dei danni collaterali finora omeopatici. E se la traiettoria futura non emerge chiaramente dalla lettura degli ultimi sondaggi sul mercato del lavoro, gli Stati Uniti continuano a registrare una situazione di piena occupazione. Anche la crescita economica ha retto bene. Attesa oggi al + 2,1% nel 2023, sostenuta da consumi resilienti e dalle ingenti spese di bilancio, è stata costantemente rivista al rialzo dall’inizio dell’anno. Infine, i mercati finanziari hanno superato questa stretta senza troppi scossoni, nonostante l'inasprimento in atto delle condizioni finanziarie”.

"PREMATURO PENSARE DI AVER VINTO LA BATTAGLIA"


In conclusione, per Inbona “affermare che la guerra contro l'inflazione sia già stata vinta sembra prematuro, come insegna la storia economica. Gli ultimi episodi di febbre inflazionistica di questa portata risalgono agli anni Sessanta e Settanta. Ogni scossa d'inflazione è stata seguita da una scossa di assestamento, che ha costretto la Fed a inasprire nuovamente la politica monetaria, provocando un netto rallentamento dell'economia o addirittura una recessione, e a volte un radicale inasprimento della politica monetaria verso tassi vicini al 20%, e superiori quasi del 10% rispetto al tasso d'inflazione registrato in certi periodi”.

"RIVENDICARE GIÀ LA VITTORIA PUO' AVERE EFFETTI DEVASTANTI"


Per il gestore di La Financière de l'Échiquier quindi, “la guerra contro l'inflazione è una guerra di logoramento che si svolge a lungo termine. Abbandonare il campo di battaglia e rivendicare la vittoria troppo presto può avere delle ripercussioni devastanti. Speriamo che i membri della Fed ne siano ben consapevoli, a differenza di alcuni commentatori economici”.
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