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Materie prime

Attacco a Israele: si allontana l’accordo con i sauditi per l’aumento della produzione di petrolio

Secondo Hakan Kaya, gestore di Neuberger Berman Commodities Fund, il conflitto potrebbe influire sul rincaro del greggio (e quindi sull'aumento dell'inflazione) perché cambierebbe lo scenario degli accordi tra israeliani e sauditi e anche la posizione degli Stati Uniti nei confronti dell’Iran, accusato di aver sostenuto i terroristi di Hamas

di Annalisa Lospinuso 10 Ottobre 2023 12:52
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Le nuove tensioni in Medio Oriente cambiano lo scenario nel mercato delle materie prime. Lo scorso weekend abbiamo assistito a uno dei più gravi attacchi terroristici di Hamas contro Israele degli ultimi decenni che ha creato ulteriore scompiglio sui mercati finanziari, già provati da mesi di tensioni economiche e geopolitiche globali. La reazione principale si è avuta sul settore energetico che vede allontanarsi la possibilità di una normalizzazione a breve termine delle relazioni tra Arabia Saudita e Israele, come sottolinea l’analisi di Hakan Kaya, gestore di Neuberger Berman Commodities Fund, e di una discesa dei prezzi del petrolio. Il timore è un rialzo del greggio possa sostenere inflazione, con ripercussioni sia sulle azioni sia sulle obbligazioni, vanificando le azioni delle banche centrali.

SI ALLONTANA L'ACCORDO TRA ARABIA SAUDITA E ISRAELE


“Prima di questi sviluppi – dice il gestore di Neuberger Berman – i colloqui in corso per la normalizzazione tra Arabia Saudita e Israele sono stati uno dei temi chiave sul mercato, viste le potenziali implicazioni per la produzione di petrolio. L’Arabia Saudita aveva ripetutamente espresso la volontà di aumentare la produzione di petrolio se i prezzi del greggio fossero rimasti elevati. Ciò faceva parte di un complesso accordo, mediato dagli Stati Uniti, che prevedeva il riconoscimento di Israele da parte dell’Arabia Saudita e l’impegno ad aumentare la produzione. I colloqui si sono svolti sotto stretta osservazione da parte degli investitori, poiché qualsiasi aumento della produzione saudita avrebbe potuto contribuire ad alleviare i prezzi elevati del petrolio”. Gli ultimi avvenimenti hanno sparigliato le carte e allontanato la possibilità di un accordo tra sauditi e israeliani. L’escalation del conflitto potrebbe, infatti, influire sui piani sauditi relativi alla produzione petrolifera, inducendo i produttori a prolungare i tagli esistenti per un periodo più lungo, il che potrebbe ridurre ulteriormente le già basse scorte globali di petrolio.

IL RUOLO DELL'IRAN NEL CONFLITTO


Non solo. Anche l’Iran riveste un ruolo principale nella produzione petrolifera e anche nel conflitto in Israele. “Prima degli attentati – fa notare Kaya – gli Stati Uniti avevano adottato una posizione più morbida nei confronti dell’Iran, consentendogli di avvicinarsi ai livelli di produzione di petrolio precedenti al 2018. Tuttavia, alla luce degli eventi e del noto sostegno dell’Iran ad Hamas, gli Stati Uniti potrebbero adottare una posizione più rigida, che potrebbe portare a una riduzione delle forniture di petrolio iraniano”. Molto dipenderà dall’evoluzione del conflitto nelle prossime settimane perciò sarà necessario monitorare con attenzione i segnali di potenziale direzione e impatto per le materie prime, per i mercati finanziari e l’economia in generale.
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