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Quadro macroeconomico

Il rialzo del petrolio quanto minaccia la disinflazione?

Il Market Spinner di ottobre di Generali Investments analizza come la componente energetica può influire sul difficile percorso per raffreddare i prezzi e quali sono i dati macroeconomici più attesi dai mercati per confermare che si sta procedendo nella giusta direzione

di Annalisa Lospinuso 2 Ottobre 2023 18:45
financialounge -  disinflazione economia Generali Investments Market Spinner Martin Wolburg

La lotta all’inflazione da parte delle banche centrali sta mostrando i primi frutti. Ma se il rialzo del petrolio diventasse una minaccia? La scorsa settimana le quotazioni del Brent sono salite sopra i 90 dollari al barile, un livello che non si vedeva dallo scorso novembre, proprio nella settimana in cui l’area euro ha festeggiato il rallentamento del carovita, con la stima flash dell’inflazione di settembre scesa al 4,3% su base annua, il livello più basso da ottobre 2021. Martin Wolburg, senior economist di Generali Investments spiega che le quotazioni del petrolio dovrebbero tornare a contribuire leggermente all’inflazione da dicembre in poi, tuttavia “la pressione sull’inflazione sottostante si sta allentando, come indicato dal calo dei prezzi alla produzione (del -2,7% su base annua a luglio) e dall’attenuarsi della pressione sui prezzi alla produzione secondo le indagini congiunturali”.

INTATTO IL PERCORSO DI DISINFLAZIONE


Per i prossimi mesi si prevede un rallentamento dell’economia globale che dovrebbe allentare la pressione sui prezzi. Tra i fattori che potranno contribuire alla disinflazione, obiettivo primario per le banche centrali ci sono la normalizzazione delle catene di produzione e l’attenuarsi dell’eccesso di domanda che si è avuto nel post-Covid. “Nel complesso, ci aspettiamo che il recente aumento del prezzo del petrolio – continua l’economista di Generali Investments – induca alcune oscillazioni nei dati sull’inflazione. L’allentamento delle misure governative per contenere l’inflazione avrà un ruolo prioritario. Ma alla fine consideriamo intatto il percorso di disinflazione e ci aspettiamo che l’inflazione scenda verso il 3% su base annua entro la fine dell’anno, cosa che non dovrebbe rendere necessario un ulteriore rialzo del tasso di riferimento della Bce”.

I DATI MACROECONOMICI


Alcune conferme a questo scenario si sono avute con i dati macroeconomici della scorsa settimana, come evidenziato nel Market Spinner 2023, sempre a cura di Martin Wolburg. Il quadro macro di Stati Uniti ed Europa sembra migliorare, contribuendo anche all’aumento dei rendimenti della parte alta della curca. Il segmento a breve termine della curva rimane invariato. Da una parte l’Italia ha presentato il suo piano fiscale per l’autunno e, nonostante fosse già prezzato dal mercato, ha generato un rialzo dello spread Btp-Bund. Dall’altra parte dell’Atlantico, il Congresso degli Stati Uniti ha scongiurato per un pelo la chiusura delle attività federali approvando un disegno di legge provvisorio che potrebbe fornire un po’ di sollievo ai mercati.

IN FOCUS IL MERCATO DEL LAVORO USA


Per la settimana in corso, la prima di ottobre, si attende un miglioramento della produzione industriale Usa ma il peggioramento dei servizi. Cresce l’attesa, sottolinea Generali Investments, per i dati sul mercato del lavoro americano con le buste paga di settembre (in calendario venerdì) che potrebbero essere distorte dagli scioperi.

ATTESE CONFERME ALLA DISINFLAZIONE


Nell’area euro non verranno rilasciati dati macroeconomici chiave, ma si cercano segnali che possano rassicurare i mercati che la disinflazione continua. Le aspettative di mercato sono per un tasso di disoccupazione stabile e un lieve aumento degli ordini tedeschi, visto come un’ulteriore indicazione per stabilizzare l’attività.
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