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Mercato obbligazionario

Il debito estero dei mercati emergenti torna interessante, ma occhio ai dati economici

Il Bond Bulletin settimanale del team Global fixed income, currency and commodities group di J.P. Morgan Asset Management sottolinea come i mercati emergenti stiano mostrando resilienza e i rendimenti dell’8,6% risultino allettanti per gli investitori

di Redazione 28 Settembre 2023 11:13
financialounge -  Bond Bulletin finanza Fixed Income J.P. Morgan Asset Management mercati emergenti

È il momento di rispolverare il debito estero dei mercati emergenti? Secondo il team Global fixed income, currency and commodities group di J.P. Morgan Asset Management, nella consueta analisi settimanale del Bond Bulletin, in questo momento mercati emergenti mostrano resilienza. Rimangono i fattori di incertezza, come una forte recessione o livelli insistentemente elevati di inflazione. Al momento, il mercato non sconta né uno scenario né l’altro ma vanno monitorati attentamente i dati economici che potrebbero deludere le attese.

LA CRESCITA ECONOMICA


Dopo l’impennata dell’inflazione nel 2022, le banche centrali dei mercati emergenti hanno innalzato i tassi di riferimento anticipando anche gli altri istituti di politica monetaria, con l’obiettivo di far scendere i prezzi. Nonostante il rialzo dei tassi ufficiali non si è verificato il previsto crollo della crescita economica. I Paesi emergenti hanno continuato a crescere, riequilibrando i saldi fiscali appesantiti dalla pandemia Covid-19. “È nel debito estero dei mercati emergenti – si legge nel Bond Bulletin – che troviamo con maggiori probabilità rivisitazioni al rialzo e non al ribasso del merito creditizio e che, in prospettiva, il livello delle insolvenze si ridurrà. Riteniamo, inoltre, che nel breve termine il rischio di insolvenza si concentri nei Paesi più piccoli e che, di conseguenza, possa incidere in misura minore sui rendimenti degli investitori”.

L’ASPETTO QUANTITATIVO


Il rendimento complessivo dell’8,6% appare interessante, soprattutto se si tiene conto del quadro fondamentale del debito estero dei mercati emergenti. Occorre considerare, come spiega il team di J.P. Morgan Asset Management, che “circa la metà di tale rendimento è riconducibile all’aumento del tasso privo di rischio che, a sua volta, è il risultato dei recenti massicci interventi di inasprimento monetario messi in campo dalla Federal Reserve”. L’altra metà è dovuta allo spread, al momento al 4,2%, “che offre agli investitori un rendimento ragionevole e rispecchia l’andamento a lungo termine del settore: né conveniente né costoso”. “Spread al 5% – continua il team Global fixed income, currency and commodities group – o più ci sembrerebbero più interessanti. In passato, però, differenziali di rendimento compresi tra il 4% e il 5% hanno portato in media a rendimenti cumulativi del 9% nell’anno successivo, del 17% nell’arco di due anni e del 30% su base triennale, offrendo un’opportunità agli investitori disposti a tollerare un andamento volatile nel breve termine”.

IL QUADRO TECNICO


Anche il quadro tecnico dovrebbe sostenere il mercato nel breve termine, nonostante i risvolti contrastanti. “Dal 2022 fino ad agosto 2023 – si legge nel Bond Bulletin di J.P. Morgan Asset Management – gli investitori hanno sottratto al settore circa 45 miliardi di dollari, reindirizzandoli verso investimenti obbligazionari core, che offrono maggiore sicurezza. Tuttavia, gli spread sul 75% dell’Embig (il debito emergente investment grade più quello emergente con rating BB) sono invariati o superiori a quelli delle obbligazioni dei mercati sviluppati con pari merito di credito: un successo considerevole per il mondo emergente, visto il clima di sfiducia che circonda questa classe di attivo. La dinamica di questi spread è, a nostro avviso, da attribuire fondamentalmente al fatto che gli investitori sono fortemente sottoesposti nei confronti dei mercati emergenti: i capitali speculativi sono pochi e gli investitori locali (istituzionali o governativi) riacquistano il debito e sostengono i rispettivi mercati obbligazionari”.
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