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LGIM: nuovi stimoli economici possono sbloccare opportunità in Cina

LGIM, in un’analisi di Ben Bennett, spiega le cause del forte rallentamento e perché la Cina ha bisogno di nuovi stimoli governativi a investimenti e consumi, che potrebbero attrarre grandi afflussi di capitale

di Virgilio Chelli 10 Luglio 2023 17:07
financialounge -  ben bennet cina Legal & General Investment Management mercati

Il rallentamento dell’economia cinese è stato causato dal basso livello di risparmi accumulato nel periodo della pandemia e dalle crisi nel settore immobiliare. Ma possibili contromisure potrebbero essere in vista, dato che Pechino ha più volte ribadito di volersi distaccare dal vecchio modello basato su spesa pubblica e immobiliare, ed è probabile che continuerà sulla strada degli investimenti in infrastrutture, dello stimolo dei consumi e del sostegno alle banche per spingerle a erogare più prestiti. In un momento in cui tutti stanno abbandonando la Cina, essere contrarian sull’equity del grande paese potrebbe portare i suoi frutti, dato che anche un minimo incentivo governativo potrebbe attrarre grandi flussi di capitale.

SPESA PER CONSUMI INFERIORE ALLE ATTESE


Sono le indicazioni dell’analisi di Legal & General Investment Management sul forte rallentamento cinese e su cosa significa per gli investitori, firmata da Ben Bennett, Head of Investment Strategy and Research di LGIM. Gli ultimi dati sono stati molto deludenti, con molti settori in crescita negativa, come il retail che sta ancora scontando i lockdown mentre la spesa per consumi non è stata all’altezza delle aspettative. Le costruzioni ha vissuto una flessione molto marcata, con l’immobiliare che ha visto annullarsi tutti i guadagni della riapertura post-pandemia. Il tutto segnala una debolezza diffusa che ha portato LGIM a rivedere al ribasso le stime di crescita nel 2023, dal 5,8% al 5,5%.

MOLTO PROBABILI MISURE DI SOSTEGNO


Ma proprio questo quadro porta a pensare che misure di sostegno del governo siano molto probabili, come dimostra l’atteggiamento più accomodante assunto di recente dalla Banca Popolare Cinese, cui ha fatto seguito un taglio dei tassi benchmark. Ma prima bisogna capire perché le misure adottate finora non abbiano portato i risultati sperati. Il mancato accumulo di risparmi ha portato il rimbalzo post Covid a esaurirsi rapidamente, c’è scarsa disponibilità ad acquistare case e anche la recessione globale nella produzione di beni di consumo ha pesato molto. LGIM rileva anche evidenti problematiche nei “local government financing vehicles (LGFV)”, con le banche ancora più preoccupate per la stabilità dei bilanci.

UN BASSO DEBITO PUBBLICO RENDE ALCUNE OPZIONI PRATICABILI


In questo quadro abbassare l’onere dei mutui è inutile come anche chiedere finanziamenti alle banche per completare progetti se queste si fidano solamente degli enti pubblici. E anche tagliare i tassi di pochi punti base non funziona perché crea delle problematiche nei bilanci degli istituti. Secondo Bennett, una misura efficacie potrebbe essere un’iniezione di capitale del governo nei LGFV, che potrebbe essere usata per acquistare il debito delle società private e riaccendere gli investimenti in infrastrutture. Una strada percorribile dato che il debito pubblico cinese è piuttosto ridotto.

MA SI RISCHIA IL RITORNO AL VECCHIO MODELLO


Ma questa soluzione presenta anche la grande controindicazione di essere un ritorno al vecchio modello, guidato da investimenti pubblici e immobiliare, un modello dal quale il presidente Xi Jinping ha più volte detto di volersi distaccare. Per questo l’esperto di LGIM ritiene che lo scenario più probabile si possa riassumere in “more of the same”: qualche centinaia di miliardi di yuan per agevolare la spesa locale in infrastrutture, elargire voucher di sostegno ai consumi e indurre le banche a erogare prestiti.

SENTIMENT GENERALE NEGATIVO DEGLI INVESTITORI


Ma non sarebbe ciò di cui la Cina avrebbe realmente bisogno, come un trasferimento dei rischi e delle eventuali perdite dai bilanci locali a quello centrale. Farebbe molto bene un boom globale degli investimenti e della produzione di beni, ma nelle condizioni odierne, è più logico aspettarsi l’opposto. Alla fine, dati deludenti e poche opzioni di sostegno hanno portato a un sentiment generale degli investitori molto negativo sulla Cina, come se tutti volessero ridurre l’esposizione in quanto vedono poco probabile un capovolgimento del trend di crescita.

AUMENTATA L’ESPOSIZIONE ALLE AZIONI CINESI


Oggi i livelli di allocazione attiva in Cina sono ai minimi da 20 anni. Ma, dato che l’opinione pubblica sembra essersi schierata massicciamente su questo fronte, LGIM  ha deciso di riportare la barca in equilibrio, aumentando la sua esposizione alla azioni cinesi in alcuni dei portafogli multi-asset, perché ritiene che le aspettative per un risvolto positivo sono talmente basse che anche un piccolo pacchetto di stimoli economici potrebbe far crescere la fiducia e riaccendere in modo considerevole la spesa dei privati e gli investimenti.
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