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Strategie di investimento

Arriva a Piazza Affari l’Etf sui titoli del settore difesa dell’area Nato

L’Etf Future of Defence (Nato), lanciato da HANetf, investe su aziende attive in ambito difesa e cybersicurezza per intercettare la crescita del settore. Tra le società presenti nell’indice anche l’italiana Leonardo

di Antonio Cardarelli 5 Luglio 2023 11:24
financialounge -  ETF finanza HANetf NATO settore difesa

Le vicende geopolitiche stanno diventando sempre più importanti per l'economia globale. Dopo anni di relativa calma, le tensioni sono esplose in modo fragoroso in Ucraina con l’invasione della Russia. E il nervosismo continua a salire tra Cina e Stati Uniti per la questione Taiwan, senza dimenticare le turbolenze sempre presenti in Medio Oriente.

GEOPOLITICA IN PRIMO PIANO


Non a caso, in una recente ricerca condotta da HANetf tra i gestori patrimoniali, il 78% degli intervistati ha affermato che la geopolitica è fondamentale per scegliere gli Etf su cui investire. In questo scenario le spese per la difesa, nel solo ambito dei Paesi Nato, stanno crescendo in modo costante e hanno raggiunto il record storico di 2,2 miliardi di dollari nel 2022. Partendo da queste analisi economiche e geopolitiche HANetf ha realizzato l’Etf Future of Defence, già quotato a Londra e Francoforte, che dal 14 luglio sarà disponibile anche su Borsa Italiana.

PAESI NATO PLUS PRONTI AD AUMENTARE GLI INVESTIMENTI


Ma attenzione, Future of Defence non è un replicante che investe solo nel settore degli armamenti, perché le spese per la difesa includono anche investimenti massicci nella cybersicurezza. L’Etf di HANetf replica l’indice EQM Nato+ Future of Defence, che comprende 41 società con sede in uno dei 31 Paesi Nato o in Australia, Nuova Zelanda, Giappone, Corea del Sud e Israele, considerati alleati della Nato. L’idea di base dell’Etf lanciato da HANetf ruota intorno alle maggiori necessità di investimenti nella difesa che i Paesi Nato – e i loro alleati – saranno chiamati a sostenere nei prossimi anni. Jens Stoltenberg, appena riconfermato segretario Nato, ha ribadito che i Paesi membri dell’alleanza dovranno arrivare a investire almeno il 2% del Pil nella difesa. E molti Paesi europei, a partire dall’Italia ferma all’1,51% nel 2022, dovranno aumentare tale quota.

ANCHE LEONARDO TRA LE AZIENDE PRESENTI


Con un costo di gestione dello 0,49%, HANetf Future of Defence risulta essere più economico rispetto alla media degli Etf in commercio. Questo Etf a replica fisica usa un approccio passivo e include società i cui ricavi complessivi derivano per oltre il 50% dalla produzione e dallo sviluppo di mezzi militari, attrezzature per la difesa o servizi di cybersicurezza forniti a Paesi della cosiddetta Nato Plus. Secondo le stime, il mercato della difesa può raggiungere i 718 miliardi di dollari entro il 2027, con un tasso di crescita annuo del 5,6%. Broadcom, società americana specializzata in sistemi di cybersicurezza, è la società più “pesante” nell’indice con il 4,99%, seguita dalla francese Thales. Presente anche un’azienda italiana, Leonardo, con il 3,12%, mentre altre aziende di rilievo sono Palo Alto Networks (4,65%), Check Point Software (4,59%) e la tedesca Rheinmetall (4,48%). A livello geografico, oltre alla prevedibile preponderanza dei titoli americani, è da segnalare il peso delle aziende israeliane con l’8,58%. “Fondi relativi alla difesa esistono, ma tendono a essere industriali pesanti e non focalizzati sulla Nato e sui suoi alleati, che per definizione sono un’alleanza difensiva e non di aggressione”, ha commentato Hector McNeil, fondatore e co-ceo di Hanetf.
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