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Schroders spiega perché l’oro continuerà a brillare nel corso dell’anno

Secondo James Luke (Schroders) il prezzo dell'oro dipenderà più dalla “normalizzazione” generale o meno della politica monetaria che da una relazione molto specifica con i tassi di interesse o il dollaro Usa

di Leo Campagna 2 Luglio 2023 12:00
financialounge -  James Luke materie prime mercati oro Schroders

Sullo sfondo si intravede il picco dei tassi di interesse e James Luke, Fund Manager, Metals, Schroders, ritiene probabile che il prezzo dell’oro possa continuare a restare sostenuto nel corso dell’anno. Il manager reputa molto probabile che possano essere toccati nuovi massimi storici con ricadute positive per le azioni aurifere, le cui valutazioni sono di solito determinate in base ad un prezzo intorno a 1.650 – 1.700 dollari l’oncia a lungo termine. In pratica, con i prezzi dell’oro che possano restare elevati per un periodo più lungo, le azioni presentano un ampio margine di rivalutazione.

LE POSSIBILE MOSSE DELLE BANCHE CENTRALI


Le convinzioni di Luke si basano sulle possibili mosse delle banche centrali se si profila una recessione negli Stati Uniti. ”Potrebbero essere costrette ad allentare la politica monetaria prima di quanto avrebbero fatto in cicli precedenti e prima che l'inflazione di base sia realmente sotto controllo. Questo potrebbe però comportare prezzi al consumo strutturalmente più radicati con  tassi di interesse reali in calo che, a cascata, risulterebbero di supporto alle quotazioni dell'oro” spiega il manager di Schroders.

L’ARGOMENTO CHIAVE DELL’ORO


Luke ritiene che, nell'attuale contesto macroeconomico, l'argomento chiave a favore dell'oro non dovrebbe ruotare tanto su una relazione molto specifica tra il suo prezzo e i tassi di interesse o il dollaro Usa quanto piuttosto attorno alla “normalizzazione” generale della politica monetaria. “Le prospettive del metallo giallo non sarebbero favorevoli se la Federal Reserve fosse orientata verso una vera normalizzazione della politica monetaria. Ovvero nel caso in cui i normali cicli di business siano regolati soltanto dalla politica monetaria senza la necessità che le banche centrali ricorrano al quantitative easing (QE) o che i governi adottino politiche fiscali aggressive per sostenere la crescita” puntualizza il manager.

LIVELLI MOLTO ELEVATI DEL DEBITO USA


Ma questo, secondo Luke, sembra davvero improbabile, alla luce anche delle finanze pubbliche degli Stati Uniti e dei livelli molto elevati di debito. Una situazione che potrebbe costringere, al prossimo periodo di recessione, a tornare verso misure non convenzionali (come la monetizzazione diretta del debito, la ripresa del quantitative easing, programmi fiscali diretti). “Uno scenario che risulterebbe molto più favorevole per l'oro che, in qualche modo, rappresenta un indicatore della credibilità delle istituzioni politiche e monetarie. Più bassa è la credibilità della Federal Reserve e più estreme diventano le misure adottate dai policymaker, più forti diventano gli elementi a favore dell'oro” fa presente il manager di Schroders.

L’ORO E LE MATERIE PRIME MERITANO MOLTA ATTENZIONE


D’altra parte è sempre più evidente come l'espansione dei bilanci delle banche centrali, in particolare della Federal Reserve, non sia affatto una misura temporanea. Se si ha qualche dubbio su cosa potrebbe accadere a quel bilancio in caso di un'altra recessione, è sufficiente ricordare cosa è appena accaduto al bilancio a maggio in risposta a una crisi bancaria regionale: è risalito immediatamente. “Chi pensa che sia possibile un ritorno a un regime di politica monetaria normalizzato, può anche evitare di pensare all’oro. Se invece si è leggermente più scettici, e noi apparteniamo a questa categoria, allora l'oro merita molta attenzione così come le  materie prime in generale” conclude il fund manager, metals di Schroders.
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