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Performance dell'oro

Invesco: sull’andamento dell’oro pesano i rendimenti reali USA e il dollaro

Gli esperti di Invesco segnalano il premio a cui l'oro viene negoziato rispetto ai modelli tradizionali a causa delle speculazioni sul default del debito statunitense, i fallimenti delle banche e gli acquisti record delle banche centrali

di Leo Campagna 23 Giugno 2023 07:50
financialounge -  FED Invesco oro sahm rule recession indicator

A maggio il prezzo dell’oro ha confermato di soffrire le aspettative sui tassi di interesse statunitensi e la forza del dollaro USA. La sua quotazione, che ai primi del mese aveva registrato il massimo livello dal marzo dello scorso anno, ha chiuso a fine maggio a 1.963 dollari l’oncia con un calo mensile dell'1,3%.

ANDAMENTO ALTALENANTE A MAGGIO


“Nel corso del mese, il prezzo dell’oro è stato inizialmente sostenuto dalle preoccupazioni per il tetto del debito statunitense e dalle proiezioni di una recessione negli Stati Uniti. Verso fine mese è aumentata la fiducia nella possibilità di trovare una soluzione all'impasse fiscale statunitense e anche un possibile anticipo del cambio di rotta della Federal Reserve: l'oro è quindi sceso dal suo picco a breve termine” fanno sapere gli esperti di Invesco.

UNA SOGLIA INTERESSANTE PER L’ANALISI TECNICA


Secondo i quali, il valore toccato nelle prime due settimane del mese (2.051 dollari USA, di poco inferiore ai 2.070 dollari USA raggiunti l'anno scorso all’invasione russa dell’Ucraina) rappresenta una soglia interessante per l’analisi tecnica. “Se si include il record stabilito nell'agosto 2020, l'oro ha formato un triplo top, che può essere considerato un classico segnale di correzione sostanziale. Un dato ancora più rilevante se si considera il premio a cui l'oro viene negoziato rispetto ai modelli tradizionali, a causa di fattori specifici quali le speculazioni sul default del debito statunitense, i fallimenti delle banche e gli acquisti record delle banche centrali” spiegano i manager di Invesco.

RENDIMENTI REALI USA AUMENTATI DALL’1,22% ALL’1,48%


Resta il fatto che l’oro, pur avendo guadagnato il 7,6% da inizio anno, a maggio ha accusato un calo e uno dei motivi principali è da ricondurre ai rendimenti reali USA aumentati dall’1,22% all'1,48%. Mentre il mercato del lavoro statunitense ha confermato la sua resilienza, i mercati finanziari hanno previsto un ulteriore aumento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve e hanno rinviato le aspettative per eventuali tagli dei tassi all'ultimo trimestre del 2023. Il tutto con i prezzi al consumo USA in discesa e proiettati in area 4%.

IL SAHM RULE RECESSION INDICATOR


“In prospettiva” tendono a sottolineare i professionisti di Invesco “la possibilità di una recessione negli Stati Uniti graverebbe sui tassi reali, il cui deterioramento sarebbe positivo per l'oro” In quest’ottica, da segnalare il Sahm Rule Recession Indicator che, da aprile, segnalava il New Jersey e la California come la coppia di Stati più popolosi in fase di contrazione.

L’IMPATTO DEL DOLLARO


L’altro fattore che ha contribuito a frenare le quotazioni dell’oro a maggio è la forza del dollaro USA. In base all’indice DXY ha accumulato un incremento mensile del 2,6%, registrando guadagni su tutte le principali valute, in particolare rispetto all’euro e alle divise scandinave dopo che i mercati hanno previsto un prolungamento del ciclo di stretta della Federal Reserve, rinviando potenziali tagli ai tassi. “Riteniamo che comunque la tendenza generale al ribasso registrata dall'ottobre dello scorso anno sia destinata a continuare una volta risolta la situazione del tetto al debito. Inoltre notiamo il proseguimento dell'appiattimento della curva dei rendimenti reali, indice di debolezza della valuta USA. Il biglietto verde rimane peraltro relativamente sopravvalutato se si considerano i dati relativi al tasso di cambio effettivo reale che tende a corroborare la tendenza a indebolirsi” concludono gli esperti di Invesco.

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