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Strategie di investimento

Morgan Stanley IM: asset alternativi, perché guardare oltre il mercato secondario del private equity

Morgan Stanley IM, in un’analisi di Jarrod Quigley, sottolinea i fattori che rendono appetibili i mercati secondari degli hedge fund, del credito privato e degli asset reali, come il forte sconto sul Net Asset Value

di Virgilio Chelli 9 Giugno 2023 07:55
financialounge -  Jarrod Quigley Morgan Stanley Investment Management private equity

Il mercato secondario del private è ben noto agli investitori ma altri mercati secondari, come quelli degli hedge fund e del credito privato, possono esserlo meno, anche se transazioni di minor dimensione posso offrire ritorni invitanti. La maggior parte arriva dallo sconto rispetto al Net Asset Value e sono anche investimenti che possono offrire importanti benefici in termini di mitigazione del rischio, il che può essere di particolare interesse oggi, a fronte di uno scenario di quantitative tightening e liquidità in ritirata.

LA FORTE CRESCITA PER IL SECONDARIO DEL PRIVATE EQUITY


Morgan Stanley Investment Management, in un commento firmato da Jarrod Quigley, Managing Director AIP Hedge Fund Team, invita a guardare oltre il mercato secondario del private equity, reduce da un periodo di forte crescita cifrata in ben cinque volte nell’ultimo decennio, che oggi vede compratori che gestiscono un totale di 400 miliardi di dollari, il che si traduce in volumi elevati di transazioni a sconto limitato rispetto appunto al Net Asset Value. Al contrario, gli investitori in fondi alternativi che cercano di vendere asset illiquidi non compresi nell’universo del private equity non godono dello stesso livello di domanda.

SOLO IL 10% LASCIATO AGLI ALTRI MERCATI ALTERNATIVI


Nonostante la contrazione del 2022, il secondario del private equity continua a dominare con oltre il 90% di tutti i mercati secondari alternativi, lasciando meno del 10% a hedge fund, infrastrutture, real estate, asset reali e credito privato. Il secondario del private equity è presidiato da grandi intermediari, con processi trasparenti, general partner collaborativi e meccanismi di regolazione standardizzati, oltra a compratori ben capitalizzati, tutte caratteristiche assenti agli altri mercati secondari dei fondi alternativi.

RICCA OPPORTUNITÀ GRAZIE AL FORTE SCONTO SUL NAV


L'esperto di Morgan Stanley Investment Management ritiene che proprio questa dinamica profondamente diversa della domanda rappresenti una ghiotta opportunità per compratori desiderosi, ma anche in grado, di guardare oltre il private equity per esplorare questi mercati secondari ancora da scoprire, dove possono beneficiare di prezzi meno efficienti e assicurarsi così uno sconto maggiore sul NAV.

MAGGIOR PROTEZIONE DAI RIBASSI


E proprio questi sconti più elevati rispetto al secondario del private equity offrono una maggior protezione dal ribasso richiedendo strategie meno dipendenti dalla crescita di valore o dalla leva per conseguire il ritorno. Quigley spiega perchè le dinamiche dei due mercati sono così diverse e prevede che la disparità permanga. Nella prima metà del 2022 la dimensione media dei fondi attivi sul secondario del private equity era 5,8 miliardi di dollari, con i compratori focalizzati su operazioni superiori ai 100 milioni di dollari. Sul secondario degli hedge fund invece raramente le transazioni superano i 50 milioni di dollari, mentre sul secondario del credito private gli asset gestiti restano una frazione di quelli del secondario del private equity.

PERCHÉ VALE LO SFORZO DI CIMENTARSI


La dimensione ridotta delle transazioni su questi mercati secondari degli asset alternativi meno liquidi alla fine scoraggia gli operatori attivi sul secondario del private equity, che puntano a dimensioni più ampie. Ma proprio lo sconto che questi mercati ‘minori’ offrono, secondo l’esperto di Morgan Stanley Investment Management, vale lo sforzo di cimentarsi.

LE SFIDE POSSONO ESSERE PAGANTI


Ovviamente, rileva in conclusione Quigley, avventurarsi su questi mercati secondari degli asset alternativi comporta delle sfide, ma che possono essere paganti. E per compratori dotati delle capacità necessarie per navigare in acque più opache, disposti ad allocare capitale in quantità minori, lo sconto sul NAV può essere molto più elevato.

PER I PORTAFOGLI LA PROTEZIONE DI CUI HANNO BISOGNO


E in una fase come quella attuale di valutazioni in declino sia sull’azionario che sul reddito fisso, sottolinea l’esperto di Morgan Stanley Investment Management, proprio lo sconto più elevato sul Net Asset Value può offrire ai portafogli la protezione al ribasso di cui hanno molto bisogno, fornendo un margine di liquidità, oltre al possibile ritorno derivante dalla crescita del valore degli asset.
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