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L'analisi

Neuberger Berman: ecco perché il private equity resiste meglio alla volatilità

Neuberger Berman, nelle Prospettive settimanali del CIO firmate da Doug Manor, illustra la sua analisi trimestrale sulle performance di oltre 400 fondi che hanno fatto meglio, soprattutto nel segmento buyout

di Virgilio Chelli 7 Giugno 2023 15:46
financialounge -  Doug Manor mercati Neuberger Berman private equity

Come la maggior parte delle asset class, anche il private equity ha attraversato un anno difficile nel 2022, ma in questa fase sembra che i fondi di buyout abbiano ottenuto buoni risultati nel periodo peggiore del ciclo, dimostrando ancora una volta i potenziali vantaggi strutturali degli investimenti di private equity, tra cui la capacità di essere proattivi e di agire coerentemente con una visione a lungo termine, lontano dai riflettori e dalla volatilità dei mercati quotati. Sono le conclusioni di Neuberger Berman nelle Prospettive settimanali del CIO, firmate dal Managing Director Doug Manor, che illustra l’analisi trimestrale della casa sulle performance di oltre 400 fondi di private equity, la cui volatilità negli ultimi 12 mesi è stata più contenuta rispetto a quella dei mercati quotati.

ANALISI IN TEMPO REALE DELLE PERFORMANCE


Il prezzo dei titoli quotati è consultabile in tempo reale, se invece si investe nei mercati privati le valutazioni arrivano solo una volta a trimestre, e sono inoltre relative solo alle partecipazioni detenute. Per questo, soprattutto nell’attuale contesto di volatilità, potrebbe sembrare a chi investe nei private markets di muoversi alla cieca. Ma Neuberger Berman sta cercando di migliorare quest’aspetto per i suoi investitori. Gestendo oltre 100 miliardi di dollari nei mercati privati,e grazie alla comprovata esperienza e solida rete di relazioni, ha accesso alle valutazioni di oltre 400 fondi di private equity attivi, che confronta e analizza per così dire in “tempo reale”, ogni trimestre.

UN’ISTANTANEA DEI FONDI DI PRIVATE EQUITY


Neuberger Berman offre così un’istantanea che ben rappresenta le performance del settore, pubblicata regolarmente dal primo trimestre del 2020. Nei prossimi giorni uscirà l’analisi dei dati del primo trimestre 2023, a 12 mesi dal picco dei mercati azionari quotati e dall’inizio del loro calo. Manor ne offre un’anteprima secondo cui nel corso del trimestre circa tre quarti dei fondi di private equity, specializzati in buyout e presenti nel campione, sono aumentati di valore. In particolare, i fondi a piccola e media capitalizzazione, che sono l’asset class più ampia, sono aumentati in media del 2,7%, mentre nel complesso hanno registrato un aumento medio di oltre il 2%.

PERCORSO MENO ACCIDENTATO DEI MERCATI QUOTATI


Con variazioni relativamente contenute per cinque trimestri consecutivi, sottolinea Manor, i fondi di buyout hanno goduto di un percorso molto meno accidentato dei mercati azionari quotati, con una dispersione dei rendimenti relativamente contenuta. Tra le varie asset class ed aree geografiche, i fondi del campione hanno registrato una dispersione altrettanto contenuta. Parlando invece di fondi di venture capital il quadro è meno roseo, perché le valutazioni delle società, soprattutto tecnologiche, sono state particolarmente penalizzate dall’aumento dei tassi e dal calo dei multipli.

SOLIDITÀ DEI RISULTATI OPERATIVI SOTTOSTANTI


L’esperto di Neuberger Berman spiega che i fondi di private equity, e in particolare quelli di buyout, sono riusciti a resistere così bene durante la recente crisi dei mercati quotati non solo per l’aumento dei prezzi degli asset, ma anche per la solidità dei risultati operativi sottostanti e per i livelli record delle distribuzioni, trainati da operazioni di exit di successo e da dismissioni di asset a valutazioni spesso ben superiori agli ultimi valori trimestrali. Negli ultimi cinque trimestri, i fondi di buyout del campione si sono dimostrati ancora più resilienti di quanto i dati storici potessero suggerire.

LE TRE RAGIONI DELLA SOVRA-PERFORMANCE


Manor indica tre ragioni principali alla base della recente sovra-performance. La prima è l’azionariato attivo, che utilizza non solo i multipli ma anche operazioni di mercato e modelli dei flussi di cassa futuri, che tendono quindi ad essere meno volatili, soprattutto nei periodi come quello seguito alla pandemia. Poi il fatto che i fondi di private equity sono generalmente sia strategici che opportunistici, e infine gestiscono le aziende in portafoglio in modo molto attivo, sfruttando la posizione di controllo o influenza sul management, il che è fondamentale quando le aziende devono fronteggiare problemi legati alle interruzioni delle filiere, disordini geopolitici, inflazione e aumenti dei tassi.

CAPACITÀ DI CONTINUARE A INVESTIRE NELLA CRESCITA


Lontani dalle pressioni dei mercati quotati, sottolinea in conclusione l’esperto di Neuberger Berman, i fondi di buyout hanno continuato a investire in crescita, a realizzare miglioramenti operativi e implementare nuove strategie di prezzo e acquisizioni per preservare i margini e sostenere i flussi di cassa. Questa gestione attiva ha consentito alla maggior parte delle società partecipate da fondi di private equity di ottenere risultati relativamente buoni, anche a fronte della volatilità economica e del calo dei multipli dei mercati quotati.
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