Contatti

Lo scenario

Mercati emergenti: è il momento di riconsiderare l’esposizione azionaria

AllianceBernstein, in un commento di Sammy Suzuki, CFA| Head—Emerging Markets Equities; Co-Chief Investment Officer—Strategic Core Equities, sottolinea che gli indici azionari non ne colgono l'importanza

di Virgilio Chelli 12 Maggio 2023 13:30
financialounge -  AllianceBernstein mercati mercati emergenti Sammy Suzuki

Dopo anni di delusioni, molti investitori sono sottoesposti alle azioni dei mercati emergenti. Ma ora, a fronte di molteplici catalizzatori del cambiamento e delle valutazioni interessanti, è giunto il momento di riconsiderare l'esposizione ai paesi in via di sviluppo. I mercati emergenti giocano sulla scena mondiale un ruolo molto più grande di quanto si possa pensare alla luce della loro bassa ponderazione negli indici benchmark e gli investitori dovrebbero esaminare più attentamente le dinamiche delle economie in via di sviluppo, che creano opportunità interessanti.

LA LUCE ALLA FINE DI UN LUNGO TUNNEL


Sono le indicazioni di AllianceBernstein in un commento di Sammy Suzuki, CFA| Head—Emerging Markets Equities; Co-Chief Investment Officer—Strategic Core Equities, secondo cui gli investitori in azioni dei mercati emergenti sperano di trovare la luce alla fine di un lungo tunnel. Dopo il boom del 2001-2010, dal 2011 al 2022 l'indice MSCI Emerging Markets Index ha registrato un rendimento annualizzato di appena lo 0,9% in dollari. Ma le performance passate mettono in ombra il potenziale futuro spesso sottovalutato nelle allocazioni globali. I Paesi emergenti ospitano il 52% della popolazione mondiale, o l'88% se si aggiungono i mercati di frontiera e altri paesi non inclusi nell'MSCI, e coprono il 77% della superficie terrestre rappresentando il 46% del PIL globale. Ma solo l'11% delle società appartenenti all'indice MSCI ACWI ha sede in un Paese Emergente.

DESTINATI A BENEFICIARE DI UNA CRESCITA ROBUSTA


AllianceBernstein crede che i mercati azionari emergenti siano destinati a beneficiare di una crescita più robusta. I suoi economisti di AB prevedono per queste economie una crescita del PIL reale del 3,7% nel 2023, superiore a quella dei Paesi industrializzati, pari a solo lo 0,3%. Cina e India dovrebbero crescere rispettivamente del 5,1% e del 6,0%, meno che in passato, ma di gran oltre la crescita attesa per il mondo sviluppato. Anche le valutazioni interessanti delle divise emergenti contribuiscono a gettare le basi per una potenziale ripresa.

CINA IN PIENO BOOM, CHE SI PROPAGHERÀ AD ALTRI


La Cina in particolare è in pieno boom dopo l'abbandono della politica "zero Covid", che ha sprigionato la domanda inespressa e aperto la porta a una ripresa a lungo termine, che potrebbe propagarsi a molti paesi emergenti, dalla Malesia al Sudafrica. Nell'arco di un decennio, inoltre, la Cina diventerà probabilmente la più grande economia del mondo. Nel frattempo, le multinazionali stanno trasferendo le attività produttive dalla Cina verso altri paesi in un processo di cui dovrebbero beneficiare paesi come Messico, Vietnam, Indonesia e India. L'India si sta reinventando con nuove infrastrutture e una ritrovata efficienza ed è avviata a diventare la terza economia mondiale, superando la Germania nel giro di cinque anni secondo le stime del FMI.

LA GRANDE SPINTA DELL’INNOVAZIONE


Anche l'innovazione dà ulteriore impulso alla crescita dei mercati emergenti, sottolinea l’esperto di AllianceBernstein, che dall'America Latina all'Asia sono attraversati da un'ondata di innovazioni. La rivoluzione dell'intelligenza artificiale non sarebbe possibile senza la tecnologia dei Paesi Emergenti. Inoltre, la quota di brevetti depositati a livello internazionale dalle economie emergenti continua ad aumentare, arrivando al 19% nel 2022, secondo i dati degli uffici brevetti di Stati Uniti ed Europa e le stime di AllianceBernstein.
Share:
Trending