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"Vendi a maggio e scappa": una regola ancora valida sui mercati?

In arrivo rilavanti dati macroeconomici: dai dati preliminari del PIL degli USA e della zona euro all’inflazione statunitense fino alle mosse delle banche centrali. L'analisi di Allianz Global Investors

di Leo Campagna 25 Aprile 2023 15:39
financialounge -  Allianz Global Investors Greg Meier

Nonostante decenni di ricerche, il vecchio detto finanziario “sell in May and go away” (vendi a maggio e scappa), dati più recenti sembrano non confermarne sempre la sua validità. Anzi, MarketWatch e Morningstar sostengono addirittura che le strategie buy-and-hold siano altrettanto valide se non migliori. “Attualmente, gli investitori sono già piuttosto pessimisti. Il sentiment è debole, il posizionamento è sempre più difensivo e i livelli di liquidità sono ai massimi dal 2009. Il clima potrebbe quindi non peggiorare ulteriormente: un potenziale segnale contrarian” fa sapere Greg Meier, Director, Senior Economist, Global Economics and Strategy di Allianz Global Investors.


LA QUESTIONE DEL TETTO DEL DEBITO USA


E’ però vero che gli investitori tendono a prendersi una pausa estiva – ovvero a operare meno durante i prossimi mesi prima dell’autunno – e con una liquidità scarsa le fluttuazioni di prezzo potrebbero subire amplificazioni in caso di notizie negative. “Per esempio, in gennaio gli Stati Uniti hanno raggiunto il limite massimo in termini di indebitamento, il cosiddetto ‘tetto del debito’ e solo il ricorso a ‘misure straordinarie’ da parte del Dipartimento del Tesoro ha evitato il default” spiega Meier che ricorda come, l’ultima volta che i politici americani hanno sfiorato la bancarotta, nell’agosto 2011, il debito USA sia poi stato declassato.


ENTRA NEL VIVO LA STAGIONE DELLE TRIMESTRALI


In attesa di vedere come evolve la questione del tetto del debito, sta entrando nel vivo  la pubblicazione degli utili aziendali del primo trimestre. “Sinora gli effetti diretti dei fallimenti di alcuni istituti regionali del mese scorso sulle principali banche fondamentali per il sistema sembrano modesti. Tenendo conto delle società finanziarie comprese nell’S&P 500 che hanno già pubblicato i risultati (il 15% circa), i profitti sono aumentati oltre le attese degli analisti” riferisce il manager di Allianz Global Investors.

DATI PRELIMINARI DEL PIL E INFLAZIONE USA


Restando negli Stati Uniti, la Federal Reserve deciderà il prossimo 2-3 maggio sui tassi USA in base a due elementi, il primo dei quali, in uscita giovedi, riguarda i dati preliminari sul PIL del primo trimestre che, secondo le stime della Fed di Atlanta dovrebbe registrare una crescita del 2,5% (SAAR t/t) sulla scia di un incremento della spesa al consumo del 4,2%. “Il secondo elemento, atteso per venerdi, è invece il report sul carovita PCE. Le previsioni degli analisti sono per un’inflazione core in rallentamento allo 0,28% m/m e che a livello annualizzato supererà il target del 2% della Fed” specifica Meier.


INDICE IFO DI APRILE SULLA FIDUCIA DELLE IMPRESE TEDESCHE


In Europa, invece, si attende la pubblicazione dell’indice Ifo di aprile sulla fiducia delle imprese tedesche che da sei mesi è in rialzo grazie a un inverno insolitamente mite (e alla flessione dei prezzi del gas naturale) e alla riapertura della Cina dopo l’abbandono della politica zero Covid. Tra giovedì e venerdì, sarà invece la volta delle stime del PIL della zona euro del primo trimestre 2023 che, nel complesso, dovrebbero registrare un’espansione nulla (dati t/t). Entrando nei particolari, la Francia dovrebbe rimanere stabile allo 0,1%, l’Italia potrebbe registrare un incremento dal -0,1% allo 0%, e la Germania potrebbe migliorare dal -0,4% allo 0%.


FOCUS SULLA BANCA DEL GIAPPONE


In Asia, infine, sotto i riflettori ci saranno i dati giapponesi su vendite al dettaglio, produzione industriale e disoccupazione relativi al mese di marzo mentre i tassi dovrebbero restare al -0,1%, a causa del surriscaldamento dell’inflazione. “Possibili pressioni sul nuovo governatore Kazuo Ueda della Banca del Giappone per la stesura di un piano di abbandono della politica monetaria estremamente accomodante, imperniata sul controllo della curva dei rendimenti” conclude il Senior Economist, Global Economics and Strategy di Allianz Global Investors.
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