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Cina e Occidente, la partita si gioca sulle Terre Rare

Geopolitica, diplomazia e ora – anzi, ancora – anche tecnologia. Lo scontro tra Pechino e Washington-Bruxelles continua a cambiare prospettiva, in una continua rincorsa al primato dove i due contendenti si rispondono colpo su colpo.

di Lorenzo Cleopazzo 16 Aprile 2023 10:00
financialounge -  economia sunday view terre rare

Diciassette caselline colorate.

Basta questo a spostare gli equilibri politici ed economici del mondo: diciassette caselline che tingono di preoccupazione i vari Paesi e i loro leader. Com’è possibile? Per saperlo basta andare a vedere cosa contengono queste caselline, ma a una prima occhiata rischieremmo di rimanere ancora più confusi: 57-La, 58-Ce, 60-Nd e altri. Niente di criptico, solo le sigle di Lantanio, Cerio e Neodimio, 3 elementi che assieme agli altri 14 fanno parte del celebre club delle Terre Rare. Questi sono da sempre al centro dei pensieri di molti Paesi, non ultima la Cina che come tutti vorrebbe mettere le mani su ciò che certi elementi permettono di avere. Schermi tv, schede memoria dei pc, ma anche mobilità green, batterie, fotovoltaico e armi: normale che facciano gola. A tutto questo si aggiunge anche la corsa all’intelligenza artificiale, ché mentre si stava attenti alla gara tra Microsoft e Google, Alibaba ha sparpagliato le carte in tavola annunciando un suo tool che farà concorrenza a ChatGPT.

Siamo alle solite: Pechino e Washington si ribattono colpo su colpo, a uno che cerca un dritto lungolinea, l’altro risponde con un rovescio incrociato, in una serrata partita a tennis tra potenze. Un rimpallo continuo, un’instancabile ripetersi di certe situazioni, con un pubblico d’eccezione: la storia.

UNA PARTITA A TENNIS


Pallina di qua, pallina di là. Fuori? No, riga, si gioca. Pallina di qua, pallina di là…

Ė un po’ l’andazzo di questi tempi, con le notizie che rimbalzano da Washington a Pechino, e Bruxelles che si trova a guardare dagli spalti in attesa del suo turno, a volte facendo un po’ di tifo – vedasi virgolettato di Macron sulla non-equidistanza della Francia tra Usa e Cina.

In questo momento è difficile dire chi sia davvero in vantaggio. La battuta sta a Xi, che dalla sua può contare su una filiera produttiva di litio e cobalto completamente controllata, con un monopolio di fatto sulle forniture mondiali di questi materiali, figlio di anni di scelte fatte in tempi non sospetti. L’effetto a sorpresa non è un taglio con la racchetta, ma un taglio alle esportazioni: stando alle indiscrezioni rilanciate da Nikkei Asia, pare che Pechino voglia limitare la fuoriuscita di questi minerali dai propri confini, destabilizzando così il mercato e zavorrando lo sviluppo del settore americano.

Questo colpo era già stato giocato dalla Cina nel 2010, seppure per pochi mesi, nei confronti del Giappone, di fatto mettendo in allarme gli Usa che oggi più di allora rispondono prontamente e in maniera massiccia, unendosi a Bruxelles e a Tokyo nel tentativo di rendersi sempre meno dipendenti dai materiali Made in China. In più, per tutta risposta, sembra che anche gli Usa vogliano limitare l’esportazione dei semiconduttori, quegli stessi semiconduttori che mancano alla Cina e che sono al centro delle tensioni – anche recenti – tra i due Paesi sui cieli di Taiwan.

In questa partita sembra impossibile che qualcuno dei due sconfigga l’altro, quantomeno non a breve e non in maniera netta. La storia ci insegna che certe partite sono tirate, e chissà cosa ci insegnerà un domani a racchette ferme.

IL FIUME DELLA STORIA


Abbiamo detto prima che in questo game l’Europa si trova a bordocampo, e lo fa portando con sé due spettatori illustri come Nietzsche ed Hegel. I due Friedrich, neanche a dirlo, in comune hanno solo il nome. Tra le sue varie critiche, infatti, il baffo più temuto della storia del pensiero rimprovera all’altro filosofone una visione della storia non proprio ‘salutare’ per l’essere umano. Questo perché Hegel pensava agli avvenimenti dell’umanità come un qualcosa in cui l’uomo è semplice spettatore - come una partita di tennis -, e ci avrebbe pensato uno Spirito Assoluto a far sì che tutto andasse come doveva andare. Per Nietzsche, invece, l’uomo è protagonista in una storia che è un eterno ritorno di fatti che si sono già realizzati in passato, un po’ come una pallina che continua a superare la rete prima da una parte e poi dall’altra.

Due modi differenti di intendere la storia, di leggere il ruolo dell’uomo al suo interno e – vien da sé – anche di gustarsi un set. In questo momento vien protendere per Nietzsche, dato che gli attriti tra oriente e occidente non sono certo una cosa nuova. Ma chissà che un domani non spunti fuori un hegeliano a dire “Visto? Lo sapevo che si sarebbe risolto tutto per il meglio”.

TERRENI DIVERSI


Non l’erba di Wimbledon, non la terra rossa del Roland Garros o il cemento degli Us Open: la pallina fluo e un po’ pelosetta dell’economia continua a rimbalzare su un campo ben più aspro. Un terreno che ha qualche bitorzolo qua e là, che sa preoccupare con dei rimbalzi sbilenchi, con colpi di reni annessi e connessi per salvare il punto. Perché dove i giganti della racchetta si affrontano colpo su colpo, i giganti del mondo usano mezzi differenti: non dritti e rovesci, ma carta e penna, semiconduttori e litio, e a volte anche mezzi ben più pesanti, purtroppo.

La storia è un eterno ritorno, diceva Nietzsche, un po’ come una partita a tennis, mentre Hegel gli risponde di fare silenzio che è impegnato a guardare gli infiniti scambi di questo match. Il pubblico è diviso tra i due filosofi: gli appassionati di tennis potrebbero dire che quello tra Cina e Occidente sia un match avvincente, mentre chi non mastica potrebbe recriminare sulla continua ripetizione del movimento della pallina. L’unica cosa certa è che questa pallina continua a muoversi, e non possiamo toglierle gli occhi di dosso.

BONUS TRACK


In alcuni articoli di settore, la figura di Nietzsche è stata spesso accostata a un paio di tennisti. Ma non tennisti qualsiasi, perché stiamo parlando di Björn Borg e John McEnroe. Due sportivi opposti, due rivali che chissà, forse si sarebbero trovati d’accordo su qualche opera del nostro filosofo.
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