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L'analisi

Amundi non vede rischi sistemici dal fallimento della Silicon Valley Bank

Secondo la grande casa d’investimento la crisi SVB è molto diversa da quella del 2008, ma ci sono aree che possono presentare delle vulnerabilità

di Antonio Cardarelli 15 Marzo 2023 07:55
financialounge -  Amundi Matteo Germano mercati Monica Defend Silicon Valley Bank Vincent Mortier

Il fallimento di Silicon Valley Bank non ha il potenziale per creare rischi sistemici, ma in ogni caso è bene fare attenzione ad alcune aree che presentano delle vulnerabilità. È il parere degli esperti di Amundi Monica Defend Head of Amundi Institute, Vincent Mortier Group Chief Investment Officer e Matteo Germano Deputy Group Chief Investment Officer.

COM’È NATA LA CRISI DI SVB


Prima di analizzare i possibili impatti sui mercati, gli esperti di Amundi ricostruiscono quanto accaduto nei giorni scorsi alla Silicon Valley Bank. Si è trattato del più grande fallimento bancario dalla crisi finanziaria del 2008 ed è dovuto principalmente a un disallineamento tra attività e passività. La materializzazione di perdite, dovute alla vendita di obbligazioni di qualità i cui prezzi erano scesi a causa dei rendimenti, è alla base di quanto accaduto a SVB. L’intervento della Fed è stato immediato. La banca centrale Usa ha varato un programma di finanziamento a termine per offrire liquidità a prestatori che offrono in garanzia titoli di alta qualità come titoli di stato USA (UST), titoli obbligazionari di agenzie governative e titoli garantiti da ipoteca. Un annuncio che, secondo gli esperti di Amundi, va nella direzione giusta per ripristinare la fiducia verso il sistema.

NON CI SONO RISCHI SISTEMICI


Tuttavia, Defend, Mortier e Germano sottolineano come i mercati obbligazionari abbiano reagito con estrema volatilità e i mercati azionari abbiano ceduto anche in Europa, dove si ritiene che il movimento sia “dovuto principalmente a prese di profitto dopo la forte performance di inizio anno”. Fatte queste premesse, gli esperti di Amundi ritengono che non ci sia un rischio sistemico. “Pur essendo una circostanza negativa per il mercato – spiegano – il fallimento di SVB rappresenta più una storia idiosincratica che un problema sistemico. Rispetto alla crisi Lehman, SVB non fa uso di leva finanziaria, non ha una grande esposizione ai derivati e non ha ramificazioni globali rilevanti”. Quanto accaduto, però, accende i riflettori sui possibili effetti ritardati degli aumenti dei tassi, in particolare quando si tratta di istituzioni finanziarie di importanza non sistemica per le quali non c’è una regolamentazione rigorosa.

GRANDI BANCHE PIÙ PROTETTE


“A partire dalla Grande Crisi Finanziaria, le grandi banche sistemiche sono ben capitalizzate e molto regolamentate – spiegano gli esperti di Amundi - Nel complesso privilegiamo le grandi banche rispetto alle piccole. Soprattutto in Europa, il settore è in condizioni migliori rispetto a quelle della crisi precedente e non vediamo rischi, come quelli a cui è esposto il settore bancario regionale statunitense, grazie a una migliore gestione del rischio di duration e requisiti normativi più stringenti”. Tuttavia, per le banche potrebbero esserci effetti sugli utili e questo, secondo Amundi, rafforza la necessità di fare selezione e diversificare tra banche.

GLI EFFETTI SULLE POLITICHE MONETARIE


Secondo gli esperti di Amundi, l’inasprimento delle condizioni finanziarie derivante dalla crisi SVB potrebbe portare a una Fed meno aggressiva di quanto previsto una settimana fa e potrebbe costringere la Bce a rivedere il percorso della propria politica. Ma la Fed, spiegano Mortier, Germano e Defend, rimarrà impegnata nella lotta all’inflazione, pur dovendo valutare l’impatto della crisi attuale. “Nel complesso il nostro posizionamento generale sugli investimenti rimane prudente – concludono gli esperti di Amundi - poiché l'inversione della curva dei rendimenti suggerisce che potrebbero iniziare a manifestarsi alcune criticità. Rimaniamo cauti per quanto riguarda l'azionario e il credito high yield, con un approccio diversificato a livello regionale, compresa l'esposizione all'azionario cinese, che sembra più isolato dall'epicentro delle recenti turbolenze”.
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