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Mercato valutario

''Il dollaro riprenderà a scendere contro euro, ma in modo più lento e discontinuo''

Il Team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan AM vede il recente parziale recupero del biglietto verde come temporaneo e suggerisce di gestire attivamente il rischio valutario

di Virgilio Chelli 9 Marzo 2023 18:30
financialounge -  dollaro JP Morgan Asset Management mercati valute

È sicuramente possibile che l’attuale sopravvalutazione del dollaro statunitense non sia così estrema come sei mesi fa, ma ci sono comunque motivi sufficienti per aspettarsi una sua flessione nel medio termine. Il fattore determinante dei futuri ribassi del dollaro è però passato dalla considerevole sopravvalutazione alla maggiore dipendenza da elementi tecnici, come la rotazione dall’azionario USA verso i mercati e le obbligazioni non statunitensi. Se questo dovesse confermarsi, il percorso di deprezzamento del dollaro sarà più lento e più discontinuo. È importante che gli investitori comprendano l’impatto intrinseco sulla performance e sul rischio derivante dalle posizioni in valuta nei portafogli e prendano in considerazione azioni per gestire efficacemente il rischio valutario.

LA CORSA AL DOLLARO DOPO L’INVASIONE DELL’UCRAINA


Sono le indicazioni del Bond Bulletin settimanale del team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan Asset Management che analizza il “dilemma del dollaro”, che dopo la forte flessione del quarto trimestre 2022 e di gennaio 2023, a febbraio ha messo a segno un recupero. I mercati si chiedono se si tratta dell’inizio di un nuovo trend o se il biglietto verde è destinato riprendere la parabola discendente. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, gli investitori sono corsi a comprare dollari come bene rifugio, ma anche per l’aumento della produzione di petrolio di scisto che ha permesso agli USA di raggiungere l’indipendenza energetica, rendendoli meno esposti alla volatilità dei mercati del gas.

IL FATTORE DEL CARO ENERGIA


Gli USA hanno persino iniziato a esportare gas a prezzi più alti, in particolare in Europa. Ma negli ultimi mesi abbiamo assistito a un capovolgimento di questi fattori. Le banche centrali hanno alzato di molto i tassi, riuscendo comunque a mantenere viva in qualche modo la prospettiva di un atterraggio morbido dell’economia e a sostenere così la fiducia degli investitori, che non hanno più provato la necessità di ricorrere ai beni rifugio. Poi i prezzi dell’energia sono calati dai picchi dell’estate del 2022. Con il progressivo venir meno di questi fattori fondamentali, sottolinea il Bond Bulletin di J. P. Morgan AM, il dollaro dovrebbe tornare ai livelli precedenti.

VIOLENTE OSCILLAZIONI IN SOLI CINQUE MESI


Negli ultimi sei mesi, il percorso del dollaro è stato piuttosto accidentato e per descriverlo il Team di J.P. Morgan AM utilizza le oscillazioni rispetto all’euro, che ha toccato il minimo di ciclo a fine settembre 2022, fino alla risalita ai primi di febbraio 2023 a quota 1,10, con un incremento del 15% in appena 5 mesi. Un declino troppo rapido per il dollaro, per cui l’euro è ridisceso a 1,06 sempre a febbraio. Ma secondo J.P. Morgan AM il dollaro rimane sopravvalutato in rapporto a parametri di lungo termine, come il cambio effettivo reale.

INGRESSO INTERESSANTE PER POSIZIONI AL RIBASSO


Per questo il Team di J.P. Morgan AM ritiene che la ripresa del dollaro a febbraio abbia offerto un livello d’ingresso interessante per il rinnovo delle posizioni al ribasso, in particolare contro euro e e valute selezionate dei Mercati Emergenti con carry e fondamentali solidi, come il Real brasiliano e il Peso messicano. Inoltre, visto che l’inflazione continua a calare, J.P. Morgan AM si attende una normalizzazione delle correlazioni tra azionario e obbligazionario, con il conseguente venir meno della necessità di utilizzare il dollaro come bene rifugio primario, a favore di investimenti obbligazionari con rendimenti più elevati.

IL RUOLO DEI FLUSSI SUI MERCATI AZIONARI


Inoltre, sottolinea ancora il Team di J.P. Morgan AM, gli afflussi sui mercati azionari sembrano indicare che gli investitori USA stiano rafforzando le posizioni in azioni europee, mentre gli investitori europei stanno ridimensionando le posizioni sull’azionario statunitense, e come per il reddito fisso, anche questo lascia presupporre un minor supporto per il dollaro.
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