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La giornata dei mercati

Le Borse europee estendono i cali su timori tassi dopo inflazione USA forte

Le principali piazze nel finale sono appesantite dal PCE americano che rafforza i timori di ulteriore inasprimento monetario. Si rafforza il dollaro e salgono i rendimenti dei principali titoli di Stato

di Virgilio Chelli Aggiornato al 24/02/2023 17:00
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24/02/2023 17:00


Ultima seduta della settimana negativa per le principali Borse europee dopo un dato USA sull’inflazione PCE più alto delle attese a gennaio che ha riacceso i timori degli investitori di una stretta monetaria prolungata da parte delle banche centrali.

L’indice Personal Consumption Expenditures, nella componente Core che esclude alimentari e energia, è salito di ben lo 0,6% sul mese, contro attese di mercato che puntavano allo 0,4% e dopo un aumento rivisto a dicembre dello 0,2%. Il tasso annuale, di cui tiene particolare conto la Federal Reserve, è salito del 4,7%, sopra le previsioni di un aumento del 4,3%, supportando così le indicazioni dei componenti della banca centrale che ritengono che il costo del denaro debba restare più elevato e più a lungo per contrastare un’inflazione che non demorde.

Francoforte e Parigi alle battute finali estendono il ribasso intorno al punto e mezzo percentuale, mentre Milano lo contiene intorno all’un per cento, con pochi segni più sul FTSE Mib, tra cui Saipem, Telecom Italia e Leonardo. Intanto il dollaro si rafforza nettamente contro euro mentre i rendimenti dei principali titoli di Stato si muovono in rialzo, con il BTP italiano oltre il 4,4% e il Bund tedesco che supera il 2,5%.

24/02/2023 14:55


L’atteso dato USA sull’inflazione misurata dall’indicatore PCE, che sta per Personal Consumption Expenditures, particolarmente guardato dalla Fed, segna un livello più alto delle attese a gennaio e spinge in ribasso i principali indici azionari europei, che già viaggiavano in terreno marginalmente negative dopo una partenza positiva.

Il particolare il dato Core del PCE, che eslcude alimentari e energia, è salito di ben lo 0,6% sul mese, contro attese di mercato che puntavano allo 0,4% e dopo un aumento rivisto a dicembre dello 0,2%. Il tasso annuale, di cui tiene particolare conto la Federal Reserve, è salito del 4,7% sopra le previsoni di un aumento del 4,3%, supportando così le indicazioni dei componenti della Fed che ritengono che il costo del denaro debba restare più elevato e più a lungo per contrastare l’inflazione.

In particolare, subito dopo la pubblicazione del PCE americano, Francoforte e Parigi estendono il ribasso oltre il punto percentuale, mentre Milano lo contiene appena sotto. Intanto il dollaro si rafforza nettamente contro euro mentre i rendimenti dei principali titoli di Stato si muovono in rialzo.
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