L'analisi

Ecco la view di Neuberger Berman sui mercati 2023: come muoversi tra azioni e bond

Erik Knutzen (CIO Multi-Asset Class di Neuberger Berman) rivela che in ambito azionario è incline a sposare le previsioni degli analisti macro mentre nel credito e nelle materie prime sposa le tesi degli analisti bottom-up

di Leo Campagna 11 Gennaio 2023 14:42

financialounge -  Erik Knutzen mercati Neuberger Berman outlook 2023
Analizzando le previsioni di mercato per il 2023 si nota come quelle basate su fattori macroeconomici divergano sempre di più dalle previsioni basate sui fondamentali microeconomici. Tra economisti e strategist macro si sta rafforzando il consensus secondo cui il 2023 sarà un anno di rallentamento della crescita economica e dell’inflazione. Storicamente questo si traduce in impatti negativi per azioni, credito e materie prime. “Tuttavia, gli analisti bottom-up, quelli che studiano il mercato esaminando una serie di fattori microeconomici e le singole aziende, hanno un’idea molto diversa”, riferisce Erik Knutzen, Chief Investment Officer—Multi-Asset Class di Neuberger Berman, convinto che la sfida principale quest’anno  riguarderà il modo in cui queste differenze tenderanno a riallinearsi.

UNA EVIDENTE DIVERGENZA NEI MERCATI AZIONARI


Una divergenza che nei mercati azionari appare più evidente. Gli analisti top-down, che basano i loro studi sui trend macroeconomici, prevedono un sicuro calo degli utili aziendali alla luce del mix sfavorevole tra crescita e inflazione. La maggior parte dei macroeconomisti di Wall Street pronostica una recessione negli Stati Uniti nel corso del 2023, mentre le ultime previsioni del Fondo Monetario Internazionale ipotizzano una vera e propria recessione in un terzo del mondo. “Al contrario, gran parte degli analisti bottom-up si è limitato a limare le proprie previsioni: per esempio il dato di consenso dei profitti per l’indice S&P 500, è pari a 230 dollari ad azione, il 5% in più rispetto agli utili del 2022”, argomenta Knutzen.

ANALISI MACRO E MICRO


Anche nel settore creditizio le divergenze sono rilevanti con l’analisi macro che, basandosi sui dati storici, non esclude il tasso di default sui titoli high yield statunitensi fino al 10% e oltre. Percentuale che invece scende intorno alla media di lungo periodo del 3% per gli analisti creditizi bottom-up sulla base dei loro stress test sui bilanci aziendali. Stesso discorso nell’ambito delle materie prime, dove per i macroeconomisti si potrebbero generare perdite alla luce del rallentamento di crescita e inflazione. Gli analisti bottom-up specializzati in materie prime rispondono che persistono ancora forti squilibri tra domanda e offerta che sosterranno le quotazioni.

NELL’AZIONARIO INCLINI A SPOSARE LE PREVISIONI DEGLI ANALISTI MACRO


“La nostra view - tiene a precisare il CIO Multi-Asset Class di Neuberger Berman - varia a seconda delle diverse asset class. In ambito azionario siamo inclini a sposare le previsioni degli analisti macro. Riteniamo poco probabile quota 230 dollari per gli utili dell’indice S&P 500 nel 2023 mentre condividiamo dai 200 ai 210 dollari ad azione, sebbene siano possibili livelli ancora più bassi”. Nel credito, invece, il manager propende più per la view bottom-up perché i fondamentali di bilancio delle aziende sono solidi.

VIEW BOTTOM-UP NEL CREDITO E NELL’AMBITO DELLE MATERIE PRIME


“Le imprese hanno accumulato risorse approfittando del lungo periodo di tassi ridotti e possono rinviare l’arduo compito di rifinanziarsi fino al 2024, al 2025 e oltre. Quest’anno non prevediamo un incremento significativo dei default nel corso di quest’anno a meno che non si verifichi una flessione dell’economia molto peggiore del previsto”, commenta Knutzen che sposa la view bottom-up anche nell’ambito delle materie prime.

LE SFIDE SUL FRONTE DELL’OFFERTA DELLE COMMODITIES


E’ vero che la domanda di molte materie prime potrebbe in effetti subire un allentamento nel corso del 2023 dopo la fine dell’inverno in Europa e nel Nord America e l’economia globale rallenterà. “Tuttavia le sfide sul fronte dell’offerta resteranno sia per il conflitto in Ucraina e sia quelle strutturali (deglobalizzazione delle catene di approvvigionamento, tensioni geopolitiche e protezionismo). Inoltre un potenziale impulso ai prezzi potrebbe fornirlo la riapertura della Cina nel primo semestre” conclude il CIO Multi-Asset Class di Neuberger Berman.

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