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Vontobel: Paesi emergenti più solidi rispetto al passato, crisi improbabile

Secondo Carlos de Sousa, Investment Strategist Fixed Income di Vontobel, i sistemi economici della maggior parte dei Paesi emergenti sono diversi rispetto alle crisi degli anni '80 e '90

di Antonio Cardarelli 26 Ottobre 2022 20:00
financialounge -  Carlos De Sousa mercati emergenti obbligazioni Vontobel

I mercati emergenti rischiano una crisi economica simile a quella degli anni '80 e '90? Carlos de Sousa, Investment Strategist Fixed Income di Vontobel, analizza similitudini e differenze tra i periodi e giunge a una conclusione abbastanza netta. Secondo l'esperto, infatti, i meccanismi di finanziamento dei Paesi emergenti sono molto diversi rispetto agli anni '80 e '90 e per questo una crisi su larga scala è improbabile.

POCHE SCADENZE RAVVICINATE


Attualmente, sottolinea de Sousa, le obbligazioni di 19 mercati emergenti nell'indice globale diversificato EMBI sono scambiate con spread superiori a mille punti base rispetto a quelli della curva dei Treasury Usa. Ciò significa che attualmente questi Paesi non hanno accesso ai mercati globali dei capitali e secondo diversi analisti i Paesi che non hanno accesso al mercato devono esauriscono presto la liquidità e sono costretti a ristrutturare il proprio debito. "Ma la maggior parte dei Paesi emergenti non è nelle condizioni di dover costantemente rinnovare le scadenze del debito - specifica de Sousa - In effetti, la maggior parte degli emittenti africani di eurobond (debito estero, ndr) non ha scadenze significative fino al 2024 o 2025. Possono quindi permettersi di rimanere fuori dai mercati globali fino a quando le condizioni finanziarie globali non miglioreranno".

PRESTATORI DI ULTIMA ISTANZA


A differenza di quanto accadeva in passato, ora gli emittenti governativi tendono ad avere diversi prestatori di ultima istanza - come FMI e Banca mondiale - su cui poter contare in caso di perdita dell'accesso al mercato. I Paesi a reddito medio, specifica de Sousa, possono inoltre contare su sistemi finanziari interni su cui poter fare affidamento che includono fondi pensione e banche fortemente regolamentate, che hanno poca scelta se non quella di continuare a rinnovare il debito pubblico nazionale. Insomma, pur con le dovute eccezioni (come per esempio quella del Ghana) il debito dei Paesi emergenti è molto più solido rispetto alle crisi precedenti, anche perché le valute non sono più ancorate al dollaro statunitense.

FONDAMENTALI PIÙ SOLIDI


"L'attuale contesto macroeconomico globale è molto impegnativo e probabilmente nei prossimi due o tre anni assisteremo ancora a qualche ristrutturazione del debito governativo, perché non tutti i Paesi hanno fondamentali solidi", commenta de Sousa. Tuttavia, secondo l'esperto di Vontobel, "l'esistenza di diversi prestatori di ultima istanza e il fatto che la maggior parte dei Paesi in via di sviluppo emette Eurobond piuttosto raramente, implica che molti Paesi possono rimanere fuori dai mercati per un po' di tempo senza dover ricorrere a una ristrutturazione del debito".
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