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Previsioni dei mercati

Obbligazioni, PGIM vede calma in arrivo per 3-6 mesi dopo la tempesta

Robert Tipp, CFA, Chief Investment Strategist e Head Global Bonds di PGIM Fixed Income, traccia una road map per guidare gli investitori ancora scossi dalla svolta restrittiva delle banche centrali e dalla guerra

di Virgilio Chelli 2 Maggio 2022 19:00
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Guerra e inflazione hanno sospinto il Toro dell’obbligazionario a cambiare radicalmente rotta, una svolta inattesa che ha disorientato gli investitori. Per questo serve una road map per avere una guida in un contesto particolarmente insidioso. Sul breve e medio termine la volatilità dovrebbe rientrare, offrendo la possibilità di tirare il fiato a rendimenti e spread nei prossimi due trimestri. Ma viste le sorprese arrivate negli ultimi mesi, serve un continuo ribilanciamento delle valutazioni riguardanti la geopolitica, la crescita economica, l’inflazione e in merito ai rischi legati alle politiche monetarie.

CAMBIO DI ROTTA DOPO DECENNI DI TORO


Sono queste le principali indicazioni del Bond market outlook a cura di Robert Tipp, CFA, Chief Investment Strategist e Head Global Bonds di PGIM Fixed Income. A inizio anno c’era d’attendersi moderazione sia della crescita che dell’inflazione. Ma poi il quadro è stato sconvolto prima dall’accelerazione restrittiva delle banche centrali e poi dall’invasione russa dell’Ucraina, con pesanti vendite sull’obbligazionario che hanno impresso una netta svolta rispetto al Toro che dominava da decenni.

FED E BCE: POSSIBILI PERCORSI DIVERSI


Secondo Tipp, il primo trend da considerare è una Fed decisamente avviata a un ciclo di rialzi, mentre l’orizzonte della Bce è offuscato dai rischi indotti dall’invasione russa, che sono associati soprattutto alla disponibilità di energia e all’inflazione. Non va sottovalutata la possibilità di un'ulteriore escalation militare, e se il conflitto dovesse interrompere il flusso di combustibili fossili in Europa il continente verrebbe probabilmente spinto in recessione, creando uno scenario di incertezza che dovrebbe limitare fortemente il margine di manovra della Bce rispetto alla Fed.

VERSO MINOR AVVERSIONE AL RISCHIO


Dopo un trimestre turbolento, il mercato dovrebbe avviarsi a un consolidamento, sia in termini di rendimenti che di spread, come di solito accade quando un ciclo di rialzi dei tassi finalmente inizia. Di norma l’economia arriva forte all’appuntamento, con fondamentali solidi del credito e rischio relativamente basso di un hard landing, visto che normalmente le condizioni finanziarie restano distese. Per questo, nei prossimi uno o due trimestri, secondo Tipp i mercati potrebbero aver prezzato a sufficienza sia la guerra che i timori di rialzi delle banche centrali, allentando il clima di avversione al rischio.

ALLE SPALLE IL GROSSO DEL MOVIMENTO


Tuttavia, data la forza straordinaria dell’economia e il livello d’inflazione, sembra prematuro dichiarare il raggiungimento del picco in termini di ciclo dei rendimenti a lungo termine. Così come sembra essere troppo presto per escludere la possibilità di rendimenti ancora più elevati più avanti quest’anno o a inizio 2023. Considerati però i trend secolari sottostanti, come l’invecchiamento della popolazione e gli elevati livelli di debito, l’esperto di PGIM tende a credere che il grosso degli aumenti dei rendimenti sia alle spalle.

RISCHIO ENERGIA PER L’EUROPA


L'outlook di breve e medio periodo di PGIM è tra il benevolo e il positivo, ma data l’attuale incertezza economica e geopolitica va considerato con tre grandi caveat. Il primo è che il conflitto resti limitato a Russia e Ucraina e non risucchi la NATO in una potenziale guerra catastrofica. Il che porta al secondo caveat indicato da Tipp, vale a dire che l’Europa Occidentale venga tagliata fuori dalle forniture russe di petrolio e gas naturale. Se il teatro bellico si dovesse allargare, e/o se le forniture energetiche all’Europa venissero seriamente compromesse, l’avversione al rischio tornerebbe sui mercati, allargando gli spread del credito.

CAVEAT BANCHE CENTRALI


In questo scenario, i mercati dei bond di alta qualità dei paesi sviluppati potrebbero andare in rally, anche se non si potrebbero escludere ‘sacche’ di tassi in rialzo e spread più ampi. Ma c’è il terzo caveat che riguarda le banche centrali. Potrebbero andare in panico ed esagerare con la stretta monetaria. Il ciclo restrittivo avrebbe dovuto iniziare prima, secondo Tipp, e non c’è da stupirsi dei toni da falco di oggi. Ma se invece si dovesse constatare che stanno perdendo la prospettiva e se prevalesse una cautela latente, come quella che fece cambiare corso alle stesse banche centrali nel 2019 portandole poi a tagliare i tassi, questo segnalerebbe un aumento del rischio di hard landing, che probabilmente condurrebbe a tassi d’interesse più bassi e a spread creditizi in ampliamento, argomenta Tipp.
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