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Investimenti alternativi

Orologi di lusso, la spinta dei collezionisti fa volare il mercato

Arjen Van de Vall, ceo di Watchfinder, la piattaforma dell’usato del gruppo Richemont, racconta le strategie di internazionalizzazione sulla scia del record del reselling, online ma anche in boutique. E dopo Milano, in vista nuove aperture a Roma e sud Italia

di Paola Jadeluca 13 Aprile 2022 10:18
financialounge -  Mood orologi watchfinder

All’inizio si paventava il rischio che potesse cannibalizzare il mercato primario. Ma nel giro di poco tempo si è provato che la compravendita di orologi di lusso di seconda mano ha in realtà dato una spinta, con piattaforme che facilitano il trading e rendono così facile cedere un orologio usato per acquistarne uno nuovo. “Vendiamo orologi usati che costano dai 200 euro sino ai 295.000 euro”, spiega Arjen Van de Vall, ceo di Watchfinder, che fa capo a Richemont, la maison del magnate di origini sudafricane Johann Peter Rupert, proprietaria delle griffe Cartier, Van Cleef&Arpels e altre, oltre a manifatture di orologi di prestigio.

Il gruppo Richemont nel 2018 ha acquisito Watchfinder, piattaforma inglese specializzata in compravendite di orologi usati, sia online che nelle boutique. L’operazione di Richemont ha anticipato la rivoluzione del reselling. L’e-commerce da un lato, i diversi atteggiamenti dei consumatori dall’altro stanno ridisegnando i confini del retail del lusso che vede sempre più griffe approdare sui mercati secondari. E il Covid ha accelerato il trend. Orologi a tutto vintage, dunque. E sulle piattaforme online si stanno facendo largo anche i brand indipendenti come H. Moser & Cie, F.P. Journe e De Bethune.

Avete boutique nel Regno Unito, a Parigi, Ginevra, New York e Hong Kong. Ora, dopo lo show room di via Mozart a Milano, avete aperto una boutique presso la Rinascente di piazza Duomo


“Il mercato più grande per Watchfinder è ancora il Regno Unito dove ha iniziato la sua avventura. Ma l’ingresso nel gruppo Richemont ha accelerato il processo di internazionalizzazione. In Europa, Germania, Francia e Italia sono mercati con grandi potenzialità. L’unico problema è che c’è bisogno di una, diciamo così, educazione del consumatore. Dobbiamo far capire alle persone che magari l’orologio che non lo usano, che tengono in un cassetto un valore di mercato e che possono venderlo”.

In ottica globale, come va il mercato?


“Quello dell’orologio usato è un mercato che va a gonfie vele. Ci sono due studi, uno di McKinsey e l’altro di Boston Consulting Group che dicono che oggi vale tra i 18 e i 20 miliardi di dollari, ma con una crescita annua del 10% da qui al 2025, cosa che lo porterà a valere più della metà del mercato degli orologi di lusso nuovi”.



Non c’è concorrenza tra usato e nuovo?


“No, c’è chi tiene un orologio al polso per una vita e chi lo cambia ogni sei mesi. Il reselling facilita il gusto per il cambiamento, e anche la partecipazione all’economia circolare, soprattutto tra i giovani. Ci sono poi i collezionisti puri, che amano mettere insieme brand o modelli. Ad alimentare il mercato c’è anche la difficoltà dei collezionisti a trovare certi orologi. Per un Daytona della Rolex ci sono le liste d’attesa. Proprio questo marchio è il più ricercato. Rolex ha adottato negli anni una strategia di marketing vincente basata sulla scarsità del prodotto, sull’esclusività. Un marchio visto al polso di attori, come il famoso modello Daytona Paul Newman, così Rolex è diventato la quintessenza del lusso”.

Quali sono i brand che vanno di più?


“Abbiamo intervistato oltre 20mila collezionisti e appassionati di più di 140 Paesi riguardo al modello che ognuno di loro avrebbe voluto possedere. Il marchio più ambito è Rolex, seguito da Patek Philippe e Omega. A seguire altri grandi brand, nell'ordine Audemars Piguet, A. Lange & Söhne, Breitling, Jaeger-LeCoultre, Vacheron Constantin, Cartier e IWC. Anche per quanto riguarda i modelli specifici, il primo della è il Rolex Daytona, secondo il Rolex Submariner, seguito da Patek Philippe Nautilus, Rolex GMT-Master, Rolex Datejust. Orologi straordinari, molti dei quali a causa della produzione limitata e delle lunghissime liste d'attesa sono praticamente impossibili da acquistare nuovi”.


Arjien Van de Vall, ceo di Watchfinder

Il web traina il mercato, ma anche il canale fisico ha la sua importanza...


“Watchfinder acquista tutti gli orologi che poi rimette sul mercato. E ha due centri (uno a Londra e l’altro a Madrid) dove ogni singolo pezzo viene meticolosamente ispezionato, autenticato e preparato da un team di esperti orologiai accreditati da 19 tra i principali produttori di orologi. Metodo e attenzione che hanno permesso alla società anche di stringere da qualche anno un rapporto sempre più stretto con gli stessi brand del lusso. Abbiamo lanciato servizi di permuta e scambio in boutique, oggi sono 100 quelle che danno questo servizio. Negozi appartenenti a brand come Panerai, Cartier, Piaget, Jaeger-LeCoultre, Montblanc, per citarne solo alcuni. La prima prova è stata con Iwc due anni fa”.
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