Candriam: Bce costretta a destreggiarsi tra guerra e inflazione

La riunione della Banca centrale europea di giovedì 10 marzo era particolarmente attesa, dopo la svolta in direzione della fine dello stimolo monetario di inizio febbraio, a cui era però seguita l’esplosione del conflitto in Ucraina, con il doppio effetto di alimentare ancora di più l’inflazione con il caro energia, ma anche di minacciare la ripresa economica in corso. Per questo gli investitori speravano in un allentamento della politica monetaria o almeno in uno slittamento della normalizzazione, ma la Banca centrale ha confermato invece la graduale conclusione del suo programma di Quantitative easing.

ESERCIZIO DELICATO PER LAGARDE

In questo modo, il programma di Quantitative easing diminuirà gradualmente a 20 miliardi di acquisti mensili di titoli a giugno e potrebbe cessare nel terzo trimestre. Ma nella sua comunicazione la Banca centrale europea ha anche lasciato aperta la possibilità di un aumento dei tassi. Nicolas Forest, Global Head of Fixed Income di Candriam, sottolinea che si tratta di un esercizio delicato per la presidente Christine Lagarde, poiché la Banca centrale da un lato ha rivisto al ribasso le sue aspettative di crescita a causa della guerra, dall’altro ha aumentato le sue previsioni sull’inflazione al 5,1% per il 2022, al 2,1% per il 2023 e all'1,9% nel 2024.

DIVERGENZE ALL’INTERNO DELLA BANCA CENTRALE

Forest osserva che la revisione al rialzo delle stime di inflazione per il 2022 è una delle più alte di sempre. La presidente della Bce ha anche sottolineato i rischi al rialzo per la stabilità dei prezzi causati dalla guerra e dall'attuale crisi energetica. Ma, sottolinea Forest, Christine Lagarde ha anche affermato che c’erano punti di vista differenti intorno al tavolo, espressione diplomatica per indicare le differenze in termini di policy futura. La pressione per la normalizzazione monetaria sarà quindi elevata se i dati sull'inflazione continueranno ad essere rivisti al rialzo, soprattutto per il 2023 e il 2024.

FUOCO INCROCIATO TRA GUERRA E INFLAZIONE

In questo contesto, rileva in conclusione l’esperto di Candriam, i tassi d'interesse hanno continuato a salire a livelli precedenti l’esplosione della crisi ucraina, e la Bce sembra più che mai sottoposta a un “fuoco incrociato”, con l'inflazione che sta sfuggendo di mano mentre c'è una guerra alle porte dell'Unione Europea.