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La risposta dell'Europa

Economia russa piegata, le sanzioni possono davvero affondare Putin

L’impatto è stato violento sulla struttura finanziaria, legando le mani alla Banca centrale russa e mettendo al bando le banche, ma ora si fa sentire anche sull’economia reale, che potrebbe sprofondare in recessione

di Stefano Caratelli 7 Marzo 2022 08:12
financialounge -  Bulletin guerra Putin sanzioni ucraina

Gli anni 20 del secondo millennio dovevano essere ruggenti ma finora hanno regalato una pandemia devastante e ora Putin che come Hitler ottanta e passa anni fa che aggredisce i vicini in Europa e minaccia la pace mondiale. A Monaco in una situazione simile nel 1938 le potenze europee reagirono con codardia (definizione di Churchill), ora mostrano fermezza e coraggio con sanzioni spietate che fanno male anche a loro ma che stanno mettendo la Russia in ginocchio. L'Ue ha vietato ai media statali russi di trasmettere sul suo territorio, lo spazio aereo europeo è chiuso a tutti gli aerei russi, è stato imposto l’embargo su molti prodotti tecnologici e sono stati sequestrati e confiscati i beni degli oligarchi all'estero. Ma soprattutto gli attivi esteri della Banca centrale russa sono congelati, riducendone notevolmente il potere di sostenere l'economia, mentre oltre il 70% delle 300 banche russe sono escluse da SWIFT, il più grande sistema di comunicazione bancaria del mondo, utilizzato da 6.600 istituzioni per effettuare trasferimenti, escludendo di fatto le banche russe dal commercio internazionale, dato che il 55% delle esportazioni russe sono in dollari e il 28% in euro.

IMPATTO ANCHE SULL’ECONOMIA REALE


Il risultato è stata la chiusura della Borsa di Mosca, il rublo in caduta libera e l’incapacità di onorare anche i pagamenti delle cedole dei titoli di Stato, praticamente default, mentre l’impatto sta colpendo duramente anche l’economia reale, con scarsità di beni e di contanti per comprarli, mentre anche le carte di credito servono a poco dato che Visa e Mastercard hanno sospeso le operazioni in Russia. Putin risponde proseguendo i bombardamenti in Ucraina, ma per far funzionare la macchina bellica, che tra l’altro si è mostrata più arrugginita del previsto, servono alla fine soldi, non rubli ma dollari e euro. È in parte un film già visto, alla caduta del Muro di Berlino e al collasso dell’Urss due anni dopo si arrivò anche, se non soprattutto, perché i soldi erano finiti, dopo averne spesi a fiumi nella disastrosa guerra in Afghanistan e nella rincorsa ai programmi militari degli americani, ai tempi in cui Ronald Reagan annunciava al mondo di aver realizzato il famoso ‘scudo spaziale’..

MOSCA SEMPRE PIÙ ISOLATA


Anche oggi la Russia sta diventando sempre più isolata, sia commercialmente che finanziariamente, e la sua economia probabilmente soffrirà un effetto depressivo sprofondando in una dura recessione. Le sanzioni fanno male anche a chi le impone, e infatti i mercati azionari europei sono stati colpiti molto più duramente di quelli americani, non solo per la vicinanza ‘fisica’ alla guerra ma anche perché le imprese del vecchio continente sono molto più esposte alla Russia di quelle a stelle e strisce. Ma qui sta anche il coraggio e la determinazione dell’Europa, a differenza di quella di Monaco del 1938, disposta a pagare un prezzo elevato, soprattutto sul fronte energetico e di conseguenza sull’intera economia, arrivando persino a modificare la tabella di marcia della transizione verde, per far vedere allo Zar uscito di senno che non ha di fronte un ventre molle.

MONTA LA PREOCCUPAZIONE DEI POTERI FORTI RUSSI


Come andrà a finire è ovviamente difficile dire, anche se sembra proprio che i ‘missili’ lanciati con le sanzioni viaggino più veloci di quelli che continuano a colpire gli obiettivi in Ucraina, mentre i negoziati vanno avanti a singhiozzo. Due cose sembrano abbastanza certe. La prima è che nel lungo periodo gli investimenti nella sempre più economicamente vasta area emergente, che comprende i due colossi Cina e India, dovranno pagare un premio di rischio più elevato, sia rispetto a quello attuale sia rispetto ai mercati che offrono maggiori garanzie dal punto di vista della governance, fatta di democrazia, istituzioni indipendenti e certezza del diritto, dentro e fuori i confini nazionali. La seconda è che, comunque vada a finire, nel medio termine la Russia non potrà più presentarsi sullo scenario globale con la faccia di Vladimir Putin. I grandi interessi del paese, da Lukoil agli oligarchi, sembra che se ne stiano rendendo conto.

BOTTOM LINE


Per l’investitore, soprattutto in Europa, non è ancora arrivato il momento di approfittare di una ghiotta occasione di acquisti a prezzi stracciati, come a marzo del 2020 quando l’economia mondiale si fermò da un giorno all’altro causa pandemia. Ma non è neanche quello di farsi prendere dal panico e vendere tutto. Con molte differenze, il mercato, che ha la vista lunga, ha mostrato comunque finora una certa capacità di tenuta allo shock, fidandosi della fermezza della risposta politica a Putin e di banche centrali pronte a supportare.
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