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Tre tendenze chiave per i risultati di imprese e economie nel lungo termine

Marte Borhaug, Head of Sustainable Outcomes del team International Equity di Morgan Stanley Investment Management, spiega come la creazione di risultati migliori nel tempo sia legata a doppio filo con la sostenibilità

di Virgilio Chelli 17 Febbraio 2022 07:50
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Il quadro per il 2022 resta incerto in ottica economica, sanitaria, politica o della sostenibilità. Qualunque sia il ritmo del cambiamento, l’impegno per la creazione di un futuro sostenibile è una partita che si gioca su un orizzonte decennale. Un viaggio che non sarà privo di ostacoli, ma con il progredire della transizione le società che possiedono un “meccanismo di ricerca” solido e in grado di aiutarle a restare attente al mondo che le circonda, riusciranno a mantenere una posizione dominante e a generare rendimenti a lungo termine per gli investitori, con il supporto della gestione attiva.

PIÙ SENSIBILITÀ SUI TEMI SOCIALI


Marte Borhaug, Head of Sustainable Outcomes del team International Equity di Morgan Stanley Investment Management, individua tre tendenze in grado di determinare i risultati per le imprese, le economie e le società: la maggior spinta a risolvere problematiche sociali come diversità e diseguaglianza, il passaggio dalle parole ai fatti nelle politiche di contrasto al cambiamento climatico e l’impegno degli investitori a ricercare aziende e business che mettano al primo posto la natura e la sua tutela. Il Covid-19 non ha colpito solo aziende e economie, ma ha anche riportato indietro il mondo di due decenni nella lotta contro la povertà, poiché i paesi e i gruppi di persone vulnerabili hanno subito le maggiori ripercussioni della crisi.

L’IMPEGNO DI UE E ONU


Le pressioni esercitate sulle società affinché contribuiscano a risolvere il problema delle disuguaglianze, dall’eliminazione delle discriminazioni di razza e genere alla tutela dei diritti umani dei lavoratori nella filiera produttiva, dovrebbero persistere. Borhaug cita diversi esempi: quello dell'Unione europea, che sta valutando norme per rendere obbligatoria la due diligence in materia di diritti umani. O ancora l'Onu, in materia di investimenti responsabili, che ha annunciato una nuova piattaforma collaborativa mondiale per aiutare gli investitori a intervenire su questioni sociali. Nell’insieme, secondo l’esperta di Morgan Stanley Investment Management, queste pressioni dovrebbero determinare una maggiore spinta all’azione nel campo del sociale, la S dell’acronimo ESG.

ADATTARSI O SCOMPARIRE


In secondo luogo, con il passaggio dalle parole ai fatti sulla politica del cambiamento climatico, nella fase di abbattimento delle emissioni possiamo aspettarci un aumento di leggi, incentivi e pressioni sugli investitori, nonché un ulteriore incremento delle controversie legali per questioni climatiche. Borhaug cita il caso dell’Ue, con il divieto di produrre nuove auto a combustibili fossili già a partire dal 2035, e degli Stati Uniti, dove vengono proposti nuovi incentivi per i veicoli elettrici. Ogni settore dovrà cambiare e le società che desiderano mantenere il proprio vantaggio competitivo dovranno adattarsi da subito per non correre il rischio di scomparire.

VERSO L’ANNO DELLA NATURA


Infine, il prossimo anno, quando si terrà la poco pubblicizzata COP15, vale a dire la 15ª Conferenza Onu sulla biodiversità, potrebbe rivelarsi l’anno della “natura”. Gli obiettivi per il prossimo decennio saranno definiti a Kunming in Cina e una coalizione di oltre 50 paesi si è impegnata a proteggere quasi un terzo del pianeta entro il 2030. Borhaug segnala la definizione di quadri di riferimento per informative volontarie da parte delle società, come quello realizzato dalla Taskforce on Nature-Related Financial Disclosures, e l’impegno degli investitori per eliminare da tutti i portafogli i rischi della deforestazione legati alle materie prime agricole e investire in soluzioni basate sulla natura.

DIPENDENZA DALLE RISORSE DEL PIANETA


È difficile che i nuovi obiettivi impongano immediatamente un prezzo a risorse gratuite quali acqua, aria, foreste e oceani, ma dovrebbero comunque accelerare l’intervento dei governi, le decisioni aziendali e le allocazioni degli investimenti. Le società che vogliono garantirsi un futuro, sottolinea l’esperta di Morgan Stanley Investment Management, dovranno essere in grado di misurare la propria dipendenza dalle risorse del pianeta e l’impatto prodotto sulla natura dai propri prodotti e servizi, puntando a intervenire per gestire i rischi ed esplorare le opportunità.

RISULTATI NEL LUNGO TERMINE


In qualità di investitore di lungo termine, il team International Equity di Morgan Stanley Investment Management mira a conseguire i risultati migliori per i suoi clienti, generando rendimenti interessanti. Per realizzare questo obiettivo, investe monitorando attentamente le società, per accertarsi che siano in grado di conseguire risultati migliori non solo oggi, ma anche da qui a 5, 10 e persino 20 anni. Il team, spiega la responsabile della sostenibilità, è alla ricerca di società che presentano le caratteristiche necessarie per restare leader nel lungo termine, come ricavi ricorrenti, potere di determinazione dei prezzi e management competente, e soprattutto quelle che prevedono di investire nella gestione e nel miglioramento del loro impatto ESG.
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