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Standard per investimenti green

abrdn: etichetta green per le obbligazioni? Ecco cosa guardare

Per scongiurare il cosiddetto greenwashing e scoprire quanto sostenibile o verde sia un bond bisogna condurre appropriate ricerche con l'aiuto degli asset manager

di Leo Campagna 14 Novembre 2021 15:00
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Mentre si sta diffondendo la voglia di investimenti sostenibili o allineati agli obiettivi dello zero netto, essere realmente green è un'impresa complessa. Sicuramente non basta acquistare un prodotto con un'etichetta virtuosa o che si definisce rispettosa dell’ambiente per essere davvero verdi.

GREEN BONDS


Prendiamo ad esempio i green bonds che si propongono di indirizzare il capitale verso progetti che abbiano un impatto ambientale positivo. Dal 2007, quando la Banca Europea per gli Investimenti ha emesso i primi green bond, il controvalore in circolazione di questa tipologia di titoli si è attestato nel 2020 a quota 305,3 miliardi di dollari. Per quanto possano sembrare volumi ingenti si pensi che nel 2020 il settore energetico ha emesso a livello mondiale 1,2 miliardi di dollari in obbligazioni verdi, a fronte di 214,7 miliardi raccolti tramite obbligazioni tradizionali, cioè meno dell'1% del nuovo debito totale.

IL RISCHIO GREENWASHING


“Come se non bastasse, occorre scongiurare anche il rischio dell’ecologismo di facciata, il cosiddetto greenwashing. L'unico modo per scoprire quanto sostenibile o verde sia un'obbligazione consiste nel condurre appropriate ricerche” tengono a precisare gli esperti di abrdn. Secondo i quali è indispensabile analizzare non soltanto le credenziali ESG complessive dell'emittente ma anche l'uso dei proventi, la rendicontazione dell'impatto e l'allineamento con standard riconosciuti. “Ad esempio, un’azienda di servizi di pubblica utilità che emette un green bond per finanziare progetti rinnovabili mentre risulta sprovvista di piani volti a eliminare il carbone solleva seri interrogativi” puntualizzano i manager di abrdn.

GLI ESEMPI DI EDP E VOLVO


Tra i molti green bond in circolazione che rispettano l’etichetta si segnalano quelli emessi per esempio da Energias de Portugal (Edp) e Volvo. La prima è una società elettrica verticalmente integrata, leader nella transizione: il 54% del suo debito in euro in circolazione è green, e quest'anno ha annunciato l’obiettivo di ridurre le emissioni Scope 1 e 2 del 90% entro il 2030. Volvo, invece, dallo scorso anno produce solo auto ibride o completamente elettriche e si propone di ottenere un impatto neutro sul clima entro il 2025 per quanto riguarda la produzione ed entro il 2040 per quanto concerne la catena del valore.

IL RUOLO DEGLI ASSET MANAGER


A livello di nazioni, il Cile, il primo paese dell'America Latina a emettere nel 2019 un green bond, sta attuando politiche di decarbonizzazione aggressive e si è posto un carbon budget per raggiungere lo zero netto entro il 2050. “Anche gli asset manager sono chiamati ad assumersi le proprie responsabilità. Possono contribuire ad indirizzare il capitale verso le aziende e i progetti più responsabili, sviluppando fondi obbligazionari che supportano la transizione verso lo zero netto. In questo modo consentono agli investitori di allocare il patrimonio negli ambiti dove si evidenziano maggiori necessità, ma continuando a garantire loro rendimenti finanziari per il futuro” sottolineano i professionisti di abrdn.

IL REGOLAMENTO UE SFDR


Un contributo importante lo svolgono inoltre le autorità politiche come dimostra la Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR), il regolamento approvato dall'UE a marzo relativo all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari. Gli operatori e i consulenti del mercato finanziario sono ora obbligati a fornire informazioni più dettagliate sulla sostenibilità. L'obiettivo è quello di mettere gli investitori nelle condizioni di disporre di tutte le informazioni necessarie per prendere decisioni di investimento in linea con i loro obiettivi di sostenibilità.

SOSTENERE LA TRANSIZIONE VERSO UN’ECONOMIA A ZERO EMISSIONI NETTE


“In tutti i casi, meglio evitare scelte impulsive che portano per esempio ad evitare interi settori. Bisogna essere consapevoli che, per sostenere la transizione verso un'economia a zero emissioni nette, è importante fare in modo che il capitale venga allocato in ogni settore e azienda in cui sia necessario e dove può avere il maggiore impatto” concludono gli esperti di abrdn.
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