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L'analisi

Invesco: inflazione transitoria o strutturale? Sei indicazioni per rispondere

Per Luca Tobagi (Invesco), al momento, l’inflazione in territorio positivo potrebbe essere un fenomeno destinato a durare ma non dovrebbe comunque attestarsi al di fuori del controllo di banche centrali vigili

di Leo Campagna 30 Luglio 2021 14:50
financialounge -  daily news inflazione Invesco Luca Tobagi Scenari

Secondo Janet Yellen, ex presidente Fed e attuale Segretario al Tesoro USA, servirà almeno un anno per riuscire a distinguere i fattori temporanei da quelli strutturali dell’attuale inflazione. A questo proposito, Luca Tobagi, CFA, Investment Strategist, Invesco Investment Solutions, Product Director, nella rubrica T con Zero di luglio, si concentra su sei spunti, ritenuti importanti per inquadrare il tema.

SQUILIBRI FRA DOMANDA E OFFERTA IN VARI SETTORI


“Innanzitutto bisogna considerare che, anche se gli squilibri fra domanda e offerta in vari settori, servizi inclusi, dovessero rivelarsi temporanei, gli effetti sui nuovi, più elevati, livelli di equilibrio dei prezzi potrebbero protrarsi più a lungo prima di riassorbirsi” riferisce il manager. In secondo luogo, in base all’evidenza empirica le aziende tendono ad aumentare i prezzi quando i loro costi aumentano in un ambiente di domanda in crescita, come quello degli ultimi mesi. I consumatori, d’altra parte, forti degli elevati risparmi degli ultimi mesi per effetto del vincolo a spendere, potrebbero essere più propensi ad accettare e metabolizzare aumenti dei prezzi.

PREZZI DELL’ENERGIA E DELLE MATERIE PRIME


Per quanto riguarda poi i prezzi dell’energia e delle materie prime, è vero che sono saliti molto nell’ultimo anno, ma, nel caso del barile, è tornato ai livelli del 2018, quando non c’erano timori di un’inflazione fuori controllo. “Da questo momento in avanti si spera che le quotazioni siano sempre più legate all’andamento del ciclo economico e dei fondamentali di domanda e offerta” spiega Tobagi. Per quanto riguarda i metalli industriali, parte della loro forza recente si spiega anche con le aspettative di una maggiore domanda per i progetti di transizione ecologica.

L’EFFETTO POSITIVO DI UNA POLITICA FISCALE ESPANSIVA


L’effetto positivo di una politica fiscale espansiva, e siamo al quarto punto, dopo anni di contributo restrittivo alla crescita economica è stato massiccio e tendenzialmente inflattivo. Ma è tutto da verificare che possa divenire strutturale. Inoltre, una parte consistente degli stimoli fiscali sia in USA sia di Next Generation EU, riguardano piani infrastrutturali con l’obiettivo di aumentare la produttività, che tende a favorire la crescita e l’efficienza e contribuisce a limitare l’inflazione.

IL TEMA DEL MERCATO DEL LAVORO


Poi c’è il tema del mercato del lavoro. Il rischio di un eventuale aumento della disoccupazione può frenare la crescita economica e la domanda aggregata, riducendo la capacità di spesa dei consumatori. Dall’altro lato abbiamo una forte domanda di lavoratori da parte delle imprese con una tendenza all’aumento dei salari, per indurre i lavoratori ad accettare le proposte. In Germania, per restare sul concreto, gli aumenti salariali negoziati dai principali e potenti sindacati si sono però attestati al di sotto dell’obiettivo di inflazione del 2% della BCE.

CATENE PRODUTTIVE MONDIALI


Infine, la pandemia è scoppiata dopo un paio di anni di guerra commerciale, ed ha messo a nudo la fragilità di un sistema economico pienamente globalizzato e costruito per massimizzare l’efficienza delle catene produttive mondiali. “Ora è plausibile immaginare che, per fare tesoro dell’esperienza della pandemia e a causa di alcune pressioni politiche emerse dal 2016 in avanti, in alcune aree geografiche si possa tornare o continuare a installare capacità produttiva sul territorio”, puntualizza Tobagi. Secondo il quale, tuttavia, in un ritorno alla normalità globalizzata, anche se presumibilmente meno che prima della pandemia, la capacità in eccesso è una forza deflattiva, non inflattiva.

UN’ECONOMIA GLOBALE IN CRESCITA


“In conclusione, al momento la ripresa e il saldo ancoraggio dell’inflazione in territorio positivo potrebbe essere un fenomeno destinato a durare, soprattutto se avverrà in parallelo ad un’economia globale in crescita. In quest’ottica, la traiettoria plausibile dei tassi di politica monetaria potrebbe essere gradualmente e moderatamente rialzista nel medio termine, in particolare per la FED”, sottolinea Tobagi.

CINA, STATI UNITI E EUROPA


Questo non significa che l’inflazione sia destinata a impennarsi, salendo al di fuori del controllo di banche centrali vigili. Né che si debba assestare in modo permanente ben al di sopra dell’obiettivo del 2% di BCE e Federal Reserve. “La Cina ha già scalato la marcia degli stimoli di politica economica ma quel momento non è probabilmente ancora arrivano né per gli Stati Uniti e né, soprattutto, per l’Europa” conclude l’Investment Strategist di Invesco.
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