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L'analisi

AllianceBernstein: cosa è importante sapere per investire in bond sostenibili

Gli esperti di AllianceBernstein fanno il punto sull’evoluzione e le opportunità offerte da un mercato sempre più vasto, che richiede profonda e crescente conoscenza oltre a un’accurata due diligence

di Virgilio Chelli 17 Giugno 2021 07:45
financialounge -  AllianceBernstein ESG green bond greenwashing High Yield Morning News Salima Lamdouar Shawn Keegan

Le obbligazioni collegate a temi ESG, vale a dire ambientali, sociali e di governance, possono contribuire a creare un mondo migliore e più sostenibile. Gli investitori sono sempre più propensi ad acquistare questi titoli, ma con il recente diffondersi di nuove e differenti tipologie di bond ESG, il panorama è diventato più complesso e potenzialmente disorientante. Valutare un’obbligazione ESG significa infatti analizzare approfonditamente non solo il profilo finanziario dell’emittente, ma anche il quadro normativo che disciplina un determinato titolo e il modo in cui si inserisce nella strategia di sostenibilità dell’emittente. Per fare le scelte giuste, gli investitori devono comprendere le diverse strutture e implicazioni d’investimento.

LE OBBLIGAZIONI LEGATE AI KPI


Lo sottolinea un commento firmato da Shawn Keegan e Salima Lamdouar, Portfolio Managers–Credit di AllianceBernstein, ricordando che l’innovazione più recente, le obbligazioni collegate a indicatori chiave di performance detti KPI, incentiva l’emittente a raggiungere standard ESG più elevati in tutta la sua attività d’impresa, anziché finanziare un progetto specifico, offrendo una maggior flessibilità nella raccolta di capitali. In ogni caso, gli investitori devono essere consapevoli delle differenze tecniche e delle implicazioni d’investimento per ogni classe di titoli ESG. I green bond costituiscono ancora la classe più grande e popolare di questi strumenti ESG, con emissioni per oltre 1.000 md di dollari a gennaio 2021, secondo la Climate Bonds Initiative.

EVITARE IL RISCHIO DEL GREENWASHING


Gli esperti di AllianceBernstein segnalano varie complessità da tenere a mente, come il fatto che i proventi di ciascuna emissione sono destinati a finanziare un progetto green, ma gli obbligazionisti non possono costringere l’emittente a utilizzare i proventi per i progetti dichiarati o a completarli nei tempi previsti. Per cui chi investe in green bond fa affidamento sulla reputazione dell’emittente. Gli investitori dovrebbero assicurarsi che i progetti siano realmente benefici per l’ambiente e non siano semplicemente operazioni “di facciata”, dette ”greenwashing”, il che vuol dire verificare che le metriche stabilite siano specifiche, rilevanti e credibili.

UN AIUTO DALLA TASSONOMIA DELLA UE


L’Unione europea ha elaborato una tassonomia dettagliata delle attività sostenibili a cui gli investitori possono far riferimento e, laddove possibile, l’uso dei proventi dei green bond dovrebbe essere allineato alla tassonomia UE. Per gli emittenti high yield dell’Eurozona, che hanno finora esitato a emettere green bond, è una buona notizia, poiché permette di identificare più facilmente gli asset ecosostenibili. AllianceBernstein segue attentamente sviluppi analoghi in altre regioni, come la Cina.

OLTRE AI GREEN BOND CI SONO I SOCIAL


I principali provider di indici hanno inoltre introdotto modelli di verifica per determinare la rispondenza alla definizione di green bond, ma possono essere soggettivi e esaustivi e non necessariamente garantire che una determinata emissione sia davvero “verde”. I social bond rispondono alla stessa logica, ma finanziano progetti di impatto sociale, come edifici pubblici, programmi di istruzione per gruppi svantaggiati o il potenziamento della sanità nelle aree a basso reddito. Nel 2020 si è registrata una ripresa di quest’asset class, a partire da emittenti come Cassa Depositi e Prestiti, che ha utilizzato questo strumento per contribuire a gestire l’emergenza da Covid-19 e sostenere la ripresa dell’economia italiana.

LA FLESSIBILITA’ INCORAGGIA GLI EMITTENTI HIGH YIELD


Poiché i proventi delle obbligazioni collegate a KPI sono destinati a scopi aziendali generali, nel 2021 si è registrato un aumento significativo, in quanto la flessibilità ha spalancato le porte a molti emittenti high yield e dei mercati emergenti, alcuni operanti in settori inquinanti che stanno adottando processi più rispettosi del clima. Le obbligazioni collegate a KPI non fanno leva sul solo rischio reputazionale, ma danno all’emittente un incentivo monetario esigibile a produrre i risultati promessi. Questo tipo di struttura attribuisce alla società emittente la responsabilità di portare avanti una strategia top-down che modifichi in misura rilevante la sostenibilità del business.

ATTUARE SEMPRE UN ENGAGEMENT ATTIVO


Per questo, AllianceBernstein giudica favorevolmente alcune strutture obbligazionarie collegate a KPI, ritenendo ad esempio che i KPI relativi alle emissioni di gas serra e allineati con la 2 Degrees Investing Initiative siano adatti per i settori più inquinanti, come energia, cemento o alcuni prodotti chimici. Ma le emissioni collegate a KPI devono essere monitorate per evitare casi di ‘greenwashing’, data la flessibilità sull’uso dei proventi. Inoltre gli investitori dovrebbero attuare un engagement attivo con l’emittente per ottenere aggiornamenti sui progressi compiuti.

MERCATO IN EVOLUZIONE POSITIVA


In conclusione, gli esperti di AllianceBernstein sottolineano che la due diligence rimane fondamentale a fronte dell’evoluzione delle obbligazioni ESG, che mettono a disposizione degli investitori un’ampia gamma tra cui scegliere, che richiede comunque una due diligence approfondita per analizzare le specificità di ciascuna struttura e comprendere come si inserisce nella strategia generale di sostenibilità dell’emittente. Per cui, l’individuazione dell’opzione giusta dipenderà anche dai particolari investimenti e approcci ESG dell’investitore. Ma gli investitori possono essere fiduciosi che il mercato continuerà a evolvere per fornire maggior scelta e miglior trasparenza e responsabilità.
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