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Il problema sta nel prezzo (P), non negli utili (E)

Il team Global Balanced Risk Control di Morgan Stanley IM ritiene che le valutazioni siano elevate rispetto alla media storica, ma non così tanto da poter parlare di bolla alla luce della forte crescita degli utili e del continuo supporto monetario e fiscale

di Virgilio Chelli 28 Maggio 2021 20:00
financialounge -  Andrew Harmstone azionario Manfred Hui Morgan Stanley Investment Management utili

La fase positiva delle azioni statunitensi ed europee non si è fermata, con l’indice S&P 500 che ha raggiunto nuovi massimi storici, mentre il giapponese Nikkei 225 è rimasto indietro. La volatilità ha continuato a scendere, in un quadro di dati economici incoraggianti. Ma il problema dell’azionario sta nei prezzi elevati, e non negli utili che continuano a correre. Per l’S&P 500, il rapporto prezzo/utili prospettico a 12 mesi è alto rispetto alla mediana: la forte crescita degli utili nel secondo trimestre potrebbe contribuire a sostenere le valutazioni elevate nel breve termine. L’ampio sostegno sul fronte fiscale e monetario limita inoltre i rischi di ribasso. Il rischio che le Banche Centrali riducano la liquidità potrebbe però aumentare, rendendo le valutazioni ancora più eccessive.

RISCHIO GEOPOLITICO IN AUMENTO


Andrew Harmstone e Manfred Hui, responsabili del team Global Balanced Risk Control (GBaR) di Morgan Stanley Investment Management, sottolineano che, malgrado l’arrivo di Biden alla Casa Bianca fosse stato accolto positivamente sul fronte delle incertezze geopolitiche, queste ultime siano negli ultimi mesi aumentate, come mostrano le rinnovate tensioni Usa-Russia e Usa-Cina. Una crisi dei rapporti non dovuta solo a questioni economiche, che potrebbero comunque intralciarne la risoluzione. Per questo il rischio geopolitico va monitorato con grande attenzione da parte degli investitori, che devono prepararsi a limitare eventuali ribassi, se dovesse tradursi in realtà.

IMPLICAZIONI PER GLI INVESTIMENTI


Alla luce del progressivo calo della volatilità, il team Global Balanced Risk Control ha aumentato l’esposizione ai titoli rischiosi per mantenere allineato ciascun portafoglio al rispettivo target di rischio, ritenendo che nel breve termine il quadro reflazionistico dovrebbe continuare a favorire gli attivi rischiosi. Secondo il team, il posizionamento in questo scenario deve prediligere le azioni rispetto al credito, in particolare quelle con caratteristiche pro-cicliche. Ma ha anche effettuato diverse operazioni tattiche, tornando a un posizionamento neutrale sull’azionario asiatico (Giappone escluso) per l’emergere di fattori sfavorevoli di breve termine, la maggior parte dei quali provengono dalla Cina, che accumulerà probabilmente un ritardo rispetto ai mercati sviluppati, anche a causa della scarsa accessibilità ai vaccini.

PREFERITI I TITOLI CICLICI E VALUE


Per quanto riguarda l’azionario statunitense, il team GBaR di Morgan Stanley IM continua a prediligere i titoli ciclici e value, che dovrebbero continuare a beneficiare delle riaperture e della forte ripresa. L’azionario value statunitense dovrebbe sovraperformare quello growth, considerato il gap nelle valutazioni e la relazione con i rendimenti reali. Il team nota inoltre che negli Stati Uniti e nel Regno Unito, tra campagne vaccinali e riaperture, è continuata la buona gestione dell’emergenza e il peggio sembra essere ormai alle spalle. All’estremo opposto l’India sta vivendo una catastrofica escalation dei contagi da Covid-19 dopo la comparsa di una nuova variante, anche se il mercato ha preservato la sua resilienza.

LIMITATI I RISCHI DI RIBASSO A BREVE


Per quanto riguarda le valutazioni azionarie, gli esperti di Morgan Stanley IM sottolineano che la stagione degli utili è andata molto bene sia negli Stati Uniti che in Europa e, considerato l’ampio sostegno fiscale e monetario, i rischi di ribasso a breve termine sono limitati. In ogni caso, il team Global Balanced Risk Control continua a monitorare i rischi suscettibili di alterare le sue prospettive ottimiste sulla ripresa economica, come ad esempio i ritardi delle campagne vaccinali, in particolare nei mercati emergenti, un aumento incontrollato dell’inflazione e i rischi geopolitici.
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