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Finanza sostenibile

Capire l’impronta di carbonio di un portafoglio obbligazionario

In AllianceBernstein ritengono che gli investitori sostenibili dovrebbero monitorare l’impronta di carbonio delle obbligazioni in portafoglio, ma considerare solo le metriche tradizionali non basta

di Mariano Mangia 14 Maggio 2021 11:03
financialounge -  AllianceBernstein ESG finanza sostenibile impronta di carbonio obbligazioni

La transizione climatica è un’area di grande interesse per gli investitori e il percorso per arrivare a un’economia a zero emissioni nette di carbonio, la “net zero”, sarà lungo. E’ un aspetto che riguarda anche l’investimento obbligazionario e in AllianceBernstein ritengono che sia importante monitorare l’impronta di carbonio dei titoli corporate presenti in portafoglio. Diversi fornitori, tra loro MSCI, hanno creato metriche sull’impronta di carbonio che mettono a confronto le caratteristiche di un portafoglio con quelle di un benchmark. Per le obbligazioni, la metrica più rilevante è l’intensità di carbonio media ponderata di un portafoglio, misurata in termini di volume di emissioni di anidride carbonica per valore delle vendite (tonnellate di CO2equivalente/mln USD).

I LIMITI DELLE METRICHE CONVENZIONALI


Questa metrica, osservano in AllianceBernstein, ha diversi vantaggi, è applicabile a tutte le asset class ed è semplice da calcolare perché non ha bisogno di dati sulla capitalizzazione di mercato o sul fatturato, ma presenta inevitabilmente alcuni limiti. Per cominciare, è un’”istantanea”, che non consente di formulare previsioni sui piani di riduzione delle emissioni delle aziende. I fornitori di queste metriche climatiche convenzionali sono poi in grado di misurare in modo attendibile le emissioni Scope 1 (quelle dirette) e Scope 2 (le emissioni indirette dell’impresa in quanto consumatore di energia), ma hanno appena iniziato il complesso compito di incorporare le emissioni Scope 3 (quelle indirette a valle della sua catena di produzione). Altro limite, questi strumenti non distinguono tra la carbon footprint delle obbligazioni convenzionali e quella dei green bond o di altre strutture obbligazionarie ESG.

VALUTARE LA STRATEGIA DI RIDUZIONE DELLE EMISSIONI E IL SUO FINANZIAMENTO


Un portafoglio obbligazionario sostenibile, è l’osservazione degli esperti della casa di gestione statunitense, dovrebbe focalizzarsi sull’investimento in società che dimostrino l’impegno a ridurre le future emissioni di carbonio e che abbiano strategie ben ponderate per realizzare i propri obiettivi. Per individuare queste società in AllianceBernstein hanno sviluppato un particolare approccio di analisi che verifica, utilizzando ricerche indipendenti, se la strategia della società emittente è allineata con gli obiettivi riconosciuti di riduzione del carbonio e in che modo viene finanziata la transizione verso l’obiettivo “net zero”. L’ emissione di green bond o di altre strutture obbligazionarie ESG con obiettivi specifici è ritenuta una valida soluzione, perché, viene osservato, impegna le imprese a decarbonizzare senza tener conto di fattori esterni, e quindi contribuisce a ridurre le probabilità di un cambiamento di rotta.

VA CONSIDERATO L’INTERO PERCORSO DI RIDUZIONE DELLE EMISSIONI


In questo processo di analisi, viene poi sottolineato, è necessario guardare al quadro d’assieme, non sempre le aziende calcolano e segnalano correttamente le emissioni Scope 3 e può anche verificarsi che la riduzione delle emissioni abbia un costo ambientale non considerato dall’emittente, e occorre anche avere una chiara visione dell’intero percorso di riduzione delle emissioni di un’impresa. In AllianceBernstein si dichiarano tendenzialmente scettici riguardo alle strategie di decarbonizzazione che si basano su ipotetiche innovazioni tecnologiche future o che prevedono l’acquisto di una grande quantità di compensazioni di carbonio e ritengono che gli investitori dovrebbero privilegiare gli obiettivi con un fondamento scientifico. Gli investitori, è il suggerimento, dovrebbero spingere per obiettivi ambiziosi e cercare un miglioramento continuo che sia allineato con il conseguimento dell’obiettivo “net zero” entro il 2050 e l’engagement con i dirigenti delle aziende è fondamentale per comprenderne i progressi.
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