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Amazon supera Walmart e diventa il primo rivenditore di abbigliamento negli Stati Uniti

La società di Bezos nel 2020 ha guadagnato 41 miliardi di dollari dalla vendita di vestiti e calzature, superando così la catena di negozi al dettaglio

di Matia Venini 17 Marzo 2021 16:52
financialounge -  abbigliamento Amazon e-commerce moda smart WalMart

Il cannibale Amazon colpisce ancora. Questa volta la preda è il mercato dell’abbigliamento e, più nello specifico, Walmart. La società di Jeff Bezos è infatti diventata il primo rivenditore di vestiti negli Stati Uniti, superando appunto la multinazionale proprietaria dell’omonima catena di negozi al dettaglio. A rivelarlo è una ricerca dell’azienda di servizi finanziari svizzera Ubs.

LA QUOTA DI MERCATO


Ubs stima che nel 2020 le vendite di abbigliamento e calzature di Amazon negli Stati Uniti siano cresciute di circa il 15% a 41 miliardi di dollari, il 20/25% rispetto a quelle del rivale Walmart. “La società ora detiene una quota dell’11/12% di tutto l’abbigliamento venduto negli Stati Uniti e del 34/35% di tutto quello venduto online”, ha commentato Ubs. “Ora stimiamo che nel 2021 Amazon superi i 45 miliardi di dollari di vendite di vestiti e calzature”.

I MOTIVI DEL SORPASSO


Il sorpasso di Amazon su Walmart era atteso da anni dagli analisti di Wall Street. Cosa è successo ora? In primo luogo, la società di Bezos ha beneficiato delle restrizioni anti-Covid che ha spinto il trend dell’e-commerce; inoltre la piattaforma negli ultimi anni ha ampliato in maniera considerevole la propria offerta di abbigliamento, aprendo lo scorso autunno anche un canale totalmente dedicato alla moda di lusso.

IL RAPPORTO CON I MARCHI


Nonostante l’avvenuto sorpasso, secondo Ubs Amazon potrebbe crescere ulteriormente, incrementando il numero di marchi di moda presenti sulla piattaforma ma soprattutto cambiando tipo di approccio nei loro confronti. “Fino a quando non lavorerà con le aziende per elevare i brand, piuttosto che fungere semplicemente da rivenditore, le società che sono ferocemente protettive nei confronti dei loro marchi non venderanno ad Amazon”, ha commentato Ubs. Negli ultimi anni diverse aziende, come Nike e Birkenstock, si sono ritirate dalla piattaforma citando vari problemi, tra cui episodi di contraffazione e tattiche di prezzo aggressive.
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