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Con Tesla nello S&P 500 la transizione energetica in vetta all’azionario globale
L’azienda di Musk si posiziona in testa nell’indice finora dominato dai big del digitale e chiude l'anno con una crescita del 730%
di Stefano Caratelli 21 Dicembre 2020 08:07
L’ingresso della ‘portaerei’ Tesla nelle acque dell’indice S&P 500 della Borsa di New York sembra un evento epocale che va al di là dei numeri strabilianti messi a segno in questo 2020 dal titolo dell’azienda fondata da Elon Musk, con lo spettacolare rialzo di oltre il 730% messo a segno da inizio anno di cui un 70% solo nell’ultimo mese. Numeri che stanno facendo inarcare di scetticismo i sopraccigli di molti guru, che prevedono un’ondata di prese di beneficio non appena ci sarà l’occasione, ma che forse ci stanno dicendo qualcosa di importante sulla rivoluzione dell’economia che il mercato azionario ha anticipato nell’anno della pandemia, che ha impresso un’accelerazione potente ai megatrend in atto da una decina d’anni. Il più visibile e radicato è sicuramente la digitalizzazione, e non è certo un caso che i titoli di questo filone, solitamente indicati come ‘tech’, rappresentino ormai circa un quarto dello stesso S&P 500 e dei 32.000 mld di dollari di capitalizzazione che ha raggiunto.
Se andiamo a vedere dentro questo quarto di titoli tech, scopriamo che i primi sei, vale a dire Apple, Microsoft, Amazon, Facebook e i due titoli Alphabet che fanno capo a Google, totalizzano circa il 22%. Si può dire che la componente digitale sia ben rappresentata. L’altro mega trend, più recente ma ancora meno potente in termini di rappresentanza sul mercato, è la transizione energetica. Sempre più investitori e grandi case ne fanno una discriminante nelle loro scelte di allocazione di portafoglio, come dimostra il successo crescente e costante delle strategie ESG, vale a dire Ambiente, Sociale e Governance, dove la prima lettera prevale. Si moltiplicano i fondi attivi e passivi e altri strumenti di investimento che sono focalizzati sui fattori ESG. Ma, a differenza della digitalizzazione, la transizione energetica non ha ancora il suo ‘campione globale’ riconosciuto sul mercato azionario.
Ora Tesla colma questo vuoto, e con l’ingresso più ‘pesante’ di sempre nello S&P 500 aggiunge un altro 1,5% di capitalizzazione andandosi a posizionare nel punto mediano della classifica dei primi 10 titoli dell’indice, più o meno dalle parti della Berkshire Hathaway di Warren Buffet, che oggi occupa il settimo posto dietro ai 6 di cui sopra, davanti a Johnson & Johnson e a JP Morgan. Essere nello S&P 500 ed esserci con questo peso ha implicazioni molto importanti per le scelte di allocazione degli investitori. L’esempio più lampante è quello dei fondi passivi, come gli ETF, che se replicano un indice sono ‘costretti’ ad avere in portafoglio le azioni che lo compongono. Oggi sono almeno una ventina gli ETF che tracciano direttamente l’S&P 500, ma ce ne sono molti altri che ‘devono’ averlo in portafoglio in tutto o in parte. Poi ci sono i fondi, attivi e passivi, sempre più diffusi, focalizzati appunto sulle strategie ESG e sulla transizione energetica in particolare, nei cui portafogli non potranno mancare le azioni del ‘campione globale’ nel campo.
Come si comporterà Tesla da componente di primissimo piano dello S&P 500? Opinioni e previsioni sono divergenti. C’è chi sostiene che il grosso del ribilanciamento di ETF e altri fondi attivi e passivi debba ancora arrivare, e pronostica una fase di ‘extra-buying’ che potrebbe andare avanti fino almeno a metà gennaio. Altri invece assegnano un secco SELL al titolo di ELon Musk sostenendo che gli acquisti si sono già verificati da quando l’ingresso nell’indice è stato annunciato a metà novembre e motivano questa convinzione con il rialzo del 70% messo a segno da allora da Tesla. Altri ancora invece si interrogano sull’impatto che l’ingresso di Tesla potrebbe avere sugli altri big tech dello S&P 500, chiedendosi se gli investitori potrebbero ad esempio alleggerirsi di Apple, che è in cima alla classifica per capitalizzazione, per far spazio a Tesla nei propri portafogli.
Tesla mette la bandierina della transizione energetica sulla vetta del mercato azionario globale, accanto a quelle della rivoluzione digitale. Forse a questo punto l’esercizio più interessante per l’investitore potrebbe essere cercare di capire quali sono i futuri campioni globali di questo mega trend che andranno ad affiancare l’azienda di Musk, così come nel tempo le varie Facebook, Netflix, etc. si sono accodate a Apple, Microsoft, Amazon e Google.
L’AVANZATA DELLE STRATEGIE ESG
Se andiamo a vedere dentro questo quarto di titoli tech, scopriamo che i primi sei, vale a dire Apple, Microsoft, Amazon, Facebook e i due titoli Alphabet che fanno capo a Google, totalizzano circa il 22%. Si può dire che la componente digitale sia ben rappresentata. L’altro mega trend, più recente ma ancora meno potente in termini di rappresentanza sul mercato, è la transizione energetica. Sempre più investitori e grandi case ne fanno una discriminante nelle loro scelte di allocazione di portafoglio, come dimostra il successo crescente e costante delle strategie ESG, vale a dire Ambiente, Sociale e Governance, dove la prima lettera prevale. Si moltiplicano i fondi attivi e passivi e altri strumenti di investimento che sono focalizzati sui fattori ESG. Ma, a differenza della digitalizzazione, la transizione energetica non ha ancora il suo ‘campione globale’ riconosciuto sul mercato azionario.
L’INGRESSO PIÙ PESANTE DI SEMPRE
Ora Tesla colma questo vuoto, e con l’ingresso più ‘pesante’ di sempre nello S&P 500 aggiunge un altro 1,5% di capitalizzazione andandosi a posizionare nel punto mediano della classifica dei primi 10 titoli dell’indice, più o meno dalle parti della Berkshire Hathaway di Warren Buffet, che oggi occupa il settimo posto dietro ai 6 di cui sopra, davanti a Johnson & Johnson e a JP Morgan. Essere nello S&P 500 ed esserci con questo peso ha implicazioni molto importanti per le scelte di allocazione degli investitori. L’esempio più lampante è quello dei fondi passivi, come gli ETF, che se replicano un indice sono ‘costretti’ ad avere in portafoglio le azioni che lo compongono. Oggi sono almeno una ventina gli ETF che tracciano direttamente l’S&P 500, ma ce ne sono molti altri che ‘devono’ averlo in portafoglio in tutto o in parte. Poi ci sono i fondi, attivi e passivi, sempre più diffusi, focalizzati appunto sulle strategie ESG e sulla transizione energetica in particolare, nei cui portafogli non potranno mancare le azioni del ‘campione globale’ nel campo.
PREVISIONI DIVERGENTI
Come si comporterà Tesla da componente di primissimo piano dello S&P 500? Opinioni e previsioni sono divergenti. C’è chi sostiene che il grosso del ribilanciamento di ETF e altri fondi attivi e passivi debba ancora arrivare, e pronostica una fase di ‘extra-buying’ che potrebbe andare avanti fino almeno a metà gennaio. Altri invece assegnano un secco SELL al titolo di ELon Musk sostenendo che gli acquisti si sono già verificati da quando l’ingresso nell’indice è stato annunciato a metà novembre e motivano questa convinzione con il rialzo del 70% messo a segno da allora da Tesla. Altri ancora invece si interrogano sull’impatto che l’ingresso di Tesla potrebbe avere sugli altri big tech dello S&P 500, chiedendosi se gli investitori potrebbero ad esempio alleggerirsi di Apple, che è in cima alla classifica per capitalizzazione, per far spazio a Tesla nei propri portafogli.
BOTTOM LINE
Tesla mette la bandierina della transizione energetica sulla vetta del mercato azionario globale, accanto a quelle della rivoluzione digitale. Forse a questo punto l’esercizio più interessante per l’investitore potrebbe essere cercare di capire quali sono i futuri campioni globali di questo mega trend che andranno ad affiancare l’azienda di Musk, così come nel tempo le varie Facebook, Netflix, etc. si sono accodate a Apple, Microsoft, Amazon e Google.
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