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8 milioni di download

Sfida tra app, il cashback di IO più scaricato di Immuni

L’incentivo economico spinge gli italiani a sorvolare sui problemi di privacy, cavallo di battaglia dei detrattori dell’app per il tracciamento del contagio

di Matia Venini 10 Dicembre 2020 12:44
financialounge -  app app Immuni app Io Cashback coronavirus smart

3,5 milioni. È il numero di download raggiunto negli ultimi sette giorni dall’app IO, necessaria per ottenere il cashback natalizio. Un risultato conseguito anche da Immuni, l’applicazione nata per rafforzare il contact tracing e limitare il contagio da coronavirus. L’unica differenza è che quest’ultima ha dovuto impiegare tre settimane per raggiungerlo. In totale, IO ha ormai superato la soglia degli 8 milioni di download (erano 7,6 milioni la sera dell’8 dicembre), mentre Immuni rimane stabile sotto la soglia dei 10 milioni. Il sorpasso è imminente.

NUMERI IMPIETOSI


Numeri che parlano chiaro, considerando anche che il cashback natalizio è partito l’8 dicembre e che quindi il numero di download di IO può ancora crescere molto. Il confronto diventa ancora più impietoso se si mettono a rapporto le cifre del primo giorno di lancio: il 1 giugno, data di rilascio dell’applicazione, Immuni ha raggiunto i 300mila download; l’8 dicembre IO ne ha totalizzate 870mila.

DAL BONUS VACANZE AL CAHSBACK


A differenza di Immuni, nata ex novo, IO è stata lanciata ad aprile per poter effettuare alcuni pagamenti delle pubbliche amministrazioni e accedere a certificati pubblici. A luglio è poi servita per richiedere il bonus vacanze, quindi molti italiani hanno provveduto a scaricarla già in estate.

E LA PRIVACY?


L’opportunità di recuperare dei soldi dallo shopping natalizio vince quindi sui problemi di privacy, che a giugno avevano convinto tanti a non scaricare Immuni, malgrado l’app per il tracciamento del contagio, a differenza di IO, non conservi né comunichi dati sulla geolocalizzazione e non richieda coordinate bancarie e dati di pagamento. Ma la possibilità di avere indietro fino a 150 euro della propria spesa sta spingendo i cittadini a fornire alla pubblica amministrazione i propri dati sensibili, sorvolando sulla tutela della privacy.
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