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Sfida all'ultimo voto

Wall Street teme elezioni USA contestate

Il voto postale espone a possibili conteggi infiniti, come 20 anni fa tra Bush e Gore, con l’aggravante di tensioni politiche e sociali in piazza. Gli investitori si tengono prudenti e non perdono d’occhio il Vix

di Stefano Caratelli 14 Settembre 2020 08:20
financialounge -  Elezioni Usa 2020 Indice Vix Morning News Wall Street Weekly Bulletin

Flashback di vent’anni, il 7 novembre l’America va al voto per scegliere tra Bush junior, figlio del vincitore della Guerra del Golfo, e Al Gore, ex vice di Bill Clinton reduce da otto anni di boom economico guastati nel finale dallo scandalo Lewinsky. Il vincitore è appeso ai voti della Florida, che vengono contati e ricontati per settimane in una battaglia legale che finisce davanti alla Corte Suprema, che solo il 12 dicembre decide che ha vinto W. Bush per soli 537 voti, lo 0,009% degli elettori dello Stato. Il giorno dopo Gore riconosce la sconfitta e il nuovo presidente può giurare tranquillamente a gennaio. I mercati seguirono distratti la storia, tra i due c’era tutto sommato poca differenza, non si era ancora capita bene la bolla di Internet e si pensava che il Nasdaq avesse solo impattato una dura correzione, mancavano ancora 10 mesi all’11 settembre. Vent’anni dopo, negli ambienti dell’establishment di Washington circola il timore che si possa replicare, ma in modo più pericoloso e drammatico, con il voto contestato in molti Stati per le falle vere o presunte del voto postale, cui moltissimi americani ricorreranno causa virus, magari condito da scontri di piazza tra le ali più estreme delle due parti.

IL PRIMO POTUS SCELTO DAI TRIBUNALI?


Il tema non è (ancora) sbarcato sulla stampa europea, ma la scorsa settimana il WSJ gli ha dedicato ben tre preoccupati editoriali, chiedendosi ad esempio se il prossimo Potus, che sta per President of the United States, verrà scelto dai tribunali e non dagli elettori. Per il servizio postale americano sarà una bella sfida, anche perché le regole cambiano di Stato in Stato. Ad esempio, entro quando un voto postale deve arrivare al seggio per essere valido? Secondo un tribunale federale, in Georgia può arrivare quando vuole dopo il 3 novembre, basta che il timbro postale sia precedente alla data del voto. In Pennsylvania invece c’è chi ritiene che il voto debba essere valido anche se sulla busta non c’è nessun timbro. E via dicendo. Il problema è che i voti postali saranno moltissimi, i sondaggi dicono che ben il 75% degli elettori di Biden dichiara che voteranno per posta, mentre il 66% dei sostenitori di Trump vuole andarci di persona per essere sicuri che il voto non possa essere contestato.

GLI INDICATORI PUNTANO ALLA PRUDENZA


In teoria, milioni di voti sembrano esposti al rischio di contestazioni, con una dozzina di Stati storicamente oscillanti tra il Blu dei Dem e il Rosso dei Rep, tra cui collegi elettorali molto popolosi, come Texas e Florida. Sbrogliare il groviglio di un’ondata di contestazioni che impedirebbe per settimane o mesi di dichiarare un vincitore potrebbe diventare il tormentone finale di un 2020 già impattato dall’esplosione del virus. Il tema ancora non è diventato mainstream sui media ma sui mercati finanziari è ben presente, come mostra l’andamento dei futures sull’indice Vix, quello che misura la volatilità dello S&P 500, che mostrano un rialzo dei prezzi sulle scadenze dei prossimi due mesi. Un altro indicatore che segnala il passaggio dall’euforia alla cautela è l’indice Fear & Greed di CNN Business, che un mese fa viaggiava a 72, indicando una forte propensione al rischio, e alla chiusura di venerdì 11 settembre segnava 58, vicino alla neutralità.

TUTTO IL TEMPO PER TROVARE RIMEDI


Già a inizio agosto Financialounge.com segnalava ‘turbolenze presidenziali in arrivo’ sui mercati. Forse i timori di una fase di instabilità politica e sociale prima e dopo il 3 novembre hanno avuto un ruolo sullo storno del Nasdaq di inizio settembre più forte delle speculazioni sui derivati di Softbank finite in prima pagina. Chiaramente, se gli investitori vedono o temono volatilità in arrivo si alleggeriscono sulle posizioni dove hanno guadagnato di più, come appunto i tecnologici che dai minimi di marzo sono rimbalzati del 75% per poi cedere poco meno del 10% nello storno di settembre. Per ora, il rischio è prezzato ma non a livelli di allarme rosso. Questo perché c’è tutto il tempo, ad oggi mancano ancora 49 giorni al fatidico 3 novembre, per definire regole certe e uguali per tutti gli Stati sul voto postale, evitando preventivamente almeno le contestazioni più prevedibili. Il problema è che la politica americana non è stata mai così divisa, e non si capisce quanto i due schieramenti siano disposti a rinunciare all’arma nucleare della ‘via legale’ alla vittoria.

BOTTOM LINE


Secondo una citazione attribuita senza tanto fondamento a Churchill, “alla fine gli Americani fanno sempre la cosa giusta, dopo aver provato tutte le altre”. La soluzione più semplice, ma anche la più improbabile, sarebbe una vittoria schiacciante, non importa di chi, che rendesse impossibile qualunque contestazione. I mercati sono preoccupati, ma moderatamente. Sicuramente da qui al 3 novembre non perderanno d’occhio i futures sul Vix.
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