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Investimenti e salute

No agli eccessi di zucchero nella “dieta” della finanza sostenibile

Esaminare le società partecipate anche sotto il profilo sanitario e del benessere è una delle priorità di Candriam che, in qualità di investitore responsabile, analizza con attenzione i diversi impatti nocivi sulla salute dello zucchero nascosto

di Leo Campagna 21 Luglio 2020 10:30
financialounge -  Candriam daily news ESG finanza sostenibile salute Solange Le Jeune zucchero

Negli ultimi anni si è irrobustita l’evidenza che possa essere lo zucchero e non il grasso alimentare la causa principale dell‘obesità. Recenti studi di ricerca hanno stabilito un legame tra il consumo di zucchero e le malattie della sindrome metabolica di cui l‘obesità è una condizione evidente. Un'analisi econometrica di 175 paesi ha rivelato che per ogni ulteriori 150 calorie di zucchero disponibili per il consumo, vi era un aumento di 11 volte della prevalenza del diabete di tipo 2 nella popolazione. Quest’ultimo, nella popolazione degli Stati Uniti, è aumentato del 25% tra il 1988 e il 2012 nelle persone sia obese che di peso normale, il che dimostra che il diabete di tipo 2 non è una condizione legata esclusivamente all'obesità, come riportato in uno studio pubblicato su JAMA nel 2015.

UNO STUDIO CONDOTTO SUI BAMBINI LATINOAMERICANI E AFROAMERICANI


Un secondo studio prospettico, pubblicato sulla stessa rivista nel 2014, ha rivelato che la mortalità cardiovascolare tra gli adulti statunitensi è triplicata tra coloro che hanno consumato più del 25% delle calorie dallo zucchero aggiunto rispetto a quelli che ne hanno consumato meno del 10%. Inoltre, gli effetti positivi sulla salute della riduzione dell'assunzione di zucchero sembrano essere abbastanza rapidi. In uno studio condotto su 43 bambini latinoamericani e afroamericani con sindrome metabolica, mantenendo identiche le calorie totali e le calorie dai carboidrati, una riduzione da una media del 28% delle calorie dallo zucchero aggiunto al 10% ha ridotto significativamente i trigliceridi, il colesterolo LDL, la pressione sanguigna e insulina a digiuno in soli 10 giorni.

LE RACCOMANDAZIONI DELL’OMS SULL’ASSUNZIONE DI ZUCCHERO


Alla luce delle tante nuove evidenze l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ha aggiornato la sua raccomandazione sull’assunzione di zucchero, esortandone la riduzione, sia negli adulti che nei bambini, a meno del 10% dell’apporto energetico totale: per ulteriori benefici per la salute la percentuale dovrebbe collocarsi al di sotto del 5%. Il problema, come sottolinea Solange Le Jeune, Senior ESG Analyst di Candriam. è che in tutte le regioni geografiche il consumo di zuccheri aggiunti da parte della popolazione è ben al di sopra di quanto raccomandato da questa nuova linea guida.

TASSARE LE BEVANDE ZUCCHERATE


In base agli studi dell’OMS il contenuto di una singola lattina di soda zuccherata può raggiungere l’equivalente di 10 cucchiaini di zucchero, ben al di sopra dell’assunzione giornaliera massima raccomandata di 6 cucchiaini di zucchero libero. Nel 2016 l’OMS ha invitato tutti i paesi ad adottare una tassa sulle bevande zuccherate con l’obiettivo di contrastare il fenomeno dell’assunzione di zuccheri e la crescita dell’obesità dei bambini di tutto il mondo. “È auspicabile che sempre più governi e agenzie sanitarie nazionali adottino regole e standard più rigorosi per reprimere l’assunzione degli zuccheri e per irrobustire la consapevolezza dei consumatori”, sostiene Le Jeune.

LO ZUCCHERO È IL NUOVO TABACCO


I produttori, dal canto loro, devono produrre alimenti più sani: secondo alcuni documenti presentati recentemente al parlamento britannico “lo zucchero è il nuovo tabacco”, e come tale andrebbe tassato. A questo proposito, i ricercatori di Oxford hanno stimato che una riduzione del 15% del consumo di zucchero attraverso una tassa specifica impedirebbe a 180.000 persone nel Regno Unito di diventare obese entro un anno e un numero maggiore di persone in sovrappeso (British Medical Journal, 2013).

GLI OBIETTIVI DI SVILUPPO SOSTENIBILE DELLE NAZIONI UNITE


Candriam, in qualità di investitore responsabile, esegue una rigorosa analisi delle società in cui investe prendendone in considerazione anche gli impatti per la salute e il benessere. “Le nostre scelte di investimento si propongono di coniugare per le aziende alimentari opportunità di crescita e profitto e il rispetto degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile della nutrizione”, specifica l’analista di Candriam. La metodologia di rating per soddisfare gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) dettati dall’ONU, può infatti essere utilizzata per qualsiasi settore industriale e consente di prevenire i rischi per la redditività futura. Tenendo conto che ogni variabile ESG ha un peso relativo diverso a seconda del settore industriale di riferimento. Solo per fare alcuni esempi, la necessità di ridurre le emissioni e i fattori ambientali hanno una maggiore rilevanza per il settore petrolifero rispetto al commercio, dove invece sono le relazioni industriali a pesare di più, mentre per le banche è la governance ad avere una maggiore priorità rispetto alla gestione dei fattori di rischio.
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